In mostra oltre 120 opere del grande protagonista dell’arte di fine ‘800
Milano offre al pubblico la possibilità di riscoprire un artista a lungo dimenticato, che è stato invece importantissimo per l’arte italiana e non solo. Stiamo parlando di Giovanni Segantini, le cui opere saranno in mostra a partire da oggi, giovedì 18 settembre 2014 sino al 18 gennaio 2015, a Palazzo Reale.
Segantini è nato nel 1858 ad Arco di Trento, terra allora sotto il dominio dell’Impero Asburgico, ha sempre considerato l’ Italia come sua patria, anche se, dopo aver perso la cittadinanza austriaca non è mai riuscito, per motivi burocratici ( legate al mancato servizio di leva in Austria), ad ottenere la cittadinanza dal nostro paese.
L’arte di Segantini, nei soggetti e nella tecnica, è però profondamente legata a Milano, dove ha effettuato l’apprendistato a bottega e in Brera, alla Brianza, e poi alla Svizzera. Il capoluogo lombardo è stato fondamentale per la sua carriera artistica, ed è rimasto fulcro della parabola segantiniana. Il percorso della mostra, realizzato dalle curatrici Annie- Paule Quinsac e Diana Segantini, pronipote dell’artista, non è studiato in senso cronologico bensì tematico: si parte perciò dalla sezione de Gli esordi, con lavori come Il coro di Sant’Antonio (1879), Il Naviglio sotto la neve ( 1879- 1880), o ancora Ritratto di donna in Via San Marco ( 1880). Da 1886, tuttavia, Segantini è rimasto un outsider rispetto alla cultura milanese, ma ha fatto si che questa rimanesse determinante nelle sue scelte umane ed artistiche.
Già dalle prime opere e dai numerosi scritti teorici lasciati dallo stesso artista, si denota una prodigiosa capacità artistica ed intellettuale, una mente lucida che è arrivata a formulare un personalissimo pensiero estetico.
La seconda sezione, intitolata Il ritratto. Dallo specchio al simbolo, presenta invece alcuni meravigliosi dipinti mai visti prima a Milano, come ad esempio Il ritratto della Signora Torelli (1885-1886), dove è raffigurata la moglie del fondatore del Corriere della Sera Eugenio Torelli Viollier, il Ritratto di Carlotta ( 1897), come meditazione sulla morte, e Petalo di rosa ( 1890), dipinto sopra il precedente Tisi galoppante ( 1883), dove il volto della compagna Bice al risveglio vuole essere simbolo di sensualità.
Si arriva poi alla terza sezione, Il vero ripensato: la natura morta, e alla quarta, Natura e vita dei campi. Questi settori raccontano dei percorsi dell’artista dopo il 1881, anno in cui ha lasciato Milano per la Brianza, trovando un nuovo contatto con la natura, rifiutando l’idea metropolitana della vita e dell’arte dei suoi amici cosiddetti scapigliati. Da qui la traduzione dei paesaggi dal vero in ricche sfumature tonali per farsi interprete di una natura concepita come terra di vita esclusivamente agricola, anche se si è da subito distaccato dalla quotidianità dei contadini, rifugiandosi anzi in uno stile alto borghese, con tanto di villa e servitori. Dalla Brianza, nel 1886, si è poi trasferito in Svizzera, come precedentemente accennato, a Savognino nei Grigioni prima e a Maloja poi, passando per Soglio, in Val Bregaglia, durante i rigidi inverni.
In questo periodo Segantini ha continuato a condurre una vita estremamente agiata, che non è però riuscita a distoglierlo dallo studio en plein air, che gli ha fatto passare lunghissime ore all’aperto per impossessarsi dei luoghi, dei monti e delle valli che lo hanno circondato, per poi riprodurli direttamente su tela, di getto, per lunghi giorni. Come asserisce la Quinsac, però – Il contadino come eroe dimenticato non lo interessa, è della natura che vuole impadronirsi, con i cieli, la terra, gli animali e le genti che la popolano- .
In queste sale si possono perciò ammirare Funghi ( 1886), Pesci ( 1886), Anatra appesa ( 1886), e ancora Dopo il temporale ( 1883-1884), L’ultima fatica del giorno ( 1884), La raccolta delle patate ( 1886), La raccolta delle zucche ( 1884), sino ad arrivare al primo paesaggio monumentale,intitolato Alla stanga ( 1886). Sono tutte opere, queste, in cui il divisionismo adottato dall’artista rende in maniera assolutamente precisa e perfetta il suo intento, ovvero quello di riprodurre una natura incentrata sul paesaggio, dove il contadino è assolutamente figura incidentale.
Nei lavori di Giovanni Segantini il simbolismo è sempre esistito, ma in forma latente, poco propensa a venire fuori, almeno sino alla realizzazione dei quadri esposti nella Quinta sezione, Natura e simbolo, dove la religiosità degli umili si esprime attraverso Effetto luna (1882), l’incredibile Ave Maria a trasbordo (1886) di cui sono esposti anche disegni preparatori e studi, e ancora con Ritorno dal bosco (1890), dove ha iniziato a toccare in maniera embrionale le tematiche al centro del suo personale simbolismo, come la solitudine dell’ uomo dinnanzi la natura, l’armonia tra quest’ultima e il destino , l’implicito parallelo tra la maternità umana e quella animale.
Ai capolavori del periodo di Savognino fanno poi seguito opere di proporzioni monumentali, che rimandano ad un divisionismo volto a rendere la luce accecante e rarefatta dei monti come simbolo: ne abbiamo qui testimonianza con L’ora mesta ( 1892), Primavera sulle Alpi ( 1897) e Donna alla fonte ( 1893).
Le ultime due sale sono dedicata rispettivamente a Fonti letterarie e illustrazioni e al Trittico dell’Engadina, dove si può ammirare un’ ulteriore evoluzione dello stile segantiniano: con Le due madri ( 1889) , considerato vero e proprio manifesto del divisionismo italiano alla prima Triennale di Brera che ha visto l’ufficiale nascita del movimento, si può notare l’utilizzo dell’argento e dell’oro in polvere, così come in L’ Angelo della vita ( 1894) e L’amore alla fonte della vita ( 1896).
Il protagonista della rassegna milanese è morto ancora giovane, nel 1899, fra i pittori meglio pagati del suo tempo, presente con le sue opere in collezioni pubbliche in Germania, Olanda, Belgio, Austria, Ungheria, Inghilterra e via dicendo, come riferimento per i maestri delle avanguardie europee.
Con la prima guerra mondiale e il conseguente isolamento culturale dell’Italia fascista, la figura di Segantini è stata per lungo tempo relegata al limbo del provincialismo.
Fortunatamente, nonostante il limitato numero di opere, disperse in tutto il mondo e molto fragili, per cui difficilmente trasferibili, si è riuscito, a Milano,a creare un percorso completo ed esaustivo, anche grazie alla presenza in allestimento di numerosi disegni, schizzi e studi.
La mostra Segantini è prodotta dal Comune di Milano – Cultura, Palazzo Reale e Skira Editore, in collaborazione con la Fondazione Antonio Mazzotta.
INFORMAZIONI UTILI
Segantini
Palazzo Reale – Milano
Dal 18 settembre 2014 al 18 gennaio 2015
Orari: Lunedì 14.30-19.30; Martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30- 19.30; Giovedì e sabato 9.30-22.30
Informazioni, prenotazioni, biglietti : 02 92800375
www.mostrasegantini.it – www.comune.milano.it/palazzoreale
Catalogo: Skira