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Muore giovane chi e’ caro agli dei

Quanti anni ha chi utilizza il linguaggio più azzardato, sinuoso, denso e sperimentale per descrivere l’Universo e la storia dell’Uomo in maniera penetrante, onirica, autonoma, reale e iperrealistica, fresca e umbratile, complessa e limpida, sonora, giocosa, sovversiva, naturalistica, umanistica e interiore, pensosa e tollerante, speranzosa e eroicamente scapigliata epperò secca come una revolverata, contro ogni canone e ogni letteratura correnti e passati, avida di immagini e generosa di doni per le immagini stesse?
Pochissimi. Ha ancora da scoprire e scrivere molto.
Ad Andrea Zanzotto, giovane cuore.
Sonetto di sterpi e limiti

Sguiscio gentil che fra mezzo erbe serpi,
difficil guizzo che enigma orienta
che nulla enigma orienta, e pur spaventa
il cor che in serpi vede, mutar sterpi;
nausea, che da una debil quiete scerpi
me nel vacuo onde ogni erba qui s’imprenta,
però che in vie e vie di serpi annienta
luci ed arbusti, in sfrigolio di serpi;
e tu mia mente, o permanere, al limite
del furbo orrido incavo incastro rischio,
o tu che a rischi e a limiti ti limi:
e non posso mai far che non m’immischio,
nervi occhi orecchi al soprassalto primi
se da ombre e agguati vien di serpe il fischio.
(da “Il Galateo in Bosco”, Ipersonetto)

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