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And the winner is…Alma Allen, per gli Stati Uniti a Venezia

Alma Allen
Alma Allen
Il Dipartimento di Stato americano ha ufficializzato la scelta di Alma Allen, artista statunitense con base in Messico, come rappresentante del Paese per la 60.ma Biennale di Venezia, formalizzando così una scelta “inaspettata”

La selezione di Allen – ventilata già alcune settimane fa, ma all’epoca non ancora ufficializzata segna una rottura con la tradizione del Padiglione USA, storicamente affidato ad artisti sostenuti da istituzioni museali accreditate. Con solo due mostre personali in musei in trent’anni di carriera, Allen vanta un curriculum meno istituzionale rispetto a tutti i suoi predecessori, dagli antichi Robert Rauschenberg e Jenny Holzer a Jeffrey Gibson.

A curare il progetto sarà Jeffrey Uslip, membro del consiglio consultivo dell’American Arts Conservancy (AAC), l’organizzazione non profit fondata lo scorso luglio che fungerà da ente commissariante. Diretta da Jenni Parido, l’AAC si propone di “promuovere il lascito degli artisti americani attraverso la preservazione, l’educazione e lo scambio culturale globale”. Il titolo scelto per il Padiglione USA è “Call Me the Breeze”. Secondo il comunicato ufficiale, le opere esposte “metteranno in luce la trasformazione alchemica della materia operata da Allen ed esploreranno il concetto di ‘elevazione’, sia come manifestazione fisica della forma che come simbolo di ottimismo collettivo e realizzazione di sé, in linea con l’impegno dell’Amministrazione Trump nell’esaltare l’eccellenza americana”.

Libertà creativa e retroscena

In un’intervista al New York Times, Allen ha rivelato di non aver presentato domanda per il Padiglione, ma di essere stato contattato direttamente a ottobre da Uslip, con l’approvazione già garantita dal Dipartimento di Stato. “Mi hanno concesso piena libertà creativa”, ha dichiarato l’artista, che esporrà circa 30 opere, alcune delle quali site-specific, collocate anche all’esterno del Padiglione. Secondo il Washington Post, la scelta di Allen è avvenuta dopo il fallimento dei negoziati tra il Dipartimento di Stato e l’Università del South Florida, partner istituzionale della proposta iniziale – quella dell’artista Robert Lazzarini e del curatore John Ravenal.

Ma c’è dell’altro, perché il percorso di selezione per il 2026 ha visto per la prima volta l’esclusione del National Endowment for the Arts (NEA), tradizionalmente coinvolto nella valutazione delle proposte attraverso un panel di esperti. Un portavoce del NEA ha giustificato la scelta con “vincoli temporali e transizioni di personale in corso in entrambe le agenzie”, situazione aggravata dallo shutdown governativo di 43 giorni conclusosi il 12 novembre.

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