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La rivoluzione dell’immagine. Omaggio a Daniela Palazzoli

Daniela Palazzoli Daniela Palazzoli
Daniela Palazzoli
Daniela Palazzoli
Scomparsa nei giorni scorsi all’età di 85 anni, Palazzoli ha contribuito a restituire autonomia linguistica alla fotografia

Daniela Palazzoli (1940-2025) è stata la donna più rilevante di Brera dopo Fernanda Wittgens (1903-1957). A Brera, a Milano, ha lasciato una cultura della fotografia basata sullo spostamento dello sguardo dal documento all’espressione artistica, cioè di convergenza e scontro con la pittura. Il suo saggio sul ritratto scritto con Leonardo Sciascia prova che questo sguardo sulla fotografia riesce a travalicare la mera certificazione del vero, diventando una ispezione dell’interiorità del soggetto, la verifica di dati noti.

Palazzoli ha anche focalizzato la natura oggettuale del libro d’artista riportando la dimensione allografica a quella autografica, cioè quando, insieme a Renato Barilli, indagò le relazioni tra libro contenitore di testi e libro testo, portando questa riflessione alla XXVI Biennale di Venezia nel 1972. Una studiosa che ha contribuito non poco alla ridefinizione di quei mezzi, oggi diremo media, ma anche del dispositivo e dell’oggetto libro e fotografia.

In un “fondo” a suo nome ci lascia oltre 1.500 volumi sulla storia della fotografia, gestito dallo IUAV di Venezia. Un prezioso strumento a disposizione di ricercatori e studiosi che possono ritrovare le fonti degli studi su movimenti e autori che hanno caratterizzato la rivoluzione dell’immagine e i generi della pittura.

Daniela Palazzoli ha contribuito a restituire quell’autonomia linguistica alla fotografia che ha trionfato negli anni Ottanta, mutando per sempre la proiezione dell’immaginario soggettivo su quel dato fino ad allora ritenuto oggettivo.

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