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L’occhio di Dalí, l’orecchio di Van Gogh

Oltre vent’anni fa un mio antico Maestro denunciava il danno delle mostre blockbusters(cannonata), il business di rassegne discutibili che attirano grandi masse di visitatori. Comitati scientifici inadeguati, organizzazioni vanamente spettacolari, cataloghi ininfluenti redatti da estemporanei “esperti” offrono fuorvianti interpretazioni di interi periodi storici o grandi autori. Le opere esposte sono perlopiù scarti del Museo di fama, collezioni del piccolo Ente ansioso di ribalta, esemplari di dubbia autenticità in cerca, con il caso, d’impropria legittimazione.
Oggi più di ieri, l’Italia è devastata dal fenomeno che non risparmia Comune in difetto di autorevolezza e capacità per affrontare una vera mostra su Dalí o Van Gogh (e altri). Senza risorse né ambizioni, ma non volendo rinunciare al nome “che fa cassa”, ci si presta alla mediocrità di eventi privi di valore scientifico e culturale insediandoli in sedi prestigiose.
Il rischio, ora emergenza, è che opere, che mai sarebbero annoverate nei diffidentissimi e selettivi Archivi dei Grandi, acquisiscono immeritata paternità, complici le ignoranti Istituzioni nostrane e i mediatori al prestito.
A quando la fine di questo spettacolo scomposto, deleterio, connivente sempre con l’incultura e spesso con la truffa consapevole o involontaria?

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