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Un percorso di riconciliazione: il Vaticano restituisce al Canada sessanta tesori indigeni

Un primo piano del kayak inuvialuit costruito in modo tradizionale, durante la presentazione al Museo Canadese di Storia. La selezione di oggetti inuit è stata rimpatriata dal Vaticano lo scorso fine settimana, dopo più di 100 anni. (Kate Kyle/CBC)
Un primo piano del kayak inuvialuit costruito in modo tradizionale, durante la presentazione al Museo Canadese di Storia. La selezione di oggetti inuit è stata rimpatriata dal Vaticano lo scorso fine settimana, dopo più di 100 anni. (Kate Kyle/CBC)
Dopo anni di trattative, avviate da una visita di Papa Francesco nel 2022, il Vaticano ha rimpatriato un importante patrimonio di tesori culturali indigeni, che sono stati presentati presso i depositi del Canadian Museum of History. L’istituto di Gatineau, nel Québec — circa due ore e mezza a ovest di Montréal — ospita temporaneamente i 62 manufatti restituiti, in attesa che anziani ed esperti indigeni ne esaminino ogni pezzo per verificarne l’origine e il significato.

Come riportato dalla CBC (Canadian Broadcasting Corporation), l’arcivescovo di Vancouver Richard Smith, a nome della Canadian Conference of Catholic Bishops, ha dichiarato in una conferenza stampa: «Riconosciamo che la riconciliazione non è un atto singolo, ma un cammino lungo, che richiede umiltà, perseveranza e, soprattutto, la disponibilità ad ascoltare».

Gli oggetti, appartenenti alle Prime Nazioni, ai popoli Inuit e ai Métis, furono inviati a Roma nel 1925 per una mostra mondiale voluta da Papa Pio XI e lì rimasero per decenni, fino a quando Papa Francesco ne promosse la restituzione alcuni anni fa, atto poi confermato dal nuovo Pontefice, Leone XIV.

Tra i beni restituiti figura un kayak realizzato in legno di deriva e pelle di foca, utilizzato un tempo per la caccia ai beluga. Alla conferenza stampa, Natan Obed, presidente dell’Inuit Tapiriit Kanatami, ha osservato: «Dovete pensare che negli anni Venti un kayak come questo era vitale per il sostentamento di una famiglia e di un’intera comunità. Poter studiarlo, apprezzarlo e comprenderlo più a fondo potrà contribuire a far rivivere l’arte della sua costruzione».

Riflettendo sul significato del ritorno di questi oggetti — il cui destino sarà ora deciso dalle comunità di origine — Obed ha concluso: «Anche questo fa parte del percorso di riconciliazione. I criteri delle vostre istituzioni non sempre coincidono con le nostre norme sociali per il rispetto della storia vivente e degli oggetti culturalmente significativi. Il nostro legame con questi beni passa spesso attraverso il contatto fisico, attraverso il tatto e la sensazione diretta».

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