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Chi tornerà a casa: Bray o i bronzi?

Bronzi di Riace Bronzi di Riace

I bronzi di Riace furono ritrovati davanti alla spiaggia di Riace il 16 agosto 1972. Risalgono al V secolo a.C. e sono stati trovati in ottimo stato di conservazione. A causa dei lavori di ristrutturazione del Museo Nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria le due statue sono state rimosse dal 2009 e trasportate presso la sede del Consiglio Regionale, sempre a Reggio, dove però sono visitabili non in posizione eretta, ma distesi su un supporto orizzontale. Quando torneranno al loro posto per essere visibili a tutti?

Le rivoluzione brayana…
…resterà, molto probabilmente, soltanto teoretica. Figlio di Dalema, questo bravo ministro ci fa incazzare due volte. Perché mai il gruppo dirigente del PD tira fuori soltanto ora persone di questo valore? Meglio tardi che mai si può dire, ma ora effettivamente il tempo è ampiamente scaduto. Il Paese è a pezzi. E la colpa è anche del gruppo dirigente dalemiano che negli ultimi vent’anni ha pensato soltanto ad occupare posti di potere (e di rendita) per sé e per gli amici cari. Latorre docet.

Le buone idee del ministro
In un’intervista a “Prima di Tutto” su Radio Rai1 di alcuni giorni fa il ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo Massimo Bray ha rilasciato dichiarazioni piene di speranza e foriere del suo massimo impegno per far in modo che entro il prossimo gennaio i due bronzi di Riace possano finalmente far ritorno alla loro naturale sede museale. “Entro gennaio 2014 i Bronzi di Riace torneranno ad essere visibili. Sono stato a Reggio Calabria dove il museo che li ospita è quasi completato. Sarà una bella scommessa per tornare a mostrare questi due tesori”. Il ministro ha cercato di rassicurare quanti da tempo lamentando l’eccessiva lentezza dei lavori in corso per la ristrutturazione del Museo Nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria da dove, nel 2009, le due statue sono state rimosse trasportate presso la sede del Consiglio Regionale, sempre a Reggio, dove sono visitabili non in posizione eretta, ma distesi su un supporto orizzontale.

Il megafono noioso de “la Repubblica”
Un buon giornale, si sa, deve stimolare le idee e il dibattito. Ma negli ultimi tempi, haimé soprattutto quelli cartacei altro non fanno che ridursi a svolgere un noioso “compitino”. Bray -dice un pezzo su “la Repubblica” del 9 agosto “è fiducioso che presto mostrerà il suo effetto il cambiamento avviato dal governo anche attraverso il recentissimo varo del decreto ‘Valore cultura’” : “Il mutamento si vedrà fra poco. L’importante è che tutti capiamo, in primis chi ha la responsabilità politica, che la cultura è degli italiani, che la cultura è l’Italia e che la cultura deve mostrare i nostri valori migliori che sono appunto quelli di saper includere, di saper difendere alcuni valori. Se facciamo tutto questo, la cultura sarà anche una leva straordinaria per uscire dalla crisi per creare posti di lavoro, per raccontare quella molteplicità delle culture che sono parte di un patrimonio che solo l’Italia può conservare”.

Il ministro ha poi parlato di alcune perle monumentali del Belpaese, “La Reggia di Caserta è uno dei gioielli più belli che conserviamo, monumento di grande valore europeo – ha detto -. E voglio che non abbia nulla da invidiare alla Reggia di Versailles e che gli studenti e i turisti vengano appositamente a visitarla” . Sempre il pezzo di “la Repubblica” dice che “Il ministro ha raccontato di aver visitato qualche giorno fa da privato la Reggia, spiegando poi di essersi recentemente espresso a favore di un progetto di valorizzazione del capolavoro vanvitelliano, che coinvolga anche risorse non pubbliche. “Non parlerei di sponsorizzazione – ha detto senza volersi sbilanciare oltre, – ma di privati che credono che investire nella cultura voglia dire preservare e valorizzare un parte di questo patrimonio straordinario che è il nostro Paese per consegnarlo ai nostri figli”. Inoltre, riguardo gli scavi e il sito archeologico di Pompei ha dichiarato: “Pompei deve essere il simbolo di una sfida che dobbiamo vincere, anche nei confronti dell’Europa che ha partecipato al contributo che noi abbiamo ricevuto per valorizzare quest’area archeologica unica nel mondo” spiegando che questo capitolo è uno dei tasselli principali del decreto ‘Valore Cultura’ adottato dal governo “per segnare una scelta, un cambiamento. La scelta è di credere che l’Italia, ricca di tesori d’arte, debba mettere proprio la cultura al centro; e il cambiamento sta nella volontà di affidare alla cultura il compito di mostrare un differente modo di essere dell’Italia rispetto alla valorizzazione del proprio patrimonio”. E’ così’ che l’antica città romana diventa “il simbolo di una rinascita dell’Italia, il simbolo della capacità del Mezzogiorno di saper fare di Pompei un polo di attrazione turistica”.

Le sfide utopiche e la dialettica brayana
Quanto alle modalità attraverso le quali recuperare maggiori risorse per tutelare e valorizzare le ricchezze artistiche e storiche dell’Italia, il ministro osserva: “Ci sono esperienze già realizzate di rapporto costruttivo con i privati, come ad esempio ad Ercolano. Esperienze positive che hanno saputo coniugare la valorizzazione del bene artistico con la volontà anche di far nascere una piccola fondazione dove si fa ricerca scientifica e si continua a studiare quel bene artistico. Credo che sia la strada da percorrere”.  “Insisteremo – ha concluso Bray – perché nelle esperienze come quella del Colosseo venga adottato un modello di regole chiare e di valorizzazione del bene. Siamo, invece, più prudenti laddove c’è la voglia di utilizzare un bene artistico per fini commerciali”.

La sfida, secondo il ministro, “è provare a cambiare quella che è stata fino ad oggi la politica verso i beni culturali. Il Governo ha dato un segnale forte, convinto che la cultura debba avere maggiori risorse, Dobbiamo fare in modo che gli studenti e i turisti possano godere di questo patrimonio che ci è stato consegnato dal passato e che è un nostro dovere conservare nel modo migliore”.

Quanto alla vastità del nostro patrimonio che comprende oltre 1400 siti su cui vigilare, Bray rassicura: “Sicuramente sono moltissimi i beni artistici italiani, ma sono tutti sottoposti a tutela. C’è quindi un’attenzione da parte del ministero e delle sovrintendenze a fare in modo che siano tutti difesi e valorizzati.

Cosa ha guardato il ministro alla Reggia di Caserta o a Pompei?
Non so cosa veramente abbia visto il ministro durante la sua “visita privata” alla reggia di Caserta o a Pompei. La nostra visita al sito archeologico è stata sconvolgente. Ne abbiamo tratto un servizio video che puoi vedere cliccando qui. E prossimamente ci occuperemo della Reggia di Caserta. Che è in condizioni scandalose.

Di certo il ministro Bray ha ottime intenzioni, ma forse non ha ancora ben chiara la situazione di sfascio totale del patrimonio culturale italiano. Vessato da quarant’anni di incurie dei nostri politici (di centrodestra e centrosinistra) e anche da una classe burocatico dirigenziale delle Soprintendenze che brilla di intelligenza e sensibilità soltanto in rare occasioni.

Il teatrino della politica contro le grandi idee di Bray
Ci vorrà molto tempo per cominciare a vedere i primi risultati. E con il governo Letta traballante e le elezioni politiche dietro l’angolo -a causa dell’anomalia tutta italiana del caso Berlusconi- forse le dichiarazioni del ministro hanno più il sapore di una propaganda pre-elettorale che altro.

Caro ministro Bray è stato piacevole conoscerla anche se così fugacemente. Per quel poco che ci è sembrato di capire lei sembra proprio una brava persona. Sul serio. Se dovesse aver la fortuna (come ci auguriamo) di continuare e completare (almeno in parte) il suo lavoro una cosa è certa. Con un turismo migliore e i nostri bellissimi musei aperti e agibili almeno Massimo Dalema avrà il piacere di godersi pienamente la sua (speriamo!) imminente (e dorata) pensione. “Do ut des” dicevano gli antichi romani. Ce lo saluti tanto, ministro.  Ma gli dica anche che non lo rimpiangeremo. Tanto si sa, “ambasciator non porta pena”.

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