Data
Data - 28 Nov 2024 until 9 Dic 2024
Categoria/e
contemporanea
Artista
Loredana Galante
Curatore
Alessandra Redaelli
Web:-https://www.facebook.com/profile.php?id=100062304115077
Focus su Loredana Galante a (No) Women’s Land
(No) Women’s Land
Fabrizio Pozzoli, Loredana Galante, Silvia Levenson, Paki Paola Bernardi
A cura di Alessandra Redaelli
20 Novembre – 9 Dicembre 2024
Orari Mostra: martedì – venerdì 15.30 – 19
sabato e mattina su appuntamento
Gli Eroici Furori – Via Melzo 30 – Milano
Novembre è il mese in cui accade ogni anno un triste conteggio: il 25 è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, da qui il bilancio di quante di loro, dall’inizio dell’anno ad ora, hanno pagato con la vita per una cieca e assurda violenza senza ragione. La galleria milanese Gli Eroici Furori quest’anno presenta una mostra che vuole offrire sul tema uno sguardo originale e laterale.
Quattro artisti danno voce alle donne con accenti e sensibilità differenti, spaziando tra i più diversi media dell’arte: dall’installazione alla scultura, dalla pittura al ricamo, dalla fotografia fino al video e alla performance.
Fabrizio Pozzoli crea un piccolo esercito di abiti feriti e martoriati, ricuciti e suturati, ma che portano ancora i segni delle offese nelle grandi macchie rosse e rugginose. La ruggine, il ferro e le catene aggiungono suggestione a un racconto che ci costringe a interrogarci sul valore della persona, sulla sua inviolabilità e sui limiti che vengono costantemente valicati, mentre una serie di lavori a parete, ancora, parla della delicatezza del corpo e di quanto sia facile ferirlo.
La stoffa è anche al centro del lavoro di Loredana Galante. Una stoffa che si fa veicolo fluttuante e trasparente di corpi che pure nella frammentazione mantengono una delicatezza fatata. Ma stoffa anche per intarsi potenti, carichi, densi di memorie antiche, così come a suggestioni antiche fa riferimento la fanciulla fatta di fiori che si offre vulnerabile agli sguardi. Mentre gli oggetti, i ritmi e le memorie della casa raccontano con grazia quello che per anni è stato il regno delle donne e dei loro segreti.
Quella casa che per Silvia Levenson rappresenta Il luogo più pericoloso, oggetto di video e performance durissime contro la violenza di genere. Con il vetro a cera persa, l’artista ribalta le certezze che si annidano tra le mura domestiche, coprendo di spine un servizio da tè oppure presentando una borsetta come un oggetto minaccioso. Mentre le sue bambine/animale, Le strange little girls, ci ricordano come anche l’infanzia per una donna sia piena di insidie, soprattutto se viene percepita come “strana”.
Paki Paola Bernardi, che realizzerà insieme alla gallerista Silvia Agliotti per il 25 novembre la performance Rebecca e le altre, presenta una serie di acqueforti nelle quali la sovrapposizione cromatica inventa forme enigmatiche, lasciando intuire sagome di mondi diversi. Accanto, le fotografie e le installazioni relative al progetto Legami, dove una catenella – avvolta in gomitoli, ricoperta in foglia d’oro quasi a farne un gioiello o stretta intorno a un corpo femminile – ci ricorda le connessioni che le donne riescono a creare tra loro, il potere della sorellanza, ma anche – inevitabilmente – le costrizioni e le mortificazioni cui le donne troppo spesso sono vittime e alle quali oppongono resistenza, tenace, supportando questa scelta con il grande valore del Femminile.
Focus su Loredana Galante a (No) Women’s Land
Loredana Galante ci propone un corpo frammentario, disperso, da ricostruire pezzo a pezzo. Negli Intarsi – gioiosa versione contemporanea delle antiche tapisserie – la stoffa si intreccia e si sovrappone recando dipinti piccoli piedi sperduti e mani abbellite con l’oro, ci ipnotizza con il mutare della texture, si arricchisce di ricami e di oggetti di affezione e si fa cantastorie di narrazioni alle quali ci è chiesto di partecipare con l’immaginazione. Braccia, seni e profili femminili ammiccano dalle tende evocando altre trasparenze e celando, nella ricorrente forma della mandorla, quel segreto nucleo del femminino che l’artista racconta anche nei suoi feticci, trasformando il sesso femminile in una conchiglia da cui sgorgano perle. E poi ci sono i Tableaux, dove gli oggetti che costituiscono l’anima vibrante della casa – tema caro all’artista con il suo portato di memorie personali e condivise, di filastrocche che scandiscono la vita, di relazioni familiari intrecciate e inestricabili e anche di sussurrato erotismo – danzano tra immagini care di famiglia, foto vintage, disegni dell’artista, ipnotici giochi di ricami, infiorescenze, cieli limpidi e mani che offrono fiori in un dilagare di azzurro che rimanda alle azulejos iberiche e che si accende di improvvisi guizzi rossi grazie al ricamo. E poi c’è la fanciulla con la testa fatta di fiori a cui una manina maliziosa strizza un capezzolo, squisita citazione di uno dei dipinti più enigmatici conservati al Louvre, probabile ritratto, firmato da un misterioso autore della Scuola di Fontainebleau, della bellissima e sfortunata Gabrielle D’Estrées, maîtresse-en-titre di Enrico IV di Francia.
Alessandra Redaelli