Secondo un esperto, è un’operazione organizzata che coinvolge il governo con lo scopo di umiliare il venditore
IL CINESE CHE HA ACQUISTATO I DUE BRONZI: “NON HO I SOLDI PER PAGARE”
Non bastano le misure che l’Amministrazione cinese sulle vestigia e i documenti ha deciso di prendere contro Christie’s. Al danno, per la casa d’aste francese, si aggiunge la beffa. Un collezionista d’arte cinese ha infatti annunciato oggi di aver acquistato i due bronzi cinesi venduti la settimana scorsa all’asta di Parigi. Ma ha anche affermato di non disporre di fondi sufficienti per pagarli.
“Io credo che qualsiasi cinese si sarebbe alzato in quel preciso momento.. Farò di tutto per far fronte alle mie responsabilità” ha dichiarato Cai Mingchao in un comunicato. “Ma devo sottolineare che il danaro non può essere pagato” ha aggiunto. Il comunicato è stato diffuso dal Fondo del patrimonio nazionale di Cina, un organismo non governativo che tenta dal 2002 di recuperare oggetti artistici saccheggiati. Cai, che dirige una casa d’aste con sede a Xiamen, è uno dei consiglieri del fondo.
Il National Treasures Fund, un gruppo sostenuto dal Ministero della cultura cinese che opera per il recupero di beni trafugati, ha rivelato l’identità del misterioso acquirente in una conferenza stampa di oggi. Lo riporta l’agenzia Xinhua. Cai, che ha avvisato il gruppo, non ha detto se ha fatto l’offerta per sé stesso o per la Cina.
“E’ un’operazione organizzata che coinvolge il governo con lo scopo di umiliare i venditori” ha affermato all’agenzia Bloomberg James Sung, professore di Scienze politiche alla Città Universitaria di Hong Kong. Cai Mingchao si presenta come un eroe nazionale dicendo di aver agito in base al senso del dovere come cittadino cinese.
“Ma non sto pagando” ha anche precisato. Il signore in questione porta avanti le sue attività nella città di Xiamen, nel nord est della Cina ed è un cliente abituale delle aste di Hong Kong. Nel 2006, riporta l’agenzia Bloomberg, pagò la cifra record di 117 milioni di dollari cinesi (15 milioni di dollari) per un Shakyamuni Buddha alle Hong Kong Sales di Sotheby’s. Gli ultimi dettagli sulla vicenda dei due bronzi della Collezione Yves Saint Laurent lascia tuttavia molte perplessità. Non è la prima volta che i bronzi della fontana del Palazzo d’Estate sono stati venduti in un’asta internazionale. Nel 2000 Sotheby’s offrì la testa di tigre della stessa serie che fu acquistata dal Poly Art Museum di Pechino, affiliato con il People Liberation Army (PLA), la più grande forza militare del mondo costituita nel 1927, per 15 milioni di dollari cinesi. La vendita provocò, anche in quel caso, proteste ad Hong Kong portate avanti dietro iniziativa di un legislatore, Leung Kwok – Hung, meglio conosciuto con il suo soprannome Long Hair (capelli lunghi, “capellone”). La risposta della politica, in quel caso, fu decisamente più contenuta.
“La differenza tra la vendita del 2000 e quella di oggi è che da allora la Cina è emersa come potenza mondiale e vuole essere trattata come tale”, spiega Sung a Bloomberg. “Questo mostra come il governo cinese stia premendo per avere consenso in risposta ai desideri della gente”.
Nel 2003 Stanley Ho, miliardario proprietario del Casinò di Macau acquistò la testa di bronzo del cinghiale proveniente dalla fontana zodiacale in un’asta privata e la donò al museo Poly. Nel settembre del 2007, Sotheby’s aveva messo all’ asta un altro dei 12 bronzi: la testa del cavallo. Alla fine la ritirò perché il signor Ho, anche in quel caso, l’acquistò privatamente per 69.1 milioni di dollari cinesi e la donò alla Cina.
Una portavoce di Christie’s Hong Kong, Kate Malin, ha dichiarato che la compagnia adesso è al lavoro con l’acquirente e il venditore per trovare una soluzione. Ma non specifica quali strade la casa d’asta dovrà percorrere per avere i soldi. Secondo le regole interne, la compagnia può pretendere dall’acquirente inadempiente con i pagamenti l’ammontare totale della cifra dovuta ed iniziare un procedimento legale per ottenere il pagamento di interessi e spese legali “e di tutto ciò che può essere valutato, a norma di legge”. Staremo a vedere. (M.M.)
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LA CONTESA DEI DUE BRONZI
La testa di un coniglio (lotto 678) e la testa di un topo (lotto 677) sono i due bronzi antichi contesi tra Pierre Bergé (e la casa d’asta Christie’s) e la Repubblica Popolare Cinese. Aggiudicati nella mega-vendita parigina del 23-25 febbraio 2009
LA CINA CONTRO CHRISTIE’S
Dopo la vendita nell’asta YSL dei due bronzetti La Repubblica Popolare Cinese annuncia l’inizio di controlli a tappeto con ripercussioni sugli affari della casa d’asta. Vantaggi immediati per i concorrenti
Saranno tempi duri per gli affari di Christie’s in Cina. In seguito alla vendita delle due preziose teste di bronzo provenienti dalla fontana zodiacale del Palazzo d’Estate dell’Imperatore, aggiudicati nel corso dell’asta della collezione Ives Saint. Laurent e Pierre Bergé per 31.4 milioni di euro (40milioni di dollari), Pechino ha accusato la casa d’sta di aver venduto più volte beni culturali cinesi trafugati. Annunciando un rafforzamento dei controlli sui pezzi importati ed esportati dalla Cina. L’accusa ed i provvedimenti sono contenuti in un comunicato ufficiale diffuso dall’Amministrazione di Stato sulle vestigia e i monumenti. T utti i dipartimenti responsabili dell’ingresso o dell’uscita di beni culturali dovranno ora verificare “scrupolosamente” ciò che la casa d’asta può esportare o importare nel Paese. L’ente ha inoltre puntualizzato che tutto ciò avrà “serie ripercussioni sullo sviluppo degli affari di Christie’s in Cina perché l’asta ha colpito i sentimenti e i diritti culturali dei cinesi”.
Il topo e il ratto, due delle 12 statue che rappresentavano lo zodiaco cinese nella fontana dell’antico palazzo (il disegno originale è del dal padre gesuita italiano Giuseppe Castiglione nato a Milano nel 1688 e morto a Pechino nel 1766) sono state trafugate nel corso della guerra dell’Oppio del 1860 dalle truppe anglo-francesi. Nel corso dell’asta YSL (23-25 febbraio) sono state acquistate da un anonimo acquirente telefonico.
“I due bronzi dovrebbero tornare in Cina, non importa chi se li è aggiudicati” ha dichiarato Bernard Brizay, storico francese e giornalista, autore del volume “1860: il saccheggio della Palazzo d’Estate”, secondo quanto riportato dall’agenzia Xinhua. Lo storico avrebbe inoltre provato sdegno per la provocazione lanciata da Pierre Bergé. Lo stilista radical chic era disposto a cedere le statue solo in cambio del riconoscimento di “diritti umani” da parte del Paese, riferendosi in particolare alla libertà in Tibet e al ritorno in patria del Dalai Lama. La pensa diversamente James Sung, professore di Scienze Politiche alla City University di Hong Kong.
“La reazione della Cina è davvero esagerata” ha dichiarato all’agenzia Bloomberg. “Circa 1 milione di reperti sono andati perduti e si trovano ora in giro per il mondo. Come si può controllare cosa le persone fanno di questi oggetti?”
Christie’s, in un comunicato diffuso via mail, ha smentito l’irregolarità dell’operazione di vendita esprimendo il proprio rammarico circa le misure decise dall’Amministrazione Statale dell’Eredità culturale cinese. Attualmente più di 1 milione di reperti cinesi di alto valore storico sono sparsi in più di 200 musei in 47 nazioni. Lo riportava in un articolo del 2003 la Xinhua News. I peggiori saccheggi risalgono al secolo seguente la Guerra dell’Oppio (1839-1842) quando gli Inglesi, i Russi e altre truppe straniere colonizzarono i territori del Sol Levante.
Ora la Repubblica Popolare vuole recuperare il suo patrimonio andato perduto nei secoli. Il suo provvedimento comporterà l’attento controllo di tutti i cataloghi Christie’s per verificare se tra i lotti ci sono pezzi trafugati. Ma non solo. Eventuali acquirenti cinesi in possesso di materiale d’interesse nazionale dovranno consegnarlo alle autorità. Gli effetti della decisione appaiono immediati. E a trarne vantaggio saranno inevitabilmente le concorrenti della casa d’asta francese. Prime fra tutte Sotheby’s.
“Si possono avere più problemi acquistando da Christie’s piuttosto che dalla concorrente Sotheby’s” ha dichiarato a Bloomberg Lu Feifei, un mercante d’arte che vive in Cina e che pagò più di 70 milioni di dollari cinesi per una sciabola con l’impugnatura in giada, fodero ed armatura in un’asta Sotheby’s svoltasi lo scorso ottobre ad Hong Kong. “Sono un uomo d’affari rispettoso della legge. Noi non vogliamo avere problemi o essere implicati in questioni giudiziarie. Proprio per questo, compreremo altrove”.
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SALTA LA TRATTATIVA.
LA CINA VUOLE INDIETRO I SUOI BRONZI
La collezione Yves Saint Laurent et Pierre Bergé
all’asta da Christie’s il 23 febbraio: ecco i bronzi contesi con la Cina
Sarà pure attesa come l’asta del secolo. Ma la forza del marchio Yves Saint Laurent e della sua grande collezione d’arte ed antiquariato, 691 lotti in vendita dal 23 al 25 febbraio da Christie’s al Grand Palais di Parigi, dovrà scontrarsi con il risentimento della Cina e con i trattati internazionali che riguardano gli oggetti culturali rubati o andati persi per ragioni di guerra. Lotto 678 (Prezzo realizzato: 15,745,000 €); Lotto 677 (Prezzo realizzato: 15,745,000 €)
Gli oggetti della contesa, che vede da una parte Pierre Bergé (compagno ed erede del defunto stilista francese) e la casa d’asta Christie’s, e dall’altra la Repubblica Popolare Cinese, sono due sculture di bronzo. Le opere, raffiguranti una la testa di un coniglio (lotto in catalogo 678 / sale 1209, stima a richiesta) e l’altra quella di un topo (lotto 677 / sale 1209), sono state portate via durante la Guerra dell’Oppio nel 19mo secolo e messe in vendita. Lo ha fatto sapere Jiang Yu, portavoce del ministero degli Esteri, durante una conferenza stampa il 12 febbraio scorso riportata in un’agenzia reuters. La Cina ora le vuole indietro.
“Tutti sanno che oggetti simili – ha dichiarato Jiang Yu – sono stati saccheggiati dalle forze alleate anglo-francesi durante la seconda Guerra dell’Oppio, e che si tratta di preziosi artefatti rimasti oltremare per molti anni”. Secondo l’agenzia di stampa cinese Xinhua, le due sculture furono prelevate dal Palazzo Imperiale d’Estate a Pechino, dato alle fiamme durante l’invasione delle forze anglo-francesi nel 1860. Particolari che non emergono dal catalogo dell’asta, che riporta esclusivamente che le “rare e molto importanti” sculture “provengono dalla fontana zodiacale del Palazzo Imperiale d’Estate dell’imperatore Qianlong” della dinastia Quing, epoca Qianlong (1736-1795):
http://www.christies.com/LotFinder/lot_details.aspx?from=salesummary&pos=5&intObjectID=5157530&sid=693b3456-f5dc-4b23-af31-abc2645318cc
I bronzi, si legge nel catalogo, sono stati realizzati sul disegno del padre gesuita Giuseppe Castiglione in perfetto stile realistico, con particolari come le orecchie, i denti o gli occhi, perfettamente lavorati in modo da renderli il più naturale possibile. La testa di coniglio è alta 45 cm e lunga 35. Quella del ratto misura 30 cm d’altezza e 40 di lunghezza. Sono due delle 12 teste della fontana del palazzo imperiale saccheggiate nel 1860. Cinque di queste, riportava a Novembre il Telegraph, sono state già messe all’asta a Hong Kong ed acquistate da alcuni benefattori cinesi o da fondi governativi che hanno permesso alle statue di tornare a casa negli ultimi 8 anni. Quando si è diffusa la notizia della loro importanza storica, però, il prezzo è cresciuto notevolmente. Secondo i media di Stato cinesi le statue erano già state offerte in una vendita privata al governo per 20 milioni di dollari cinque anni fa. Cifra aumentata di molto, secondo il Telegraph, negli ultimi anni (la stima sarebbe arrivata a 6-8 milioni di sterline per ogni singolo pezzo). La Repubblica popolare cinese no ci sta.
“La Cina detiene un diritto di proprietà inoppugnabile su quegli oggetti, che devono essere restituiti immediatamente”, ha detto Jiang. Venderli all’asta “ferirebbe i sentimenti del popolo cinese” e andrebbe contro i trattati internazionali. “Speriamo che le parti coinvolte riflettano attentamente sulla questione” ha aggiunto fiducioso il portavoce.
La Cina e la Francia, riferisce Xinhua, avevano firmato nel 1995 una convenzione sugli oggetti di interesse culturale rubati o esportati, “che prevedeva che ogni oggetto culturale depredato o andato perso per ragioni di guerra in qualunque periodo dovesse essere restituito”.
I primi tentativi non hanno avuto però l’effetto auspicato dal ministero degli Esteri cinese. Una e-mail della casa d’aste Christie’s ha infatti già informato che l’asta sarebbe andata avanti comunque. Le motivazioni?
“La collezione di YSL detiene solidi diritti legali sulle sculture e per questo riteniamo, con il dovuto rispetto, che l’asta andrà avanti”, riporta la mail, secondo quanto riferito da Xinhua. Acquistare i bronzi rimane al momento, per la Cina, l’unica strada certa per averli indietro.