Il 23 giugno 1943 fu approvata da Roosvelt la creazione dell’American Commission for the Protection and Salvage of Artistic and Historic Monuments in War Areas: nacque così nell’esercito americano la sezione Monuments Fine Arts and Archives. I Monuments Men erano 354, uomini e donne di diverse nazionalità: direttori di musei, curatori, storici dell’Arte, collezionisti, architetti e insegnanti; con l’incarico di proteggere le opere d’arte in Europa si dedicarono soprattutto a rintracciare i capolavori trafugati dai nazisti e nascosti in luoghi abbandonati quali miniere e fabbriche in disuso.
Tutto iniziò con il saccheggio organizzato da Adolf Hitler e dal regime nazista: spogliati di tutto furono gli ebrei tedeschi, austriaci e di gran parte dell’Europa; con la guerra le razzie si estesero poi anche ai musei e alle collezioni private delle terre conquistate, dalla Francia alla Norvegia.
Quando la situazione precipita, una parte del bottino viene nascosta nella miniera di sale di Altaussee, in Austria: vi furono recuperati oltre 6.500 opere d’arte tra le quali la Madonna di Bruges di Michelangelo e l’enorme altare con l’Adorazione del mistico agnello di Jan Van Eyck.
I Monuments Men scovarono circa 1.500 depositi clandestini di opere d’arte. Il bottino accumulato da Hermann Göring, tra le scoperte più clamorose, contava oltre mille fra quadri e sculture, nascosti a Berchtesgaden.
E la lista dei capolavori perduti durante la guerra è ancora lunga e fitta di nomi illustri: da Raffaello a Rembrandt, da van Gogh a Klee. Dello scorso novembre, ad esempio, la notizia del ritrovamento di capolavori per valore complessivo di un miliardo di euro: si tratta di circa 1.500 opere di artisti come Picasso, Matisse, Renoir e Chagall che furono confiscate dai nazisti durante il Terzo Reich.
Da queste vicende è stato tratto il libro Monuments men. Eroi alleati, ladri nazisti e la più grande caccia al tesoro della storia di Robert M. Edsel e Bret Witter che ha ispirato il nuovo film di George Clooney: The Monuments Men, presentato fuori concorso al Festival di Berlino.
Dopo The Good German (Steven Soderbergh, 2006), George Clooney e Cate Blanchett tornano quindi ad essere protagonisti nella Germania della Seconda Guerra Mondiale. Ad affiancarli, in questa quinta regia per Clooney, un cast perfetto: Matt Damon (chiamato a sostituire il troppo impegnato Daniel Craig), Bill Murrey, John Goodman, Jean Dujardin e Bob Balaban.
Clooney interpreta con il suo solito fare sornione George Stout, conservatore al Fogg Art Museum di Harvard, Matt Damon è James Rorimer, esperto d’arte e futuro direttore del Metropolitan di New York, Cate Blanchett -sempre più in stato di grazia- è invece la storica d’arte Rose Valland, membro della resistenza francese che aiutò gli alleati nella caccia al tesoro dei capolavori trafugati.
Parte della vicenda ruota attorno al Decreto Nerone che prevedeva la distruzione totale di tutte le case e di tutti i beni appartenenti alla popolazione e al regime (opere d’arte comprese quindi) per far terra bruciata di fronte all’avanzata degli Alleati, onde evitare che il nemico potesse appriopriarsi di qualcosa dopo la vittoria.
Il film prende le distanze dalle precedenti regie di Clooney e abbandona la chiave del cinismo per appoggiarsi in maniera più brillante ad un registro leggero e old fashioned: la critica internazionale ha però storto il naso e non sono mancate le stroncature. È un umorismo agrodolce a guidare i personaggi in questo racconto onestamente americano, in bilico tra il retorico e lo scanzonato, tra la malinconia e l’eroico. Una pagine importante e poco conosciuta nella storia della cultura occidentale portata sul grande schermo con estremo mestiere ed equilibro, senza eccedere inutili sensazionalismi da blockbuster o in velleità autoriali.
In uscita in Italia il 13 febbraio, con anteprima nazionale in presenza del cast il 10 febbraio presso il multiplex UCI Cinemas di Pioltello in provincia di Milano.
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2 Commenti
Nella mia tesi di laurea magistrale mi sono occupato della tutela del patrimonio artistico italiano durante la seconda guerra mondiale.
Nel film si vede e si parla anche del bombardamento di Santa Maria delle Grazie, del Cenacolo vinciano e dell’Abbazia di Monte Cassino.