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Marta Dell’Angelo alla Fondazione Remotti

23 marzo 2013- 26 maggio 2013, Fondazione Remotti, Camogli
A cura di Francesca Pasini 

Restituire la sacralità a un luogo che l’aveva persa. Questa la sfida di Marta Dell’Angelo, l’artista pavese attiva a Milano, che sabato 23 alle 18.00 inaugura la stagione primaverile alla Fondazione Remotti di Camogli con una personale aperta fino al 26 maggio (sabato e domenica dalle 15 alle 19 e su appuntamento, ingresso libero, www.fondazioneremotti.it, tel. 0185-772137).

L’artista si confronta con gli spazi dove ha sede la Fondazione, quelli di una chiesa sconsacrata, con un’ampia navata e un piano superiore che vi si affaccia. Pier Luigi e Natalina Remotti e la direttrice Francesca Pasini chiedono agli artisti ospiti di interfacciarsi con il luogo, se non, come in altre occasioni, con le opere della raccolta. In questo caso i due collezionisti non hanno ancora scelto per sé un lavoro di Marta Dell’Angelo, che seguono fin dai suoi esordi, una quindicina d’anni fa, prima che avesse le buone quotazioni di oggi, che raggiungono fino a 30.000 euro per un lavoro di grandi dimensioni. “Lascio decantare le mie idee”, ammette la presidente, “la sua pittura è carnale, di forte impatto e coinvolgente, ma stiamo studiando con l’artista un lavoro eseguito ad hoc per casa nostra a Milano. Anzi, sarà un lavoro da collocare vicino alla mia camera, insieme ad altre opere di artiste donne”, svela Natalina Remotti.

Col progetto di Camogli la Dell’Angelo approfondisce la sua ricerca in corso sul corpo umano, inteso come connettore tra l’io e il mondo, custode dell’essere a cui è connaturato, misurandosi con l’atmosfera sacra di quella che fu una chiesa. Ma sui termini è bene intendersi: parliamo di sacro e non di religioso, slegato dunque da una confessione. Il sacro poi, per la Dell’Angelo si trova qui e ora, non è altrove, nello spazio del pensiero. Questo uno dei significati della perfomance “E arrivarono…”, in scena sabato pomeriggio alle 18.45, il cui video resterà nella collezione permanente della Fondazione.

Per tutta la durata della mostra, lungo le pareti della navata, sono allineati su una sorta di filo immaginario di centoventi metri una moltitudine di appunti, disegni, fotografie. “Sono un percorso, una sorta di via crucis”, spiega l’artista, “nel senso che vogliono dare l’idea di un cammino, tappa dopo tappa, verso qualcosa”. Vi è una certa similitudine con i 5.000 fogli affastellati lungo lo scalone del Museo di Villa Croce, nell’istallazione in corso fino a maggio dal titolo “Le Cariatidi”. Ma l’impatto visivo a Camogli è più minimalista. Da lontano la linea sulle pareti è quasi astratta; solo se ti avvicini entri gradualmente nel suo mondo. E ti ci puoi perdere.

Ma vediamo meglio di capire la perfomance di sabato pomeriggio: un work in progress nato nel 2004 e già adattato a diverse lingue e locations. Qui, una ventina di donne del paese sono immerse nella lettura corale di un testo che scandisce circa duecento parole in ordine alfabetico, tutte incatenate l’una all’altra da significati, sensi e rimandi comuni. Il visitatore ascolterà questa litania, con la suggestione di un’antica preghiera, o di un rosario che snocciola un mistero dopo l’altro. Le parole sgorgano da corpi ricurvi su se stessi, come chiusi in un guscio. E’ l’idea del corpo che custodisce un’anima? Forse, ma la Dell’Angelo ne sottolinea l’aspetto umano più che religioso. Lo fa parlando da artista, con le immagini cioè: l’iperrealismo dei suoi quadri intendono rendere la presenza del soggetto, qui e ora, e la performance, identica solo a se stessa, esplicita la sua finitudine. Come a ricordare che tutto finisce: l’uomo e il suo corpo. Su una fitta trama di rimandi concettuali, dunque, la Dell’Angelo gioca sul filo del presente e del reale con l’illusionismo dell’arte. Non a caso la sua pittura finge una riproduzione fedele al vero. “Sono un po’ come una fotografia?”, si chiederà  forse il visitatore di fronte ai corpi di quelle ragazze ritagliati sul fondo bianco della tela, come sculture dall’imponenza classica, inserite nella neutralità dello spazio architettonico. Disposti a pochi centimetri da terra l’uno vicino all’altro, sedici quadri su questo tema, eseguiti dal 2003 a oggi, sono riuniti insieme per la prima volta al piano superiore della ex chiesa. “Ci parlano di emozioni che traspaiono nel corpo di donne contemporanee”  spiega la curatrice Francesca Pasini “e sottolineano come sia soggettivo il ritrarre se stessa o un’altra donna nella vita quotidiana, in una condizione profana”. Un mix di teatro, vita e arte che sa emozionare.

 

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INFORMAZIONI UTILI:

“Marta Dell’Angelo”
A cura di Francesca Pasini
23 marzo 2013- 26 maggio 2013
Fondazione Remotti,
Camogli, via Castagneto 52
sabato e domenica dalle 15 alle 19 e su appuntamento
ingresso libero
info: www.fondazioneremotti.it;
0185/772137

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