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A Vulci riemerge una preziosa testa di Kore. Un raro capolavoro greco in terra etrusca

La testa in marmo greco raffigurante una Kore ritrovata a Vulci La testa in marmo greco raffigurante una Kore ritrovata a Vulci
La testa in marmo greco raffigurante una Kore ritrovata a Vulci
La testa in marmo greco raffigurante una Kore ritrovata a Vulci
La Kore, attribuibile a un atelier attico dei primi decenni del V secolo a.C., proviene dall’area di un tempio monumentale individuato nel 2021

Un nuovo e straordinario ritrovamento arricchisce il patrimonio archeologico di Vulci: durante gli scavi del progetto Vulci Cityscape è emersa una raffinata testa greca in marmo raffigurante una fanciulla (Kore), presentata oggi a Roma nella Sala della Crociera del Ministero della Cultura. La scultura, attribuibile a un atelier attico dei primi decenni del V secolo a.C., rappresenta uno dei rarissimi esempi di statuaria greca rinvenuti in Etruria. Un ritrovamento che apre nuove prospettive di studio sugli intensi scambi culturali tra la Grecia e l’Italia preromana, confermando ancora una volta il ruolo centrale di Vulci nel Mediterraneo antico.

Il reperto proviene dall’area di un tempio monumentale individuato nel 2021, nel cuore della città etrusca, e arricchisce il quadro delle conoscenze sugli edifici di culto dell’antico centro. Attualmente la testa di Kore è in restauro presso l’Istituto Centrale per il Restauro (ICR) di Roma, dove è oggetto di analisi avanzate su pigmenti, materiali e tecniche di lavorazione. Avviato nel 2020 e promosso dalle Università di Friburgo e Magonza in collaborazione con la Soprintendenza ABAP di Viterbo e la Fondazione Vulci, il progetto Vulci Cityscape mira a ricostruire lo sviluppo urbano della città attraverso un approccio interdisciplinare, ampliando in modo significativo le conoscenze sull’urbanistica etrusca.

Alla presentazione del ritrovamento sono intervenuti il Ministro della Cultura Alessandro Giuli e i vertici del Ministero, insieme a rappresentanti della Soprintendenza, della Fondazione Vulci e delle università coinvolte nelle ricerche. Il nuovo reperto è stato definito da Alfonsina Russo «un’occasione per valorizzare non solo Vulci ma l’intero territorio, attraverso una strategia integrata che unisce ricerca archeologica, cura del paesaggio e innovazione dei linguaggi espositivi».

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