In questi giorni Milano è tappezzata di scatolette di “merda d’artista”; in ragione di 3 una sopra l’altra. E’ l’immagine scelta per i manifesti della mostra di Piero Manzoni in corso a Palazzo Reale. Manzoni, scapestrato, morto troppo giovane, artista dada e concettuale, (il “vero Manzoni” cantano i Baustelle) deve essere ricordato e verrà ricordato per quella geniale defecatio, sebbene abbia prodotto anche altro.
Solo che dopo 53 anni, ormai storicizzata, la merda d’artista è un deja vu che non fa più pensare, non sbalordisce le bourgeois (abituati a ben altro), non è dirompente nei confronti dell’art system, neppure fa ridere come quelle barzellette che abbiamo ascoltato cento volte e di cui conosciamo bene il finale. Sembra la tiritera di quei reduci che insistono a raccontare dei loro eroismi di altri tempi.
Ebbene, ne saranno lieti i collezionisti che per 60mila euro possono fare bella mostra del contenuto netto di 30 gr. della preziosa materia. I visitatori della retrospettiva, come al solito, esclameranno: “Potevo farla anche io“.