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Laura Stancanelli vincitrice dell’International Artists Residency‏

Laura Stancanelli è la vincitrice della Borsa di studio internazionale per un giovane artista calabrese promossa dal MARCA in collaborazione con la Dena Foundation.
Giunta alla terza edizione, consente l’accesso alla International Artists Residency dell’Omi International Arts Center nello stato di New York.
Dopo Domenico Cordì e Alessandro Badolato, vincitori nelle precedenti edizioni, è la prima volta che l’ambito riconoscimento viene assegnato ad una donna. Quest’anno, del resto, la presenza femminile è stata particolarmente qualificata e, non a caso, la commissione ha voluto dare una menzione speciale alla seconda classificata, Silvia Pujia. Nel rosa dei finalisti anche Sebastiano Dammone Sessa; i tre artisti si troveranno nuovamente insieme in autunno per partecipare alla mostra promossa dal MARCA. Il verdetto è stato annunciato martedì 18 giugno in un incontro al MARCA dedicato alla stampa a cui hanno preso parte Wanda Ferro, commissario straordinario della Provincia di Catanzaro, il presidente della Dena Foundation Giuliana Setari e il direttore artistico del MARCA Alberto Fiz. Accanto a loro era presente Serena Carbone, che ha svolto il ruolo di coordinamento e i tre artisti finalisti.
Il premio è stato assegnato da una commissione internazionale a cui hanno partecipato, insieme a Giuliana Setari e Alberto Fiz, anche la critica francese Valentine Meyer e la scrittrice belga, oltreché critica d’arte Charlotte Bonduel.
La giuria ha riconosciuto nel lavoro di Laura Stancanelli Listening Room “la capacità di conciliare l’aspetto relazionale dell’opera d’arte con un’attenta indagine formale e plastica. La sua installazione interagisce con il pubblico che si trova nelle condizioni di ascoltare le voci trasmesse dagli apparecchi audio inseriti all’interno delle pareti e nello stesso tempo di essere ascoltato.”
L’artista, che si è formata all’Accademia di Belle Arti di Catanzaro, indaga lo spazio sia da un punto di vita sociale, sia come area nella quale combinare elementi plastici per lo più modulari. La componente sociale caratterizza anche l’indagine di Silvia Puja a cui è stata assegnata la menzione per aver intrapreso una ricerca di notevole interesse che modifica il rapporto tra spettatore e fruitore dell’opera d’arte. Tra gli artisti finalisti, ha suscitato notevole interesse anche l’indagine di Sebastiano Dammone Sessa che ha saputo modificare gli elementi tradizionali della pittura procurando un sentimento di progressiva instabilità.
“Sono molto orgogliosa che la collaborazione con la Dena Foundation abbia dato risultati così significativi per il nostro territorio”, ha affermato Wanda Ferro, commissario straordinario della Provincia di Catanzaro. “L’arte giovane ha dimostrato un alto livello qualitativo e una specifica attenzione nei confronti delle problematiche sociali. Mi ha fatto molto piacere, inoltre, che a vincere l’edizione di quest’anno sia stata una donna a conferma di come le figure femminili siano sempre più determinanti anche nell’ambito della ricerca artistica”.
E’ stata la Dena Foundation, che fin dal 2001 destina una borsa di studio ad un giovane artista proveniente dall’Italia centro-meridionale, a proporre il sostegno alle nuove espressioni artistiche calabresi, indirizzando proprio a questa regione l’importante riconoscimento. Il focus del progetto si è concentrato su Catanzaro, la città che attraverso il MARCA, l’Accademia di Belle Arti, Intersezioni, il Parco Internazionale della Scultura ha dato in Calabria il maggior impulso alla divulgazione e alla conoscenza dell’arte contemporanea attraverso una serie d’iniziative di carattere internazionale che hanno avuto un impatto determinante sul territorio.
Alberto Fiz, insieme a Giuliana Setari ha rilevato come l’opportunità rappresentata dalla borsa di studio internazionale sia stata ampiamente recepita: “Il progetto ha assunto l’aspetto di un laboratorio creativo dove il museo è coinvolto in maniera diretta anche attraverso la realizzazione di uno specifico progetto espositivo. Da undici anni l’attività della Dena Foundation è quella di promuovere e favorire l’attività dei giovani artisti italiani all’estero con un programma di valorizzazione che ha dato risultati particolarmente incoraggianti.”
L’edizione 2013, poi, ha permesso anche ai critici presenti sul territorio di fare le loro proposte attraverso una serie di segnalazioni realizzate da Andrea Romoli Barberini, Lara Caccia, Teodolinda Coltellaro, Rosaria Iazzetta e Giovanni Viceconte. Sono stati oltre 30 gli artisti indicati e su questi la commissione ha fatto le sue scelte.

L’Omi International Arts Center
E’ sede della International Artists Residency. Si trova nella Hudson River Valley, all’interno dello stato di New York. Qui, ogni anno, nel mese di luglio, si riunisce un gruppo di circa trenta artisti provenienti da vari paesi del mondo, selezionati fra migliaia di candidati. Sotto la guida di un curatore internazionale di grande prestigio, gli artisti condividono e scambiano idee, mettono a confronto le proprie esperienze, approfondiscono la conoscenza della scena artistica degli altri paesi, incontrano critici, curatori e galleristi di New York e soprattutto elaborano un nuovo progetto che nella fase di selezione è stato approvato dalla commissione internazionale.
La residenza ha la sua fase di presentazione ufficiale nell’Open Day Weekend, durante il quale si danno appuntamento all’Omi International Arts Center alcune delle più note personalità della scena artistica newyorkese che visitano gli studi degli artisti e visionano le opere prodotte durante il loro soggiorno.

Dena Foundation
Registrata nello Stato di New York nel 2001 come organizzazione non-profit, la Dena Foundation for Contemporary Art è retta da un Board of Trustees composto da Giuliana Setari Carusi, presidente, Nicola Setari, trustee e segretario generale, Josée Reboul, trustee e tesoriere, Antoine de Galbert, Pierluigi Lanza, Cynthia Milani Sanders, Dora Stiefelmeier, trustees.
La missione della Dena Foundation è promuovere la diffusione delle arti visive contemporanee, sostenendo giovani artisti a livello internazionale e in una prospettiva di scambio. Con l’intento di rafforzare i legami e le interazioni tra la cultura italiana e quella di altri paesi, le sue iniziative coinvolgono, in primo luogo, artisti emergenti che vivono in Italia, promuovendone e favorendone la mobilità. Attraverso programmi di residenza, incontri, seminari e tavole rotonde, la fondazione contribuisce a creare una reale sinergia tra artisti, critici, direttori di programmi di ricerca e professionisti del mondo dell’arte. La fondazione ha istituito inoltre un premio internazionale, il Dena Foundation Art Award, destinato a giovani artisti che hanno realizzato un’opera a forte rilevanza sociale nello spazio pubblico. La fondazione contribuisce infine alla produzione e alla pubblicazione di opere di artisti.
La fondazione definisce gli obiettivi e i progetti da intraprendere consultandosi con il comitato scientifico, composto da Carolyn Christov Bakargiev, direttrice Documenta 13, Kassel, 2012, Helmut Friedel, direttore della Städtische Galerie im Lenbachhaus di Monaco, Hans Ulrich Obrist, co-direttore delle esposizioni e dei programmi e direttore dei progetti internazionali della Serpentine Gallery di Londra, Roberto Pinto, storico dell’arte e curatore indipendente, Dora Stiefelmeier, direttrice di Zerynthia associazione per l’arte contemporanea e di RAM – radioartemobile.

La vincitrice e gli artisti finalisti:

Laura Stancanelli è la vincitrice dell’International Artists Residency 2013. Nata a Catania nel 1982, attualmente vive e lavora tra Catanzaro e Bologna. Consegue il Diploma di Laurea di I Livello in Arti Visive e Discipline dello Spettacolo con indirizzo Scenografia, presso I’Accademia “P.Vannucci” di Perugia, e quello di II livello nel 2013 presso I’Accademia di Belle Arti di Catanzaro, nella Scuola di Scultura.
La sua ricerca mixa linguaggi differenti, dall’installazione, alla performance, al video, mentre trasversale ad essi, si muove la passione per la scenografia che stimola nella ricerca un’attenzione costante verso la composizione spaziale. Così, la Stancanelli indaga lo spazio sia da un punto di vita sociale, come contenitore di relazioni umane, sia sotto un aspetto prettamente formale, come area nella quale combinare elementi plastici per lo più modulari. Da una parte la relazione quindi, dall’altra la composizione delle forme, con l’obiettivo di creare esperienze estetiche all’interno di ambienti sociali. Nella sua pratica artistica fondamentale, infatti, risulta il coinvolgimento dello spettatore-fruitore, parte integrante di un comune sentire, teso al fare arte “insieme”.
L’idea progettuale presentata da Laura Stancenelli è “Listening Room”, un’installazione ambientale costituita da pannelli modulari con pareti forate – come fossero buchi di tarli. L’effetto ricercato è quello di esasperare l’instabilità e la precarietà dell’ambientazione con la quale il pubblico è chiamato a relazionarsi. Nei fori realizzati a parete verranno impiantati degli apparecchi audio dai quali si udiranno delle voci, testimonianze precedentemente raccolte da un gruppo di persone che necessita ascolto. Le dimensioni dell’ opera site specific sono variabili ma tali da occupare diversi metri di suolo pubblico, perché lo spazio – ritagliato nel contesto rurale dell’Art Omi Center – possa accogliere più persone.

Silvia Pujia nasce a Lamezia Terme (CZ), nel 1985. Attualmente opera tra Lamezia Terme e Roma, dove sta ultimando il Master in Curatore di arte contemporanea presso l’Università di Roma La Sapienza. Affianca alla pratica artistica quella critica e curatoriale. Nel 2008 consegue, infatti, la laurea triennale e nel 2010 la specialistica, con una tesi su Stalker/Osservatorio Nomade, Laboratorio di Arte Urbana, con cui tutt’oggi collabora. Nell’estate 2012 vince insieme a Maria Teresa Zingarello un residenza d’artista presso il Centro d’arte La Chambre Blanche in Quebec, Canada.
La sua ricerca indaga, attraverso le azioni performative, le dinamiche sociali che interessano gli spazi di risulta, intesi come luoghi da riqualificare attraverso pratiche di socializzazione. La metropoli, con i suoi vuoti e i suoi “pieni”, è al centro della sua attenzione. Silvia Pujia elabora per il concorso un’idea progettuale in continuità con la ricerca condotta fin ora, incentrando il lavoro, sia nella fase processuale che in quella preliminare, sulla “relazione”; la pratica artistica, così vissuta, diviene un’ esperienza performativa che tenta di agire ed incidere sullo spazio circostante.
Le linee guida del progetto, prevedono la ricognizione sul territorio (in questo caso quello periferico allo Stato di New York, dove si trova l’Art Omi Center); la mappatura del contesto; la rilevazione delle dinamiche sociali; l’entrata in relazione con la natura del luogo (conformazione fisica e geopolitica, oltre che sociale, ed in questo caso prettamente internazionale per la presenza di artisti da tutto il mondo); la presa di posizione riguardo ad un tipo di approccio o intervento da sviluppare; il dar luogo a delle occasioni di socialità nella forma delle già sperimentate piattaforme relazionali, ovvero “dispositivi per microcomunità”.

Sebastiano Dammone Sessa nasce nel 1981 a Montreux (CH), frequenta l’Accademia di Belle Arti di Catanzaro dove consegue il Diploma di Laurea di I e II livello in Arti visive e discipline per lo spettacolo, con indirizzo Decorazione. Nel 2011 partecipa alla Residenze d’artista “Sulle orme di Marco Polo, cento pittori italiani dipingono Hangzhou”, a cura di Assoartisti – Confesercenti e Hangzhou Cultural Brand. Progetto comunitario Italia – Cina.
Nella sua ricerca, la componente artigianale, legata “al fare”, ha un ruolo centrale. Dammone Sessa realizza, infatti, una serie di oggetti regolari, giocando sulla duplicità dell’uno. Particolarmente legato al legno e alla carta, lavora i materiali secondo un processo per accumulo e stratificazione, associati alle dinamiche del tempo e della memoria, al quale poi subentra la sottrazione, minimale e geometrica.
Sebastiano Dammone Sessa ha presentato per il concorso un’ipotesi di lavoro basata sull’elemento scultura, quale sintesi di equilibrio e armonia. L’origine e la conseguente composizione formale dell’oggetto vengono messi in discussione e contaminati, prima, dalla pratica della stratificazione, poi da una serie di forze interne (rappresentate in questo caso da elastici), giocando sulla distorsione e sull’alterazione della forma-oggetto. Dammone Sessa sceglie ed usa materiali apparentemente lontani e discordanti, come legno e lattice, carta e piombo, colla e acqua, proprio per rafforzare il concetto dialettico di compenetrazione e tensione tra materiali di natura differente.

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