Data
Data - 24 Giu 2011 until 25 Set 2011
Luogo
MERANO ARTE - Edificio Cassa di Risparmio
Categoria/e
fotografia
Artista
Curatore
La mostra, curata da Valerio Dehò, ospitata dall’edificio Cassa di Risparmio (via Portici 163), organizzata in collaborazione con Sudest57, Milano e Galleria Spazia, Bologna, ripercorre la carriera di reporter e artista di Erwitt, attraverso le serie che hanno ormai conquistato un posto fisso nell’immaginario fotografico.
Molto importante è anche un suo libro dedicato al pubblico dei musei chiamato “Museum watching”, in cui non solo anticipa una tematica ripresa da ben più celebrati artisti come Thomas Struth, ma da cui emerge la sua intelligenza nel considerare sempre il rapporto tra l’opera d’arte e lo spettatore, come punto di vista privilegiato della pratica artistica.
Instancabile e sempre concentrato su nuovi progetti, Elliott Erwitt è un fotografo che lascia ancora il segno e che rappresenta non solo la storia della fotografia, ma anche un esempio di passione per un lavoro straordinario che lo ha portato a contatto con i grandi del Novecento, ma anche con le persone comuni e con la vita delle grandi metropoli.
Erwitt è un reporter sempre in viaggio. All’inizio della sua carriera ha lavorato per il Governo americano, ma è stato determinante l’incontro con Robert Capa, co-fondatore, con Cartier-Bresson, Rodger e Seymour, dell’agenzia Magnum, la celebre cooperativa di grandissimi fotografi che sono stati i testimoni dei grandi eventi del secolo scorso.
Nel 1953, poco prima della sua scomparsa durante la guerra di Corea, Capa fa entrare in Magnum il giovane Erwitt, che da lì a poco ne diviene presidente.
Parallelamente inizia a pubblicare i suoi servizi fotografici dando importanza ai dettagli, con la sua caratteristica ironia. Del resto, non ha mai voluto dare al suo lavoro enfasi o sacralità, si limita sempre al visibile. Numerosi volumi hanno accompagnato la sua produzione artistica e le sue mostre: tra i più famosi e riusciti, “Personal Best”, edito da teNeues, dove vien ben rappresentato il suo umorismo sottile e poetico che si muove sempre sul filo dell’inaspettato e del malinconico.
Grande narratore, Erwitt è unico nella sua generazione per la leggerezza del suo sguardo e per la capacità di saper trovare i lati più buffi e surreali di situazioni pur drammatiche.
Ironia che traspare anche in molte delle sue interviste come quella in cui gli fu chiesto “Perché lei deve pubblicare libri?”, “Perché – rispose – sono in giro da così tanto tempo che la maggior parte degli editori pensa che io sia morto!”.
Particolare è il suo rapporto con l’Italia e non solo per i motivi biografici (visse a Milano durante l’infanzia). Nel 2000, ha realizzato un calendario per la Lavazza e nel 2002 ha tenuto un’importante antologica allo Spazio Oberdan a Milano. Ha ritirato nel 2009 il Leica Lucca Digital Photo Festival Award.
Dal 20 maggio, l’International Center of Photography (ICO) di New York lo celebrerà con un’ampia retrospettiva che presenta una selezione di 100 immagini, effettuata dallo stesso Erwitt, scegliendo tra le sue preferite insieme con alcune stampe inedite dei suoi primi lavori.
Elliott Erwitt è nato in Francia da una famiglia di emigrati russi, nel 1928. Passa i suoi primi anni in Italia. A 10 anni si trasferisce con la famiglia in Francia e da qui negli Stati Uniti nel 1939, stabilendosi dapprima a New York, poi, dopo due anni, a Los Angeles.
Nei primi anni ‘50, Erwitt dopo essere transitato per Pittsburg, la Germania e la Francia, si stabilisce a New York, città che elegge sua base operativa fondamentale. Flessibilità e spirito d’adattamento necessari tanto alla sua professione che ai suoi interessi, lo hanno visto muoversi molto spesso intorno al pianeta prima di far ritorno alla base. Durante i suoi studi alla Hollywood High School, Erwitt lavora in un laboratorio di fotografia sviluppando stampe “firmate” per i fan delle star di Hollywood. Nel 1949 torna in Europa viaggiando e immortalando a lungo realtà e volti in Italia e Francia. Questi anni segnano l’inizio della sua carriera di fotografo professionista. Chiamato dall’esercito americano nel 1951 continua a lavorare per varie pubblicazioni e, contemporaneamente, anche per l’esercito americano stesso, mentre staziona in New Jersey, Germania e Francia.
La grande opportunità gli viene offerta dall’incontro, durante le sue incursioni newyorchesi a caccia di lavoro, con personalità come Edward Steichen, Robert Capa e Roy Stryker che amano le sue fotografie al punto da diventare suoi mentori. Nel 1953 congedato dall’esercito, Elliott Erwitt viene invitato da Robert Capa, socio fondatore, ad unirsi a Magnum Photos in qualità di membro fino a diventarne presidente nel 1968. Ancora oggi ne è membro attivo e resta una delle figure leader nel competitivo mondo della fotografia.
I libri di Erwitt, i saggi giornalistici, le illustrazioni e le sue campagne pubblicitarie sono apparse su pubblicazioni di tutto il mondo per oltre quarant’’anni. Pur continuando il suo lavoro di fotografo Elliot Erwitt negli anni ‘70 comincia a girare dei film. Tra i suoi documentari si ricordano Beauty Knows No Pain (1971) Red White and Blue Glass (1973) premiato dall’American Film Institute e The Glass Makers of Herat.(1997)
Negli anni ‘80 Elliott Erwitt produce 17 commedie satiriche per la televisione per la Home Box Office. Dagli anni ‘90 fino ad oggi continua a svolgere una intensa e varia vita professionale che tocca gli aspetti più disparati della fotografia.
Tra le sedi espositive più prestigiose dove Erwitt ha presentato i suoi lavori, si segnala The Museum of Modern Art a New York, The Chicago Art Institute, The Smithsonian Institution a Washington D.C., The Museum of Modern Art di Parigi (Palais de Tokyo), The Kunsthaus a Zurigo, il Museo Reina Sofia a Madrid, The Barbican a Londra, The Royal Photografic Society a Bath, The Museum of Art del New South Wales a Sydney.
di Valerio DehòA 80 anni appena passati, Elliott Erwitt è un fotografo che ancora lascia il segno. Sempre instancabile, sempre al lavoro a qualche nuovo progetto, rappresenta non solo la storia della fotografia, ma anche un esempio di passione per un lavoro straordinario che lo ha portato a contatto con i grandi del Novecento, ma anche con le persone normali e con la vita delle grandi metropoli. Russo, francese, italiano, americano, Erwitt, osserva sempre la realtà con uno sguardo ironico e semplice come quello di un bambino. Nato a Parigi nel 1928 da una famiglia di emigrati russi, ha trascorso l’infanzia a Milano per trasferirsi poi nel 1938 a New York e, poco dopo, a Los Angeles dove ha studiato al City College dal 1942 al 1944 per poi passare alla New School for Social Research dal 1948 al 1950. Il suo vero nome è Elio Romano, figlio di un architetto russo innamorato del nostro paese, che dovette abbandonare a causa delle leggi razziali fasciste.
In ogni caso Erwitt è fondamentalmente un reporter che ha sempre un biglietto aereo in tasca. All’inizio della sua carriera ha lavorato per il Governo americano, ma è stato determinante l’incontro con Robert Capa, co-fondatore con Cartier-Bresson, Rodger e Seymour della agenzia Magnum, la celebre cooperativa ancora operante di grandissimi fotografi, che sono stati i testimoni dei grandi eventi del secolo scorso. Nel 1953 il mitico Capa, poco prima della sua scomparsa durante la guerra di Corea, fa entrare in Magnum il giovane Erwitt, che da lì a poco ne divenne presidente per alcuni anni. Parallelamente inizia a pubblicare i suoi servizi fotografici dando importanza ai dettagli con la sua caratteristica ironia. Del resto non ha mai voluto dare al suo lavoro enfasi o sacralità, si limita sempre al visibile. Ha sempre parlato dei suoi lavori come snaps, scatti, non invenzioni o creazioni, perché non si è mai considerato un artista. Grande narratore, Erwitt, è unico nella sua generazione per la leggerezza del suo sguardo, per la capacità di saper trovare i lati più buffi e surreali di situazioni pur drammatiche.
Molte sue immagini sono diventate icone del Novecento come quelle di Marylin Monroe, di Nixon e Krusciov e soprattutto la sua sterminata serie di incontri tra i cani e i loro padroni, iniziata addirittura nel 1946. Elliott Erwitt fu attratto da un cagnolino con un pullover realizzato probabilmente dalla sua padrona, di cui nello scatto sono rimasti solo i dettagli dei piedi. Da allora il mondo del miglior amico dell’uomo è sempre stato indagato dal fotografo in modo spesso esilarante. Ai cani è dedicato uno dei suoi libri fotografici più celebri come “Dog, dogs” in cui si miscela la satira sociale con una sorta di iperbole della condizione canina. I suoi cani “saltellanti” sono un’icona contemporanea. Molto importante è anche un suo libro dedicato al pubblico dei musei chiamato “Museum watching”, in cui non solo anticipa una tematica ripresa da ben più celebrati artisti come Thomas Struth, ma da cui emerge la sua intelligenza nel considerare sempre il rapporto tra l’opera d’arte e lo spettatore come punto di vista privilegiato della pratica artistica.
Particolare è il suo rapporto con l’Italia e non solo per i motivi biografici. Nel 2000, ha realizzato un calendario per la Lavazza e nel 2002 gli fu dedicata un’importante antologica presso lo Spazio Oberdan a Milano. Ha ritirato nel 2009 il Leica Lucca Digital Photo Festival Award e ha realizzato delle campagne fotografiche per la pubblicità di note marche d’abbigliamento nazionali.
10 anni di promozione della contemporaneità a Merano
Numerose saranno le collaborazioni anche per il ricco programma di contorno che prevede interventi urbani e progetti educativi e che avrà il suo momento apicale nella festa-concerto di piazza prevista per sabato 28 maggio 2011.
MERANO ARTE – Edificio Cassa di Risparmio (via Portici 163)
24 giugno – 25 settembre 2011
im haus der Sparkasse / edificio Cassa di Risparmio
Lauben / Portici 163
I – 39012 Meran / o
+39 0473 212643
+39 0473 276147
www.kunstmeranoarte.org
www.amaci.org