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THE PETER STUYVESANT COLLECTION

SOTHEBY’S. Amsterdam, 8 marzo 2010

Lunedì 8 marzo ad Amsterdam Sotheby’s ha messo all’incanto 163 opere della Collezione Peter Stuyvesant, proprietà del British American Tobacco Netherlands (BAT) e ha totalizzato13,590,475 euro. La collezione rappresenta la più ampia vendita di arte contemporanea e del dopoguerra mai presentata in asta nei Paesi Bassi. Nata alla fine degli anni Cinquanta, è diventata famosa come la Peter Stuyvesant Collection e adesso conta oltre 1000 opere realizzate da autori provenienti da più di 40 paesi.


 
Lotto 29,
NIKI DE SAINT-PHALLE (1930 – 2002)
LILI OU TONY,
painted polyester resin, tissue, wire mesh and collage
206 x 130 x 130 cm.
Executed in 1965.
ESTIMATE 200,000 – 300,000 EUR 
AGGIUDICATO A: 408,750 EURO 

 

 

Lotto 25,
Piero Dorazio (1927 – 2005)
Avant Creation, 1972, olio su tela, 135 x 360 cm,
stima: € 30,000 – 40,000

AGGIUDICATO A: 132,750 EURO

 TOP TEN:

 

Lot Price (EUR) Estimate (EUR)
 
106 1,072,750 (1,072,750 EUR) 200,000 – 300,000  
Kippenberger, Martin, DINOSAURIEREI
70 492,750 (492,750 EUR) 120,000 – 180,000  
Appel, Karel, ‘TETE TRAGIQUE’
40 480,750 (480,750 EUR) 100,000 – 150,000  
Hantai, Simon, Z/T M.C. 2 (mariale)
18 456,750 (456,750 EUR) 100,000 – 150,000  
Schoonhoven, Jan, ‘QUADRATENRELIEF MET DIAGONALEN’
17 432,750 (432,750 EUR) 20,000 – 30,000  
Morellet, Franco, ‘2 TRAMES DE TIRETS’
3 432,750 (432,750 EUR) 150,000 – 200,000  
Appel, Karel, ‘TORSE DE FEMME’
29 408,750 (408,750 EUR) 200,000 – 300,000  
Phalle, Niki de St., LILI OU TONY
22 348,750 (348,750 EUR) 60,000 – 80,000  
Jan Schoonhoven, Dakje
14 336,750 (336,750 EUR) 80,000 – 120,000  
Uecker, Gunther, ‘GROSSER SCHNEE’
119 312,750 (312,750 EUR) 120,000 – 180,000  
Erik Bulatov, Jumping, 153.5 x 180.5, 1994
19 312,750 (312,750 EUR) 80,000 – 120,000  
Jan Schoonhoven, Combinatie
15 312,750 (312,750 EUR) 100,000 – 150,000  
Schoonhoven, Jan, ‘VIERKANT MET DIAGONALEN’
21 312,750 (312,750 EUR) 50,000 – 70,000  
Opalka, Roman, ‘NO.6 DETAIL 2890944 – 2910059’ 

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Cees Foet (BAT): “In linea con investimenti significativi nell’arte olandese contemporanea, BAT ha previsto di devolvere una porzione dei ricavi dell’asta come donazione a favore della cultura nei Paesi Bassi. I dettagli saranno resi noti solo a conclusione della vendita.”

La collezione rappresenta la più ampia vendita di arte contemporanea e del dopoguerra mai presentata in asta nei Paesi Bassi. Nata alla fine degli anni Cinquanta, è diventata famosa come la Peter Stuyvesant Collection e adesso conta oltre 1000 opere realizzate da autori provenienti da oltre 40 paesi. Il cuore della collezione, che sarà messo all’asta questo mese, comprende 163 lavori  di importanti artisti: Karel Appel, Arman, Alighiero Boetti, Corneille, Alan Davie, Simon Hantai, Mike Kelley, Martin Kippenberger, Per Kirkeby, Wilfredo Lam, Robert Mangold, Robert S. Matta, Kenneth Noland, Roman Opalka, Niki de Saint-Phalle, Serge Poliakoff, Manuel Rivera, David Salle, Giuseppe Santomaso, Jan Schoonhoven, Jesus Rafael Soto, Gunther Uecker e Victor Vaserely. Tutte le opere non sono ancora state presentate sul mercato.

La storia di come è stata costituita questa collezione è veramente affascinante. Tutto inizia alla fine degli anni Cinquanta, Alexander Orlow è il direttore della Turmac Tobacco Company e mette il suo amore per l’arte astratta al servizio dell’industria. <Perquanto complicate possano essere le operazioni compiute da una macchina>, disse, <diventano ben presto monotone per gli operai di una fabbrica>. Spinto dalla volontà di migliorare il loro ambiente di lavoro e di rallegrare le attività dei suoi dipendenti, decise di costruire anno dopo anno quello che col tempo è diventata una delle più prestigiose collezioni al mondo di opere d’arte contemporanea. Pezzi che hanno la particolare caratteristica di avere grandi dimensioni e colori accesi, scelti proprio allo scopo di essere esposti nei capannoni della fabbrica, al di sopra dei macchinari con l’intento di dare ispirazione e stimolare la mente degli operai.

Come ha spiegato il Dr. Wim Beeren, uno degli advisor della collezione: “Ad Alexander Orlow venne questa magnifica idea di esporre dipinti di arte moderna e contemporanea nelle fabbriche circondati dai macchinari dei processi industriali. A dimostrazione della grande fiducia che Orlow aveva nell’Arte che crea un ambiente stimolante durante i processi produttivi”.

La storia della collezione

Alexander Orlow, morto lo scorso anno all’età di 91 anni, è stato il promotore del progetto costitutivo di un’enorme collezione di arte contemporanea creata nell’arco di quasi 50 anni. La collezione divenuta famosa, fino al 2004 era nota come la “Peter Stuyvesant Collection”.

La Peter Stuyvesant Collection è conosciuta soprattutto per gli obiettivi rivoluzionari che ne hanno segnato la nascita. Alexander Orlow, direttore della Turmac Tobacco Company e collezionista d’arte, era alla ricerca di un modo di migliorare le monotone condizioni lavorative della fabbrica di sigarette di Zevenaar in Olanda. Nel 1960 decise di appendere tredici dipinti di imponenti dimensioni al di sopra dei macchinari.

Orlow invitò tredici artisti da diversi paesi europei per creare ognuno un quadro per i padiglioni di produzione, il tema scelto era la “gioia di vivere”. Il suo scopo era quello di animare un ambiente funzionale così tetro e severo e di rompere la monotonia a beneficio di quelli che trascorrevano molte ore di lavoro in quello scenario. Le specifiche delle opere d’arte erano semplici: ogni dipinto avrebbe dovuto avere dimensioni imponenti, colori accesi con forme potenti e di qualità ineccepibile. Era nato il concetto di “Art in the Factory”, un esperimento avventuroso che inseriva le componenti dell’arte in un contesto sociale come quello della fabbrica.  

Per molti degli artisti questo tipo di arte vincolata agli spazi di lavoro fu un’esperienza completamente nuova. Per i dipendenti pure, venivano colti impreparati da questa avventura artistica quando i quadri venivano posizionati la notte come sorpresa. La reazione iniziale della maggior parte dei lavoratori fu uno shock, ma questa cambiò rapidamente e iniziarono ad esprimere le loro preferenze che a dispetto di ogni previsione di Orlow erano dirette verso le opere astratte. 

Dal principio della collezione, nel 1960 Orlow avvicinò advisor di fama che operavano in ambito museale allo scopo di guidarlo nella selezione delle opere da aggiungere alla collezione. Fin dal primo degli advisor incaricati, a tutti fu data piena libertà di acquisto e la più breve lista di istruzioni possibile nella selezione dei lavori, sempre tenendo a mente che il fine ultimo era quello di umanizzare ed elevare gli spazi produttivi all’interno della fabbrica. I criteri di selezione delle opere della collezione erano:
– avere grandi dimensioni
– avere immagini intense
– autore internazionale

E suppergiù per i successivi quarant’anni un susseguirsi di  validi advisor abbracciarono questi criteri orientando la scelta dei lavori per la collezione, prima sostenuti dalle risorse della Turmac, poi di Rothmans e da ultimi dalla BAT. Ognuno lasciò un’impronta del proprio stile, delle sue preferenze e della sua interpretazione della lista di vincoli delle opere.

Il catalogo dell’asta di Sotheby’s presenta delle collezioni assai diverse da un advisor all’altro. Le differenze di stile sono sottolineate anche dal diverso periodo di tempo trascorso tra la raccolta delle opere. Quasi tutti i pezzi della collezione furono acquistati entro un anno dalla loro realizzazione. 

Il primo adviser fu Willem Sandberg, già Direttore del Stedelijk Museum in Amsterdam; seguì Renilde Hammacher van den Brande, già chief curator per l’arte moderna al Museum Boymans van Beuningen in Rotterdam; Wim Beeren,  direttore del Stedelijk Museum in Amsterdam; e più recentemente Martijn Sanders, direttore dell’Amsterdam Concertgebouw fino al 2006.

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