“Christian Zanotto e’ nato in Italia (Marostica, provincia di Vicenza) l’ 11 Giugno 1972. Fin dall’infanzia le esperienze che maggiormente lo coinvolgono sono quelle del disegnare, del fare, del costruire; e’ allora che apprende il concetto di “licenza poetica” e ne viene totalmente affascinato, eccetera eccetera…”
Abbiamo fatto un semplice copia incolla della biografia di Zanotto per presentarvelo. Non ci siamo sprecati ulteriormente perché per conoscerlo veramente bisogna leggere questa intervista. Per capire le sue opere, indagare il suo pensiero. Eccetera, eccetera…
Senti, da bambino eri il classico nerd appassionato di videogames, vero? Avevi, o hai ancora, l’avatar anche in Second life o cose del genere e magari lì sei pure una donna..dì la verità, confessa!
Se vuoi una confessione ti posso dire di essere troppo narcisista per crearmi un’ identità che non mi corrisponde, in fondo mi piace “giocare” con gli autoritratti; sì, da bambino mi immedesimavo con molta fantasia nei videogame, ricordo il fascino quasi magico della parola “giochi elettronici”.
Sei nato a Marostica, provincia di Vicenza. Come mai hai deciso di trasferirti proprio ad Amsterdam da qualche anno a questa parte?
Ho sempre amato viaggiare, forse anche per irrequietezza e a volte insofferenza; ad Amsterdam ho trovato un buon compromesso tra la vivacità multiculturale e la tranquillità per creare, cosi’ nel 2000 vi ho trasferito il mio studio, sempre continuando a spostarmi di frequente.
Perchè i video 3d e non un’altra forma di espressione artistica?
Nella tecnologia 3d ho trovato un mezzo dove poter far confluire le mie precedenti esperienze di pittura, scultura e fotografia: questa possibilità di connubio virtuale di tecniche mi da una maggiore libertà espressiva.
Sei presente alla Biennale di Malindi che ha inaugurato il 29 Dicembre 2012, realizzata dalla Fondazione Sarenco e curata da Achille Bonito Oliva, fino al 28 Febbraio 2013. Come è successo, come hai scelto i lavori da esporre in occasione di questo evento e che emozioni hai provato?
Lavorare con due persone come Sarenco e Achille Bonito Oliva e’ entusiasmante e forse l’entusiasmo e’ l’emozione che ancora provo, un sentimento tra l’altro a me preziosissimo, che mi ha accompagnato nella realizzazione di quattro opere sul tema della biennale: “Arti marziali: opere di combattimento”.
Raccontami della tecnica di realizzazione di queste tue particolari opere. In certi video mi sei quasi sembrato una sorta di David Copperfield che presenta la sua magia più che la sua opera d’arte. Vivi un po’ come una magia quello che fai, non è vero? Anche perché tutti noi ormai viviamo attaccati al computer, ogni giorno, ma sappiamo appena accedere a dei social network. Io per esempio non so neanche quasi cosa sia un hard disk esterno o cosa significhi la parola hardware, figuriamoci se riesco soltanto a immaginare quello che sei in grado di fare tu!
Ti stai riferendo soprattutto alle mie ultime ricerche sulla video proiezione olografica, tecnica che attraverso il 3d e studi sulla percezione mi sta coinvolgendo moltissimo. Riguardo all’arte, alla tecnologia, alle scienze non a caso viene utilizzato spesso il termine prodigio, a significare come siamo portati a vivere, più o meno consciamente, le innovazioni in questo campo.
Le donne che rappresenti sono le donne dei tuoi desideri? Amazzoni, guerriere. Secondo te rappresentano l’ideale femminile di oggi, la loro emancipazione?
Creo queste figure fortemente caratterizzate negli attributi femminili, ma dai corpi dalla pronunciata muscolatura di potente fisicità quasi maschile, certamente un’idealizzazione; sono angeli pagani di un Olimpo al di la’ del bene o del male, dee del bello, ma non necessariamente del buono, abitano scene che traducono in immagini miei pensieri, idee o sensazioni.
Che cos’è l’arte per Christian Zanotto?
E’ una scienza che scorre lungo i confini ideali che raggruppano i saperi, sfumandoli in luoghi di confluenza.
Sculture virtuali che si animano e prondono vita.. Oggi sei il futuro, quel tipo di futuro che solo fino a un decennio fa ci sembrava tanto lontano. Ma tra anni quale sarà il futuro della tua arte, quando anche la cassiera del supermercato sarà un ologramma virtuale che parlerà e ci darà il resto..
La mia ricerca e’ in divenire, lavoro sul presente che considero uno spazio liquido tra quello che può essere passato e quello che potrà essere futuro o meglio, una compresenza di questi; in ogni caso sarà.
Secondo te perché ho provato un senso di inquietudine del guardare le tue opere, quasi del fastidio di fondo? Vorrei saperlo da te..
Ho notato molte volte un senso di disagio o al contrario di maggior fascino verso le mie immagini allo svelare il fatto che si tratta non di realtà fisica, ma di costruzioni virtuali esistenti in spazi digitali, come se si creasse un corto circuito tra organico e inorganico; credo di non sbagliarmi nell’affermare che le donne sono molto più sensibili a questo cambio di prospettiva.
Che cosa vuoi esprimere e comunicare con queste immagini tridimensionali? Nelle tue opere si ritrovano temi profondi come quelli legati alla religione, alla spiritualità, alla guerra, ai tabù, al sesso, alla follia, al sacro e al profano, al bene e al male. Quali riflessione vuoi stimolare in colui che guarda le tue opere?
Le immagini che creo sono la risultante di riflessioni spesso caotiche, mi si rivelano inaspettatamente. Una scintilla che illumina una possibile sintesi di una possibile soluzione, visioni spesso intrise di ironia che io per primo osservo alla ricerca di una maggiore consapevolezza, sperando di suscitare una risposta nello spettatore.
Nessuno ti ha mai proposto di dare vita a un videogames con i tuoi personaggi?
Sì, un’ occasione c’è stata, come anche quella di creare una serie di tarocchi, ma per ora questo non incontra le mie intenzioni.
Che importanza ha la musica per te? So che ti piace l’elettronica e che crei tu stesso la musica che accompagna le installazioni. Mai pensato di fare il producer o il dj invece che l’artista?
Creare un video per me e’ sempre un viaggio a doppio binario, il suono accompagnerà l’immagine e viceversa , cerco la fusione di questi due elementi.
Senti, sbaglio o un’arte come la tua in Italia è ancora troppo all’avanguardia. E’ anche per questo che hai capito di dovertene andare per essere preso sul serio e per avere più opportunità?
Credo che aver lavorato molto fuori dall’Italia sia un fattore che mi permette ora di lavorare anche in Italia; non posso comunque negare che in questo periodo di globalizzazione, anche dal punto di vista economico, ci siano molte più possibilità nel proporsi internazionalmente.
Chi è stato il primo a credere in te?
Sin dai primi anni dell’accademia sono stato invitato ad esporre da diversi critici e curatori, ora mi risulta difficile e mi sentirei ingiusto nel fare un nome in particolare, spero in ogni caso che queste persone abbiano creduto piuttosto al mio lavoro che in me.
Ti chiedono ancora se vivi della tua arte?
Fortunatamente da qualche tempo non devo soddisfare questa curiosità, ricordo che celavo sempre una leggera irritazione quando mi veniva chiesto come fosse o potesse essere possibile.
E della pittura che ne pensi? Dato che comunque hai studiao all’Accademia di Belle Arti di Venezia (Pittura e Decorazione)..
Amo la pittura, non ho mai smesso di esercitarla, anche se attraverso medium digitali; il tornare a dipingere in modo materiale, con gli strumenti classici, è una tentazione in me presente, per cedervi aspetto soltanto un motivo.
E del mondo delle aste?
Le aste sono un anello importante nella catena del sistema dell’arte, rappresentano delle buone opportunità anche per artisti contemporanei; mi attira inoltre il fatto che presso le case d’asta più prestigiose si possa ammirare una grande quantità di opere di alta qualità, perlomeno formale.