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Da Jacopo della Quercia a Donatello

LE ARTI A SIENA NEL PRIMO RINASCIMENTO
26 marzo – 10 luglio 2010, Santa Maria della Scala, Opera della Metropolitana, Pinacoteca Nazionale,  Siena
di Gabriele Chianese
Il complesso storico del Santa Maria della Scala, antico polo assistenziale sito di fronte al Duomo di Siena, ospita fino al 10 luglio la mostra dal titolo: “Da Jacopo della Quercia a Donatello. Le arti a Siena nel primo Rinascimento”.
La mostra che rappresenta,  artisticamente e storicamente, un vero e proprio ritorno alle origini per la città di Siena, si snoda tra il complesso del  Santa Maria della Scala, il museo dell’Opera  Metropolitana del Duomo e la Pinacoteca Nazionale. La tappa iniziale, ed il vero fulcro dell’esposizione,  è sicuramente l’antico “Spedale”, oggi trasformato in complesso museale. Qui si ha l’unica possibilità di far conoscere  anche ai senesi alcune novità, rispetto alle opere già note agli autoctoni ed esposte in maniera permanente nelle altre tappe del tour.
La rassegna  espone più di trecento opere risalenti ai primi decenni del Quattrocento. Innumerevoli  i prestiti provenienti da collezionisti privati o dalle grandi istituzioni museali del mondo, che si vanno, per l’appunto, ad aggiungere a quei capolavori  già presenti all’interno delle mura senesi. Inoltre sono circa venti  i polittici presentati  e altrettanti i restauri effettuati per l’occasione.
Attraverso questo articolato percorso espositivo la città di Siena riscopre una stagione artistica molto fortunata. Proprio quella artistica, tanto cara ai senesi, che, a cavallo tra il Gotico e il Rinascimento, vide la città del Palio assoluta  protagonista insieme alla vicina e rivale Firenze. Insieme ai lavori di Jacopo della Quercia e di Donatello vengono esposte le opere degli artisti più noti dell’entourage senese dell’epoca, accendendo i riflettori sul momento più alto e memorabile di quella congiuntura storica. Il percorso espositivo si sviluppa attraverso alcune sale tematiche dove si confrontano e scontrano le tecniche, i soggetti, gli stili e le interpretazioni dei vari maestri del passato.
L’itinerario ha inizio con la sala del Pellegrinaio (1440-1444), affrescata da Domenico di Bartolo, dal Vecchietta e da Priamo della Quercia, che ci mostra i vari episodi della vita dell’ospedale. Ma la vera e propria esposizione inizia nella stanza successiva con una sala tutta dedicata a Jacopo della Quercia (Siena 1371 ca.- 1438). Qui si ripercorre l’opera dello scultore, dal periodo lucchese ai marmi scolpiti per Fonte Gaia (1409), dove si possono ammirare alcune parti dell’originale fonte di Piazza del Campo, sostituita da un fac-simile di Tito Sarrocchi a metà dell’ottocento, fino ad alcune sculture lignee policromatiche come la Madonna col bambino proveniente dal Louvre. In questo modo abbiamo la possibilità di apprezzare fino in fondo un artista  che fu esponente di primo piano anche del Gotico internazionale. Insieme a Jacopo della Quercia notiamo anche la presenza di altri due scultori dell’epoca: il grazioso ed elegante Francesco di Valdambrino e il severo Domenico di Niccolò, rinominato dai senesi Domenico di Niccolò dei Cori per la realizzazione del coro intarsiato per la cappella interna del Palazzo Pubblico di Siena nel 1415.
Proseguendo, cambiando la tematica della sala, assistiamo ad una lettura storica dell’evoluzione pittorica proveniente dall’eredità trecentesca di Simone Martini e dei fratelli Lorenzetti, dei quali spicca la “Natività della Vergine”. Le loro tavole e i loro affreschi vengono presi ad esempio successivamente dai vari Giovanni di Paolo, Sano di Pietro e Matteo di Giovanni , dimostrando come questi pittori risentano fortemente dell’influsso artistico dei propri predecessori  trecenteschi.
La sezione successiva è molto più ampia e ci mostra alcuni artisti non senesi come Donatello, Lorenzo Ghiberti e Gentile da Fabriano, che nella prima metà del Quattrocento  parteciparono ad opere come la Fonte battesimale del Battistero di Siena, della quale possiamo ammirare i due spiritelli (forse un po’ troppo pagani per l’epoca). Successivamente, proprio questi autori  forestieri, furono fonte di ispirazione per i pittori senesi del tempo come il Sassetta e il ricercato Giovanni di Paolo con la sua predella dedicata alla natività, proveniente dalla Pinacoteca Vaticana. Per il Sassetta possiamo ammirare per la prima volta tutti i frammenti della pala dipinta per l’Arte della Lana (1423-1424) e per Giovanni di Paolo il polittico dell’altare dei Malavolti della chiesa di San Domenico a Siena. Sulla scia di questi maestri si fanno apprezzare anche i lavori di Pietro di Giovanni d’Ambrogio, del Maestro dell’Osservanza, di cui spicca la serie delle Storie di sant’Antonio Abate, Sano di Pietro, con il restaurato capolavoro del polittico dei Gesuati (1444), ed infine Domenico di Bartolo che nelle sue opere, pur essendo senese, risente molto delle influenze artistiche fiorentine.
La sala successiva è dedicata all’influenza che Donatello ha avuto sugli artisti senesi  del tempo, come Lorenzo di Pietro detto il Vecchietta, del quale sono degni di nota la “Madonna col bambino” e la “Pietà”, proveniente dal Museo Diocesano, e l’artista  Matteo di Giovanni. Per quanto riguarda invece il maestro fiorentino, spicca su tutte la scultura bronzea del San Giovanni Battista, proveniente dal Duomo di Siena, che si scontra con quelle lignee dei Santi Pietro e Vittore, rappresentati dal Vecchietta. Donatello,  poco più tardi, assiste anche all’elezione del Papa senese Pio II (1458). Ricordiamo tra le altre opere di questo periodo, la lastra tombale del vescovo Pecci e la produzione  in loco di Urbano da Cortona, suo allievo, del quale possiamo apprezzare la presenza della lastra funeraria di un frate.
A questo punto della visita, considerandosi esaurito il percorso cronologico della mostra, esaminiamo più nel particolare altri elementi dell’arte senese del primo rinascimento. Le ultime sale sono quindi dedicate al mondo del sacro e del profano, all’oreficeria, ai manoscritti e ai tessuti.
Per quanto riguarda la sala dedicata agli elementi della devozione pubblica, esaminandola  incontriamo cofani, cassoni, dipinti per privati, alcune statue lignee, come il Gesù Bambino di Domenico di Niccolò, di proprietà della Banca Monte dei Paschi, e una curiosa scatola nuziale di Giovanni di Paolo dipinta con il trionfo di Venere.
Gli ambienti della suggestiva Cripta della Cattedrale,invece, sono dedicati all’oreficeria dell’epoca. Siena, famosa in tutta Europa per questo genere,  dimostra,  attraverso i lampadari, i busti reliquiari, i calici e turiboli, tutta le sue più spiccate maestranze nel settore. Da segnalare l’imponente Lupa senese di Giovanni di Turino.
Successivamente, per l’angolo dei manoscritti, visitiamo due sale allestite con alcune miniature. Le opere,  suddivise a seconda della propria natura laica o religiosa, ci permettono anche di riscoprire sotto un’altra veste il minuzioso e preciso lavoro, tra gli altri, del Sassetta e di Giovanni di Paolo.
Nell’ultima parte, dedicata all’arte applicata ai tessuti, ci troviamo davanti a sete, velluti, ricami, broccatelli, pianete, piviali e paliotti del tempo. Spicca la bellezza del piviale di Niccolò V che dimostra come in quel periodo questa fosse un’ arte solo apparentemente minore a Siena.
Giunti al termine della mostra, e forse un po’ sballottati dal gran numero di opere esposte, si ha la possibilità di proseguire la visita oltre il complesso del Santa Maria della Scala, raggiungendo i locali del Museo dell’Opera  Metropolitana, presso il Duomo di Siena, o quelli ricchi di capolavori della Pinacoteca Nazionale, situata a pochi passi dal Duomo, sempre nel centro storico. Possiamo così accorgerci di come quest’alone pre-rinascimentale senese non si limiti ai confini delle mura del complesso museale,  ma si estenda a tutta la città.
Domenico di Bartolo, Vecchietta, Priamo della Quercia Episodi della storia e dell'ospedale di Santa Maria della Scala
Comunicato Stampa
Circa 300 opere in mostra, una ventina di polittici ricostruiti per l’occasione, 25 restauri effettuati, prestiti dalle più prestigiose istituzioni museali del mondo e da collezionisti privati, nuovi spazi che aprono al pubblico per la prima volta, 10 saggi scritti dai massimi studiosi internazionali della materia, uno straordinario percorso espositivo che porterà il visitatore in 3 diversi ambienti tra i più suggestivi e inediti della città.
La mostra “Da Jacopo della Quercia a Donatello. Le arti a Siena nel primo Rinascimento” ha come sede principale il Complesso Museale di Santa Maria della Scala e porta il pubblico a godere di itinerari particolari alla scoperta di una Siena che nei primi decenni del Quattrocento visse, parallelamente a Firenze, una straordinaria stagione artistica, che vide il trascorrere dal Gotico al Rinascimento.
La mostra si apre con una sezione monografica dedicata a Jacopo della Quercia (Siena, 1371 ca. – 1438), il grande scultore che seppe essere il più rilevante artista della città nel primo Quattrocento e esponente di spicco del Gotico “internazionale” europeo. La carriera di Jacopo è ripercorsa fin dagli inizi, con la monumentale Madonna della melagrana destinata alla Cattedrale di Ferrara (1403-1408), per passare ad alcuni dei marmi scolpiti per la Fonte Gaia a Siena (1414-1419), fino alle sculture in legno policromo, come l’Annunciazione della Collegiata di San Gimignano (1421-1426) e la Madonna col Bambino del Louvre. Accanto a Jacopo si fanno apprezzare anche gli altri primi attori della scultura senese di quel tempo: dal leggiadro Francesco di Valdambrino al severo Domenico di Niccolò “dei cori”.
Il percorso prosegue quindi con due sezioni tematiche, che introducono il visitatore alla pittura. L’una è dedicata alla fortuna della quale continuarono a godere presso i pittori senesi del Quattrocento certi prototipi messi a punto nel secolo precedente dai fratelli Lorenzetti e da Simone Martini: un fenomeno che ha il suo manifesto nella pala di San Pietro a Ovile in cui Matteo di Giovanni, ormai nel terzo quarto del secolo, ricopia fedelmente la celeberrima Annunciazione di Simone del 1333. L’altra sezione presenta i maestri forestieri che, lavorando in città nel corso degli anni venti, giocarono un ruolo fondamentale nell’evoluzione dell’arte senese verso il Rinascimento. Tra questi Lorenzo Ghiberti e Donatello, coinvolti insieme con Jacopo e altri, nel cantiere del nuovo Fonte battesimale, al quale apparteneva il bellissimo Spiritello tamburino del Bode Museum di Berlino del 1429 e che torna per la prima volta a Siena dopo qualche secolo.
La Madonna dell’umiltà (Pisa, Museo Nazionale di San Matteo) racconta del passaggio senese di Gentile da Fabriano, autore nel 1425 di una perduta immagine mariana in Piazza del Campo, che fu determinante per la nuova generazione che si stava imponendo sulla ribalta pittorica cittadina.
Era la generazione del “Rinascimento umbratile”, che ha i suoi campioni in Giovanni di Paolo (del quale si è ricostruito, per quanto possibile, il giovanile polittico destinato nel 1426 all’altare Malavolti della chiesa di San Domenico), in Stefano di Giovanni detto il Sassetta (di cui si sono raccolti per la prima volta tutti i frammenti della pala dipinta nel 1423-1424 per l’Arte della Lana, insieme con altri capolavori) e nei suoi stretti seguaci: da Pietro di Giovanni d’Ambrogio, al Maestro dell’Osservanza (ben rappresentato dalla pala eponima e quasi dall’intera serie delle famose Storie di Sant’Antonio Abate) e Sano di Pietro (del quale si mostra il restaurato polittico dei Gesuati del 1444). Chiude il gruppo Domenico di Bartolo: un senese atipico che, come dimostra la Madonna dell’umiltà firmata e datata 1433, seppe essere più fiorentino degli stessi fiorentini, tanto da poter confrontare le sue opere con quelle di Filippo Lippi e Luca della Robbia.
La successiva sezione illustra il peso avuto da Donatello, nei decenni a cavallo della metà del secolo, su nuovi protagonisti dell’arte senese come Lorenzo di Pietro detto il Vecchietta e Matteo di Giovanni. Questo fil-rouge donatelliano, iniziato negli anni venti con il lavoro al Fonte battesimale e proseguito all’aprirsi degli anni cinquanta con la lastra tombale del vescovo Pecci per la Cattedrale, sarebbe culminato con l’ultimo soggiorno del maestro fiorentino a Siena (1457-1461), che coincise con l’ascesa al soglio pontificio del senese Pio II (1458). Lo spettacolare accostamento tra il bronzeo San Giovanni Battista lasciato alla Cattedrale da Donatello, i Santi Pietro e Vittore scolpiti dal Vecchietta e dal Federighi per la Loggia della Mercanzia e la luminosa pala di Spedaletto, dipinta dallo stesso Vecchietta per una grancia prossima a Pienza, testimoniano i formidabili esiti di questa combinazione di eventi.
Dopo l’esperienza del percorso cronologico, la mostra offre la conoscenza dell’universo artistico del primo Rinascimento senese attraverso alcuni altaroli e dipinti per devozione privata, cofani, cassoni e un significativo nucleo di codici miniati, oltre che una serie di preziosi e rari manufatti tessili quattrocenteschi.
Nel procedere verso l’uscita si transita infine attraverso il colorato ambiente della sagrestia vecchia dell’ospedale, affrescato dal Vecchietta tra il 1446 e il 1449 con un ciclo di Articoli del Credo per poi giungere alla sala del Pellegrinaio (istoriato tra il 1440 e il 1444 dal Vecchietta, Domenico di Bartolo e Priamo della Quercia) con una serie di Episodi della storia e della vita dell’ospedale che rappresentano il maggiore ciclo di affreschi della Siena quattrocentesca.
Una catena di articolate appendici prolunga la mostra a pochi passi di distanza dal Santa Maria della Scala. L’accesso al Duomo permette di conoscere il tempio cui furono destinate diverse testimonianze artistiche ammirate nel percorso espositivo, mentre nel vicino Museo dell’Opera è allestita una sezione dedicata alla sopravvivenza del Gotico nella Siena dei primi decenni del Quattrocento (protagonisti Gregorio di Cecco, Domenico di Niccolò “dei Cori” e altri).
Scendendo nella così detta “cripta”, al di là dell’atrio decorato con emozionanti pitture murali duecentesche, si scopre il mondo dell’oreficeria senese del Quattrocento: intorno alla paradigmatica Lupa di Giovanni di Turino ruotano calici, croci e reliquiari luccicanti d’oro, d’argento e di smalti.
Infine si raggiunge il Battistero e qui, al di sotto della volta affrescata dal Vecchietta ancora una volta con un ciclo di Articoli del Credo (1450-1453), si innalza il grandioso Fonte battesimale: monumento per eccellenza della scultura toscana del primo Quattrocento.
INFORMAZIONI UTILI:
Le arti a Siena nel primo Rinascimento
a cura di Max Seidel
26 marzo – 10 luglio 2010
Siena
Santa Maria della Scala, Opera della Metropolitana, Pinacoteca Nazionale
Orario: Complesso museale Santa Maria della Scala: tutti i giorni compresi i festivi: 10.30-19.30
Duomo: dal lunedì al sabato: 10.30-20.00  Domenica e festivi: 13.30-18.00 (le visite sono sospese durante lo svolgimento delle cerimonie religiose)
Opera della Metropolitana di Siena: 9,30-20
Cripta e Battistero: 9.30-20
Museo Diocesano: 13.30-19
Pinacoteca Nazionale di Siena: Lunedì: 9 – 13 Da Martedì a Sabato: 10 – 18 Domenica e festivi: 9 – 13
Biglietteria unica: Piazza Duomo – Orario: 9,00-18,30.
Biglietti: Il biglietto comprende gli ingressi alla mostra presso il Santa Maria della Scala, Duomo, Cripta, Battistero, Museo dell’Opera della Metropolitana, Museo Diocesano ed ha validità due giorni dalla data della prima obliterazione. Intero: 12 € ; Ridotto (per gruppi, ultra sessantacinquenni e convenzioni): 8 € ; Studenti di ogni ordine e grado: 5 € Gratuito: Bambini fino a 6 anni, disabili e accompagnatori, funzionari del Ministero Pubblica Istruzione e Beni e Attività Culturali

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