
Il fotografo documentarista Francesco Bellina e il giornalista Stefano Liberti presentano un reportage che racconta i mutamenti dell’ecosistema del Mare Nostrum, frutto di un viaggio che ha toccato diverse tappe nel Mediterraneo
È un viaggio che ha toccato diversi Paesi del Mediterraneo quello che ha visto protagonisti – e soprattutto narratori e testimoni – Francesco Bellina (Trapani, 1989) e Stefano Liberti (Roma, 1974), rispettivamente fotografo documentarista e giornalista impegnati in Hotspot Mediterraneo. Inaugurata lo scorso 13 dicembre a Palermo negli spazi dell’Ecomuseo Mare Memoria Viva, la mostra visitabile fino all’1 febbraio racconta le trasformazioni del Mare Nostrum, in balia dei mutamenti climatici e delle turbolenze geopolitiche che ne derivano (e/o ne conseguono).

Sicilia, Spagna, Marocco, Tunisia, Cipro, Grecia: queste sono le tappe del “Grand Tour dei cambiamenti climatici” toccate da Bellina e Liberti, che attraverso scatti e parole hanno restituito l’immagine di un Mediterraneo ben diverso da quello che abbiamo ereditato dal punto di vista culturale e ambientale. Il riscaldamento globale, l’innalzamento del livello del mare, l’inquinamento chimico, la perdita della biodiversità, l’arrivo di specie “aliene” che travolgono l’ecosistema marino mettendo a rischio le specie autoctone. E ancora, le conseguenze che questi fenomeni hanno sugli esseri umani, dalla pesca alle migrazioni. Hotspot Mediterraneo è documento e allo stesso tempo denuncia, è un lavoro duro da mandare giù, e Bellina e Liberti lo sanno bene. Lo presentano al pubblico così com’è, senza edulcoranti. Eppure ha una poesia intrinseca.

La poesia del Mediterraneo che perisce e resiste, immortalato dagli scatti di Bellina: a emergere è il suo DNA da documentarista, ma alcune fotografie – soprattutto quelle in cui sono al centro la figura umana (come i pescatori, osservatori e primi testimoni dei mutamenti del mare) e le specie marine (come i cavallucci marini immortalati nel laboratorio dell’acquario di Murcia, in Spagna) svelano l’estetica propria di chi non rappresenta i fatti (solo) “così come sono”, ma li metabolizza internamente, come una sorta di processo empatico. Lo sguardo rimane lucido, e allo stesso tempo è umanistico.
E non potrebbe essere diversamente: la visione di Bellina e Liberti appare molto chiara. “Hotspot Mediterraneo nasce dall’urgente necessità di far luce sui profondi e rapidi cambiamenti che stanno interessando il Mediterraneo, il mare che per millenni è stato crocevia di culture, commerci, tradizioni e vite umane e che oggi è sotto attacco e rischia di cambiare irrimediabilmente. Con questa mostra andiamo alla ricerca di un senso di appartenenza condiviso ormai sbiadito nell’immaginario collettivo”.









