Yves Klein (1928-1962), divenuto famoso con il nome di “Yves le monochrome”, ha le qualità di un personaggio da romanzo. Cintura nera di judo, formatosi in Giappone, divenne uno dei massimi pittori negli anni Cinquanta a Parigi, quando la vita artistica aveva l’ambizione di sfiorare l’impossibile.
Costruito sulla base di eventi reali e testimonianze incrociate, Blu K. Storia di un artista e del suo colore inizia nel 1952, quando il futuro artista apprende lo judo presso il Kodokan di Tokyo, per concludersi con Monochrome bleu, esposto al Centre Pompidou di Parigi.
Il ritratto che ne emerge in questo romanzo è fatto di finzione e realtà, che Teodoro Gilabert rielabora coinvolgendo gli studenti dell’Istituto franco-giapponese, i familiari, le innumerevoli amanti, le galleriste, gli amici, e perfino un guardiano di museo…
Vi proponiamo due delle innumerevoli testimonianze raccolte da Gilabert nel libro edito da Skira.
Édouard, 1956
“Avevo un colorificio in Boulevard Quinet e ho visto artisti d’ogni genere passare dal mio negozio. Dai più convenzionali ai più estrosi. Yves Klein è stato l’unico con cui ho stabilito un’amicizia e una complicità professionale. Credo di aver avuto un ruolo chiave nell’avventura della monocromia. Comprava da me quantità industriali di rulli in pelle di pecora, sempre gli stessi, dei Roulor da diciassette centimetri di larghezza. Non li lavava, li cambiava a ogni quadro perché era in cerca di una consistenza perfetta. Un giorno mi chiese se potevo aiutarlo a trovare la miscela di una pittura blu luminosa, vellutata, particolarmente resistente. Aveva provato di tutto per legare il pigmento blu oltremare 1311 che comprava da me: la colla di pelle, l’olio di lino, la caseina… senza mai ottenere l’effetto desiderato. Allora mi sono lanciato in quella preparazione tutta blu, ma senza successo. Ne parlai con un amico ingegnere, chimico da Rhône-Poulenc. Mi suggerì di provare una nuova resina che aveva appena messo a punto, la Rhodopas M60A. Poi, alla fine, venne a trafficare con noi. Abbiamo finito per trovare la miscela perfetta, ma non ho il permesso di rivelare la formula! Posso solo elencare i componenti essenziali: polvere d’oltremare 1311, Rhodopas, alcol 95° e acetato etilico. Per fortuna non basta conoscere gli ingredienti per diventare un grande cuoco. (…)”
Guido, 1956 (originale italiano)
“È stato un artista mio amico, Gianni Bertini, a farmi conoscere il giovane critico Pierre Restany. Restany con la y, ma parlava bene l’italiano… per essere un parigino. Allora gestivo la Galleria Apollinaire in via Brera 4, a Milano, specializzata in arte contemporanea. Pietro e Gianni hanno insistito perché incontrassi Yves Klein, “un genio” dicevano. Così sono andato a trovarlo nel suo studio di rue Campagne-Première, nel XIV arrondissement. È sempre stato un piacere per me incontrare gli artisti dalle parti di Montparnasse, sul loro luogo di lavoro. C’era un’atmosfera particolare nei caffè del quartiere, una sorta di follia effervescente, una cordialità che venendo dall’Italia avevo trovato sorprendente. Ero arrivato in Francia pensando che fosse come un Paese del Nord, con gente triste e troppo seria. Ma alla Coupole o al Select ho ritrovato un’esuberanza mediterranea, più che a Milano, dove la gente è tutta presa dal lavoro e pensa solo a guadagnare sempre di più. Yves Klein vi aveva istituito il suo quartier generale, con i suoi amici e le bellissime ragazze che gli ronzavano attorno. Era un ragazzo che irradiava luce, attirava gli sguardi, tutti tacevano quando parlava, un’aura, ecco Yves Klein aveva un’aura, e anche un lato magico. Dopo aver discusso a lungo e bevuto parecchio, ha finito per mostrarmi i Monochromes nel suo atelier, a due passi dal caffè. C’erano soprattutto dei blu, gli altri colori non sembravano interessarlo.
All’inizio non fui particolarmente entusiasta, poi ho ceduto al fascino del giovane pittore e al suo mondo. Ricordo, faceva molto freddo in quel mese di novembre 1956, e lui era tranquillo nel suo completo nero con camicia bianca impeccabile, mentre io ero completamente congelato dopo il caldo soffocante e fumoso del caffè. Mi ha mostrato i suoi quadri uno dopo l’altro, a me parvero tutti uguali. Mi aspettavo di vedere qualcosa di diverso apparire tra le mani di Yves il mago, ma no, mi tuffava sempre più a fondo nel suo mondo blu, come se volesse annegarmici dentro. Non ero sicuro di essere in grado di venderli ai miei clienti, uomini d’affari milanesi, ma ho ceduto alla sua magia. Abbiamo trovato insieme il titolo della mostra ‘Proposte monocrome, epoca Blu‘. La data: dal 2 al 12 gennaio 1957. (…)”
Teodoro Gilabert è nato nel 1963 a Valencia, in Spagna. Vive e lavora in Francia. Ha pubblicato Les pages roses (2008), La Belle Mauve (2010) e L’Amer orange (2012).
Blu K. – Storia di un artista e del suo colore
2014, 14 x 21 cm, 144 pagine, brossura
ISBN 978-88-572-2284-4
€ 15,00
Editore: Skira