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Siro Cugusi e l’imminenza: un SOLO e tanti spazi

Untitled#3 © Siro Cugusi, Courtesy Bowman Hal
Untitled#6 © Siro Cugusi, Courtesy Bowman Hal
Quattro spazi per l’arte, in uno SOLO:  benvenuti nella Colección di Ana Gervás e David Cantolla, a Madrid. Che nella nuova Bowman Hal, presentano anche la personale dell’artista italiano Siro Cugusi

Ha scelto la sua isola, la Sardegna, e precisamente le campagne intorno a Gavoi, come luogo di incanto e di produzione, dopo anni passati a Parigi e negli Stati Uniti. Per questa occasione, invece, lo incontriamo a Madrid, negli spazi della galleria Bowman Hal, parte del complesso espositivo di SOLO CVS (in Cuesta de San Vicente 36), con una personale dal titolo “Imminence”.
Stiamo parlando di Siro Cugusi (1980), artista attualmente in scena anche alla Quadriennale di Roma, nella sezione “La mia immagine è ciò da cui mi faccio rappresentare: l’autoritratto. Il cibo, i gatti, la palestra, me stesso, i viaggi e ammennicoli vari”, curata da Luca Massimo Barbero, che nella capitale spagnola offre una panoramica dell’ultima sua produzione su larga scala: «Quando ho visto lo spazio per la prima volta, ancora in costruzione, circa un anno fa, ho avuto chiarissimo da subito quali opere avrei installato, una per una», ci racconta l’artista durante la preview della mostra, un’occasione per scoprire anche la curiosa storia della SOLO Collection e dei suoi due incredibili spazi, progettati da Estudio Herreros: il più “antico” in Plaza Independencia (nell’area del centro storico a ridosso del Parque del Retiro, ancora dentro la Madrid “Patrimonio Unesco”) e il più recente che sta sorgendo in Cuesta de San Vicente, ben prossimo al Palazzo Reale.

Untitled#7 © Siro Cugusi, Courtesy Bowman Hal

Ma torniamo a “Imminence”. Una poetica “latino-mediterranea” quella di Cugusi, o per lo meno così la definisce Rebekah Rhodes, Research Director di SOLO: una serie di immaginari che si rifanno ad allusioni, a certe “empiricità”, sognando le forme e le atmosfere di De Chirico, o di Max Ernst: nessuna citazione, nessuna appropriazione, né tantomeno una corrispondenza tra oggetto e soggetto, secondo il pensiero di Valerio Rocco, direttore del Circulo de Bellas Artes di Madrid, intervenuto durante la presentazione della mostra al pubblico.
C’è in effetti la volontà, esplicitata in questo caso dallo stesso artista, di proporre una serie di visioni che permettano di essere attraversate – e di attraversare a loro volta, lo spettatore. Motivi geometrici, floreali, ornamentali, oggetti in ceramica, linee che sembrano non portare da nessuna parte ma aprono prospettive, lasciando al centro – sempre, una certa idea di natura.
«Mi interessa il concetto del giardino come parte più piccola del mondo e dunque come la totalità del mondo racchiuso in sé», racconta Cugusi, rifacendosi al pensiero di Michel Foucault degli “Spazi Altri”, testo pubblicato nella seconda metà degli anni ’60.

Siro Cugusi “Immanence”, Installation View © Courtesy Bowman Hal

E a proposito di attraversamenti, c’è nella modalità di lavorare su più tele contemporaneamente, come l’artista dichiara, una certa volontà di sentire il peso degli oggetti: allontanarsi e riavvicinarsi, citando un altro filosofo che per la pratica di Cugusi risulta fondamentale: John Locke, padre della “sensorialità” per il quale tutta la conoscenza deriva dall’esperienza sensoriale e dalla riflessione su tali sensazioni e per cui anche l’arte vive in quello stato di mezzo il movimento, la sete di conoscenza, e la staticità. O, per dirla come Mimmo Paladino, altro riferimento del pittore sardo: “L’arte sta nel mistero, e io sono immerso in esso”.

Insomma, per una volta – e finalmente!, ritorna l’artista come alchimista, lontano da infinite spiegazioni e giustificazioni, ma immerso nel suo potere creativo e riflessivo. E anche se è pittura e non oro quello che nasce dal processo, c’è la possibilità di incontrare nuove identità; oggetti che appartengono all’immaginario della Metafisica, in un incontro tra iconografico, astratto, figurazione: un realismo ben oltre il magico, una dimensione arcaica e idilliaca, silenziosa e temporalmente cristallizzata e, ancora, la dimensione di quiete in attesa di un accadimento oppure la stasi dopo l’avvenimento di qualcosa, non per forza in senso drammatico o tragico.
E oltre alla dimensione che appartiene all’onirico, all’in-between, c’è nella tavolozza di Cugusi una dimensione pittorica che rimette ad una sorta di tonalità serale, quasi una pittura del tramonto senza mai rivelare la propria fonte luminosa e senza essere, in toto, una veduta. Piuttosto una pittura di paesaggio, cangiante: «Mai utilizzo il colore pure, spremuto direttamente dal tubetto», rimarca l’artista, che sottolinea anche come la pittura si sviluppi quasi per sé stessa, in una dimensione non del tutto cosciente.

Untitled#3 © Siro Cugusi, Courtesy Bowman Hal

SOLO: l’identità di una collezione molto contemporanea

Ufficializzata nel 2015, Colección SOLO è la raccolta – visibile al pubblico, della coppia di imprenditori spagnoli Ana Gervás e David Cantolla, che vogliono però mantenere uno stretto riserbo intorno alla propria vita privata e lasciar parlare le opere, in dialogo con spazi domestici ma che, come accade esattamente nelle pitture di Cugusi, restano aperti all’idea di labirinto, di scoperta, di gioco.
La prima sede, SOLO Independencia (di fronte alla Puerta de Alcalá), come riportato poco sopra, ha trovato la propria casa a pochi passi dal Retiro nel 2018, in un palazzo storico i cui interni sono stati rivisitati completamente da Juan Herreros (vincendo il COAM Arquitecture Award, proprio nello stesso anno) che è stato anche il progettista – tra gli altri progetti, del nuovo Museo Munch di Oslo, nel 2021.

Un Retrato Apocrifo, General View, Courtesy of Legado Barjola

Alle pareti, e negli storage di SOLO, circa 1200 pezzi: una varietà curiosa che spazia dall’arte creata tramite Intelligenza Artificiale alla pittura “tradizionale”, Qualche nome? Si passa dall’Espressionismo di Miriam Cahn ad Ai Weiwei, da Kenny Scharf agli italiani Andrea Galvani e Daniela Comani, da Dustin Yellin a Glenda León (tra le protagoniste della Biennale de Arte Paiz, ora in corso in Guatemala), dai Fratelli Chapman a Joan Cornellá, diventato iconico anche sui social media grazie alle sue “vignette” ironicamente crude e sanguinarie, fino a Juan Barjola, pittore della regione dell’Estremadura che utilizzò elementi di cubismo ed espressionismo per creare opere figurative dinamiche, ispirandosi ai Maestri spagnoli, da Velázquez a Goya, passando per Picasso e Bacon. Esposto in dialogo con diverse opere della collezione, in questo momento a SOLO Independencia è possibile scoprire un po’ di più su questa figura poca conosciuta fuori dalla Spagna, nella mostra “An Apocryphal Portrait”, curata da Rebekah Rhodes con Cantolla, con prestiti che arrivano da altre collezioni private e dal Museo Barjola di Gijón.
Insomma, potremmo definire la collezione SOLO come “Pop-oriented” – ma sarebbe molto riduttivo: di fatto, quel che resta addosso dopo la visita, è un senso di grande “attualità”, con corrispondenti domande e “spiazzamenti”.

Siro Cugusi, Installation View © Courtesy Bowman Hal

Ma SOLO non è solo a Madrid: in Cantabria, infatti, esiste SOLO Castanedo, uno spazio dove Ana Gervás e David Cantolla hanno già invitato vari artisti a passare un periodo di residenza e a realizzare in loco un progetto inedito per essere successivamente esposto negli spazi di Madrid. E tra i progetti futuri c’è l’apertura di una nuova sede a Lisbona, rafforzando idealmente così anche il forte rapporto tra penisola iberica e Portogallo, come negli ultimi anni ha fatto anche ARCO.

The Models, exhibition view. Courtesy of Onkaos

Tornando in città, è entusiasmante lo spazio SOLO CVS – che ospita a sua volta gli spazi di Bowman Hal: un vero e proprio centro culturale, diffuso su oltre 4mila metri quadrati, che ancora non è stato completamente rivelato al pubblico e del quale le varie “stanze” si mostreranno con il tempo necessario, come ci racconta il team.
Nel frattempo, però, lo scorso settembre, si è aperto Movimiento 37, uno spazio concepito come piattaforma internazionale di scambio tra artisti, gallerie e istituzioni attraverso residenze e progetti espositivi, a sua volta all’interno del perimetro di SOLO CVS. Il primo artista invitato è il compositore e artista sonoro georgiano Koka Nikoladze, riunendo opere che combinano dispositivi elettronici, ingegneria e falegnameria sotto forma di dispositivi sonori: piccole, incredibili, sculture, in grado di esplorare le dimensioni sia emotive che funzionali del suono.
Per concludere: non SOLO l’ennesimo spazio, ma un vero e proprio polo che la città ha dimostrato di amare, anche in occasione dell’opening di “Immanence”: più di 300 persone accreditate al talk di presentazione della mostra, in un venerdì sera.

Andreas Rau, Stairs & Stocks, SOLO CSV © Courtesy of the artist and Onkaos

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