Akira Kurosawa allo spazio Oberdan . Dal 2 al 18 luglio 2014 a Milano presso lo Spazio Oberdan la Fondazione Cineteca Italiana presenta Akira Kurosawa, una rassegna interamente dedicata a quello che forse è il più grande maestro del cinema giapponese.
In 12 lungometraggi, di fatto altrettanti capolavori, un omaggio ad Akira Kurosawa, uno degli imperatori del cinema, autore i cui film, dato il loro grandioso impianto formale, unito alla densità dei temi trattati, solo su grande schermo possono essere apprezzati in tutta la loro straordinaria forza espressiva.
Epica, avventura, azione, ma anche riflessione, introspezione, scavo nelle tenebre dell’anima: questi gli ingredienti dell’arte cinematografica di Akira Kurosawa, che ha saputo fondere tradizione e modernità, popolarità e ricerca, contaminando la cultura orientale con gli esempi più alti dell’arte dell’Occidente.
Nato nel 1910 e scomparso nel 1998, Kurosawa fa il suo esordio alla regia nel 1943, dopo aver tentato la via della pittura, con il film Sugata Sanshiro, prima opera di una carriera fantastica, che conta la produzione di oltre trenta lungometraggi.
A partire da “L’angelo ubriaco” (1948) inizia la sua collaborazione con l’attore Toshiro Mifune, con il quale realizzerà ben sedici pellicole tra le quali spicca “Rashomon” (1950), Leone d’oro alla mostra del cinema di Venezia e opera che sdogana definitivamente il cinema giapponese in Occidente.
Dopo una crisi di depressione e un tentativo fallito di suicidio, Kurosawa torna dietro alla macchina da presa a suo modo, ovvero realizzando altre opere memorabili come “Kagemusha – L’ombra del guerriero” (1980, Palma d’Oro al Festival di Cannes), “Ran” (1985) e “Sogni” (1990), film realizzati con la collaborazione di alcuni registi ammiratori del suo lavoro come Francis Ford Coppola, Steven Spielberg e George Lucas.
La rassegna allo Spazio Oberdan offre un’ampia panoramica della carriera del regista, e conta tra i suoi titoli i classici degli anni ’40:
“L’angelo ubriaco” e “Cane randagio” (1949); il rivoluzionario “Rashomon”; lo straziante “Vivere” (1951); gli shakespeariani “Il trono di sangue” (1957) e “Ran”; i classici film di samurai I sette samurai (1954), “La fortezza nascosta” (1958), “La sfida del samurai”(1961) e “Kagemusha”; i biografici e riflessivi “Sogni” e “Rapsodia d’agosto” (1992).
INFO:
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