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Tefaf 2014: Sarti presenterà dipinto inedito di Artemisia Gentileschi

TEFAF Maastricht, la più importante Fiera dell’Arte al mondo, è ormai alle porte: inaugurerà giovedì 13 marzo. Tra gli espositori si segnala Giovanni Sarti che presenterà un dipinto inedito di Artemisia Gentileschi raffigurante Cleopatra del 1640 circa.

Artemisia GENTILESCHI
(Roma, 1593 – Napoli, 1654)
Cleopatra.  Circa 1640
Olio su tela – 223 x 150 cm.

Il dipinto si mostra in condizioni eccellenti. La tecnica è quella tipica della pittura della prima metà del Seicento tra Roma e Napoli: su una tela a trama spessa quadrettata è stesa una preparazione gessosa bruna, sopra la quale stesure corpose, sorrette da un rigoroso disegno, descrivono lussuosi panneggi – eseguiti a lapislazzulo su una base di biacca quelli dell’abito della regina – sviluppati nel tendaggio rosso alle spalle della figura e in quello color oro cupo-arancio sull’ara, ornata da un rilievo antico con una figura femminile in piedi, di profilo. Sul piano dell’ara è rappresentata una offerta nella forma di un canestra di vimini piena di grappoli d’uva di due diverse varietà. È, questo, un inserto di grande impegno formale, ma esprimono lo stesso livello qualitativo di esecuzione anche l’impiego di carminio per descrivere i passaggi di luce sull’epidermide e le accensioni di biacca sulle dita e sul brano della camicia sotto l’abito.

L’iter ideativo del dipinto è riscontrabile dalle radiografie, e mostra come in sostanza l’intera costruzione della figura sia stata impostata mediante un disegno che ha subito pochi ripensamenti, eccezion fatta per il cambiamento di posizione della mano destra della regina, inizialmente sospesa poco sopra il piano dell’ara coperto dal panneggio, e nella stesura definitiva poggiata invece sul panneggio, tenendo l’aspide tra le dita (fig. 1)

Fig. 1

L’ideazione e la realizzazione di questa opera spetta ad Artemisia Gentileschi. E il periodo quando lavora a Napoli, che fu il luogo del suo più lungo soggiorno di Artemisia durante il quale la pittrice sviluppò una partnership con Onofrio Palumbo, tra i migliori esponenti della tendenza che nella prima metà del Seicento a Napoli fa capo a Massimo Stanzione.

Appare evidente il legame con opere unanimemente considerate pertinenti alla lunga fase napoletana di Artemisia, come ad esempio il ‘Lot e le figlie’ a Toledo, Ohio, Museum of Art, o l’ ‘Ester e Assuero’ a New York, Metropolitan Museum of Art, con tutta probabilità entrambe databili tra il quarto e il quinto decennio del Seicento. Con la ‘Cleopatra’ qui in esame queste due opere famose condividono la tavolozza luminosa, il gusto per la materia resa con pennellate spesse e abbondanti pigmenti, e i vigorosi chiaroscuri.

Fig. 2

Riguardante la postura della Cleopatra, il riferimento è la cosiddetta ‘Urania’ greco- romana, nota attraverso la versione di Villa Adriana a Tivoli (fig. 2) e soprattutto quella dei Musei Capitolini. Su questa citazione così colta si innesta l’idea di raffigurare l’eroina con lo sguardo rivolto verso l’alto a cogliere l’ispirazione per il suo gesto estremo. Siamo perciò di fronte al recupero di una testimonianza significativa per il corpus delle opere napoletane di Artemisia, che in base ai caratteri in essa riscontrati sia databile verso il 1640.

 

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