
La fotografa, biologa marina e attivista Cristina Mittermeier espone un’ottantina di fotografie a Vicenza, a Palazzo Leoni Montanari
“Mala tempora currunt”, così si esprimeva il popolo romano lamentandosi del degrado dei costumi e della morale, mentre i dotti come Cicerone esclamavano “O tempora, o mores”: mai come oggi tali “sentenze” hanno perso la connotazione nostalgica (fisiologica in molti anziani, avversi a cambiamenti e novità) e hanno acquisito, purtroppo per difetto, il significato reale del dramma ambientale a livello mondiale determinato da azioni della cui negatività si è sempre più consapevoli. Non è questo il luogo per parlare delle cause che peraltro si possono riassumere in una voracità smodata di denaro, unico dio dei nostri tempi, e in un’ignoranza direttamente proporzionale all’aumento di ridondanti e vuoti titoli di studio in individui spesso affetti da analfabetismo di ritorno quando non di altre tipologie.
Esistono, al contrario, numerosi scienziati, intellettuali, esponenti di Istituzioni private e pubbliche… e in particolare giovani, consci che stiamo raggiungendo punti di non ritorno, i quali si battono strenuamente per limitare i danni che l’uomo ha inferto all’ambiente, se non annullarli… azione ardua ancor più oggi in cui la politica mondiale pullula di ignoranti che hanno molte difficoltà a pensare e agire con prospettive a medio e lungo termine.

Tra le tante voci – tra il preoccupato, l’allarmato e lo spaventato – consapevoli del rischio che corrono tesori e bellezze della natura sono splendide e stupefacenti le immagini della fotografa, biologa marina e attivista Cristina Mittermeier (Mitty) di cui un’ottantina presentate nella scenografica mostra La Grande Saggezza (realizzata con la collaborazione di National Geographic e la curatela di Lauren Johnston) ospitata fino al 15 febbraio 2026 a Vicenza, a Palazzo Leoni Montanari. L’elegante dimora barocca è stata trasformata circa un quarto di secolo fa nel primo museo aperto da Gallerie d’Italia (braccio culturale e museale di Banca Intesa Sanpaolo) il cui progetto oggi realizzato comprende anche quelli di Milano, Napoli e Torino.
L’appassionata Cristina Goettsch Mittermeier, nata nel 1966 a Città del Messico e cresciuta a Cuernavaca (nello Stato di Morelos), dopo la laurea in ingegneria biochimica e scienze marine, a Washington frequenta il programma di Fine Art Photography e si dedica a proteggere anche tramite la “fotografia di conservazione” (espressione coniata da lei) gli Oceani, essenziali per preservare la vita sul globo terracqueo. Nel 2005 fonda l’International League of Conservation Photographers (Ilcp), piattaforma a supporto di chi si dedica proprio a tale tipologia di foto e nel 2014 cofonda SeaLegacy, organizzazione no-profit che utilizza strategie di comunicazione trasversali per salvaguardare e ripopolare l’oceano.

Considerata a livello mondiale una delle più note e influenti fotografe ambientaliste (ha pubblicato su riviste leader i suoi lavori esposti anche in molteplici gallerie ricevendo riconoscimenti e premi), ha coinvolto migliaia di persone sulla necessità di difendere il nostro pianeta in quanto l’impegno dei singoli può vincere montagne di indifferenza: migliaia e migliaia di gocce-persone creano un oceano di custodi della vita della terra.
A Vicenza, le sue splendide fotografie raccontano la bellezza (che rischiamo di perdere) del mondo sottomarino, di quello terrestre e di quello dei popoli tribali che vivono in sintonia con la natura: l’incantevole maestosità di tali testimonianze esorta a ricreare l’equilibrio tra umanità e natura. Il dissennato comportamento umano che non rispetta i ritmi naturali, infatti, sta mettendo in crisi il nostro pianeta con gravi e reciproche interferenze tra clima e biodiversità tanto che ora le nostre latitudini sono soggette a un considerevole incremento di eventi catastrofici.
Cultura, fotografia e arte aiutano a comprendere e affrontare le crisi in cui viviamo, ma non basta: Mittermeier suggerisce anche di adottare l’enoughness come stile di vita e filosofia esistenziale. Il termine inglese non ha una traduzione precisa e si presta a un ventaglio di significati: “abbastanza” nel senso di “sentirsi, essere, avere… abbastanza” all’interno dell’ecosistema globale frenando la corsa contemporanea verso un illimitato “sempre di più”, accontentarsi dunque, avere un limite, una misura, un equilibrio tra risorse e loro utilizzo.

Se si analizza la storia del pensiero umano, si troverà che molti in forme e parole diverse hanno già parlato di atteggiamenti simili. Termini nuovi come “sostenibilità” (che si diffonde negli anni ’80) e altri evidenziano ulteriormente la necessità di tutelare il nostro incantevole ecosistema di sublime bellezza, ma anche fragile quanto noi. Non a caso in Italia la recente modifica dell’articolo 9 della Costituzione inserisce (come avvenuto in altri Paesi) tra i principi fondamentali “la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi anche nell’interesse delle future generazioni” rendendo ogni persona responsabile non solo moralmente, ma anche costituzionalmente.
Percorrere le sale della mostra suscita emozioni indimenticabili: l’obiettivo della Mittermeier evidenzia la straordinaria vitalità della fauna marina e terrestre e degli abitanti della terra: pinguini che corrono incontro, lupi che osservano con sguardo misteriosamente indagatore, fieri cani da slitta, una donna anziana che trasporta un’oca come se fosse un cappello, capodogli enormi… giganti in pericolo come il resto del globo.
Tutti possiamo contribuire alla tutela dell’ambiente anche con micro-azioni come per esempio non rimanendo indifferenti di fronte a plastiche abbandonate sulla riva del mare: si riuscirà a salvare la fauna marina incapace di valutarne il pericolo e forse a diminuire la presenza di microplastiche anche nei nostri corpi? Una mostra-spettacolo da delibare, un oceano di riflessioni e una speranza per il futuro: l’umanità con l’arma della cultura riuscirà a invertire la rotta per salvare sé stessa?














