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Superfici Lunari e altro. Giulio Turcato in mostra a Roma

Installation view della mostra “Turcato” alla Fondazione Giuliani per l’Arte Contemporanea di Roma Installation view della mostra “Turcato” alla Fondazione Giuliani per l’Arte Contemporanea di Roma
Installation view della mostra “Turcato” alla Fondazione Giuliani per l’Arte Contemporanea di Roma
Installation view della mostra “Turcato” alla Fondazione Giuliani per l’Arte Contemporanea di Roma
La Fondazione Giuliani dedica una mostra a Turcato, uno degli artisti più significativi del secondo dopoguerra privilegiando i suoi monocromi, per suscitare un dibattito sulla vitalità della pittura oggi

Giulio Turcato, un pittore entrato nell’immaginario di studiosi e appassionati d’arte del secondo dopoguerra per il suo impegno politico, e per la sua militanza nelle file del Partito Comunista. Ma la sua ricerca si è spinta ben oltre le raffigurazioni dello sterminato sventolare di bandiere rosse issate al di sopra della folla in occasione di comizi e raduni di piazza, pensate – tra il 1947 e il 1949 – come forme geometriche, a prova della sua inclinazione astratta.

In particolare, a essere meno nota è la produzione degli anni Sessanta, Settanta e Ottanta, decenni in cui virò la sua attività pittorica verso monocromi d’allure visionaria, dai toni più o meno vividi, spesso cangianti, con frequenti interferenze materiche: sabbia o grumi di terra, prevalentemente su gommapiuma. Se infatti nel 1947 aderì al Gruppo Forma 1 – insieme a Accardi, Attardi, Consagra, Dorazio, Guerrini, Perilli, Sanfilippo – e nel ’48 fu per la prima volta alla Biennale di Venezia in rappresentanza del Fronte Nuovo delle Arti, le sue indagini espressive avrebbero intrapreso nel giro di pochi anni nuove direzioni.

 

Giulio Turcato, In blu, 1979, olio e tecnica mista su tela, cm 150 x 130
Giulio Turcato, In blu, 1979, olio e tecnica mista su tela, cm 150 x 130

E questo grazie anche ai suoi importanti contatti culturali a Roma e in Italia – da Fontana a Burri -, alla frequentazione dell’ambiente newyorkese – dove nel ’62 avrebbe incontrato Robert Rauschenberg e Jasper Johns – e alla sua innata curiosità intellettuale.

Verso il monocromo

È prova della sua progressiva evoluzione stilistica l’inserimento nel ’52 nel Gruppo degli Otto – capitanato da Lionello Venturi e composto, oltre a lui, da Afro, Birolli, Corpora, Moreni, Morlotti, Santomaso, Vedova -, espressione delle tendenze astratto-informali italiane del secondo dopoguerra.

Oggi, nei suoi spazi romani, la Fondazione Giuliani per l’Arte Contemporanea punta lo sguardo proprio ai monocromi – dalle Superfici Lunari alle serie Dentro lo spettro e Oltre lo spettro, fino a Emblematico rosso e Cangiante giallo della metà degli anni Ottanta – in occasione della mostra “Turcato” curata da Martina Caruso e Adrienne Drake.

 

Installation view della mostra “Turcato” alla Fondazione Giuliani per l’Arte Contemporanea di Roma
Installation view della mostra “Turcato” alla Fondazione Giuliani per l’Arte Contemporanea di Roma

Veri e propri campi aperti che offrono ipotesi di sviluppo materico e spaziale, le opere sono state scelte, come sottolinea Adrienne Drake, direttrice e curatrice di Fondazione, secondo principi di attualità: “Abbiamo voluto plasmare una mostra che avesse un filo conduttore preciso, immaginando Turcato attraverso gli occhi di oggi. In questi ultimi quindici anni c’è stato un ritorno alla pittura molto forte e organizzare la mostra di una personalità molto ben inserita nel contesto dell’arte romana e italiana del Novecento ci è parsa una scelta opportuna per sviluppare un dibattito che sia al passo con i tempi. Il monocromo è il preciso indirizzo tematico che abbiamo abbracciato”.

Generazioni a confronto

Turcato ha dimostrato sempre un grande interesse per il colore e questo si evidenzia molto bene nelle opere selezionate per l’esposizione. Cosa possiamo dunque aggiungere riguardo a Turcato sull’uso tridimensionale del colore e di materiali estranei alla pratica pittorica tradizionale? Spiega ancora Drake: “Semplicemente, usava il colore introducendo vari materiali per costruire una superficie molto materica”. C’erano affinità con Burri o Rauschenberg? “Sì certo, erano artisti che si conoscevano, si parlavano, si confrontavano. Non trovavano fra loro affinità particolari, ma una vicinanza culturale e storica c’era. Per quanto riguarda Rauschenberg, Turcato non raggiunse mai gli sperimentalismi sviluppati dall’americano attraverso i suoi Combine painting, tutt’al più applicava francobolli o bottoni sulle tele”.

 

Giulio Turcato, Superficie lunare - Superfice blu viola, 1964, olio e tecnica mista su gommapiuma, cm 200 x 160
Giulio Turcato, Superficie lunare – Superfice blu viola, 1964, olio e tecnica mista su gommapiuma, cm 200 x 160

Cosa possiamo dire dell’influsso di Turcato sulle generazioni successive? “Sappiamo, a esempio, che fu molto importante per Gino De Dominicis, ma anche tanti artisti delle generazioni recenti guardano a lui come a un modello da seguire, prendendo seriamente in considerazione l’esempio del suo fare pittorico. Siamo curiosi di vedere come la mostra si rapporterà con Roma e se svilupperà un vero dibattito fra il pubblico”.

Un allestimento giocato sul colore

Quali i criteri adottati per l’allestimento? “Abbiamo costruito un display all’interno del percorso espositivo che rispecchia il tema del colore. Ogni stanza contiene una concentrazione di opere di una certa cromia, per suggerire un mood diverso da un ambiente all’altro e influire sugli stati d’animo di chi visita la mostra. Il taglio curatoriale pone infatti l’accento proprio sul cambiamento di percezione visiva e sulla varietà delle componenti spirituali ed emozionali che emanano dalle opere dell’artista. Il display risponde all’intento della mostra. In sintesi, vogliamo leggere il lavoro di un artista di un’altra epoca secondo nuovi occhi. Oggi che la Fondazione, dopo tante mostre di scultura, si sta concentrando sulla pittura si vuole indicare quest’ultima come tematica espressiva aperta attraverso l’opera di uno dei protagonisti del XX secolo”, conclude Drake.

 

Giulio Turcato, Cangiante giallo,1986, olio e tecnica mista su cartone intelato, cm 18 x 24.
Giulio Turcato, Cangiante giallo,1986, olio e tecnica mista su cartone intelato, cm 18 x 24.

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