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“ABOUT CARAVAGGIO – visioni & illusioni contemporanee”

La mostra “ABOUT CARAVAGGIO – visioni & illusioni contemporanee” a cura di Anna Imponente è nata dalla collaborazione tra la Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici del Lazio e il Comune di Frascati (RM), ha luogo negli spazi suggestivi delle Scuderie Aldobrandini, ristrutturate da Massimiliano Fuksas. Ideata in occasione delle celebrazioni del IV centenario della morte di Michelangelo Merisi da Caravaggio, l’esposizione vuole porre l’attenzione sull’aspetto della “ricezione” della figura dell’artista nell’immaginario artistico nel corso del XX secolo, attraverso l’arte visiva contemporanea.

L’evento espositivo si articola attraverso una selezione di alcuni dei più rappresentativi artisti della scena contemporanea che hanno elaborato riflessioni sui dipinti caravaggeschi: AES+F, Matteo Basilè, Vanessa Beecroft, Elina Brotherus, Mat Collishaw, Radu Dragomirescu, Christelle Familiari, Renato Guttuso, Jannis Kounellis, David La Chapelle, Masbedo, Renato Meneghetti, Vic Muniz, Hermann Nitsch, Luigi Ontani, Dino Pedriali, Marco Perego, Michelangelo Pistoletto, Matteo Sanna, Gregorio Sciltian, Andres Serrano, Elisa Strinna, Luciano Ventrone, Bill Viola, Zhang Wei Guang (Mirror).

Sensibile alla storia veneta e alla classica compostezza delle cinquecentesche ville palladiane, Renato Meneghetti, nato a Rosà di Vicenza, si dedica all’arte fin dalla più giovane età con particolare attenzione alla pittura. Negli anni Sessanta, stimato da Fontana, Munari e Guiducci, l’artista, voce isolata nel panorama italiano dove imperversano l’arte Pop, l’illusorietà cinetica e le ultime forme dell’astrattismo, partecipa con successo a concorsi e ad esposizioni per artisti emergenti senza cedere alle consolidate tendenze in voga. A partire dalla fine degli anni Settanta la sua attenzione é rivolta alle nuove esperienze tecnologiche destinate alla rielaborazione virtuale di immagini in radiografia, combinate alla pittura considerata mezzo privilegiato per la difesa del ruolo sociale dell’arte e della sua portata innovativa.
Con inarrestabile predisposizione alla sperimentazione Meneghetti ha saggiato analogamente alla pratica pittorica altri linguaggi, tra i quali la scultura, la musica, il cinema, la fotografia, il teatro e le tecniche multimediali, partecipando a manifestazioni di fama internazionale come la Biennale di Venezia: musica 1982, cinema: 1983, multimediale 2003, grandi installazioni: architettura 2010, 54° Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia 2011 in tre sezioni: Padiglione Italia – Arsenale, Iniziativa speciale del padiglione Italia alla 54° Esposizione Internazionale d’Arte per il 150° dall’ Unità d’Italia Tesa 99 – Arsenale Novissimo, Tese 101, 102 – Arsenale Novissimo).
Le “pitture visive” che Meneghetti realizza precorrendo i tempi, a partire dal 1979, quali proiezioni di immagini fondate sulla forza e la vivacità della luce e della sua energia, richiamano l’attenzione della critica. Gillo Dorfles, come ricorda Francesco Buranelli «fu il primo ad attribuire alla ricerca di Renato Meneghetti e all’uso delle radiografie una rilevanza critica, fortemente innovativa, capace di aprire nuovi linguaggi per l’arte contemporanea in Italia» (Buranelli, 2012, in Guardare dentro per vedere oltre. Il Cristo morto del Mantegna, Roma, Basilica di Santa Maria in Montesanto – Chiesa degli artisti). Le trasparenze rivelatrici di incorporee presenze che connotano le “radiografie”, per le quali si ravvisa una forma embrionale già nelle sovrapposizioni bidimensionali delle Fagocitazioni degli anni Sessanta, nascono dal colore giustapposto, «agglutinato, inglobato nell’immagine», che come una «lente deformante» vuole “vedere oltre” la precaria corporeità. «Le radiografie di Meneghetti» ha scritto Dorfles, «sono l’unico fatto nuovo intervenuto nell’arte italiana in questi ultimi vent’anni […] bisogna per altro riconoscere che egli è stato indubbiamente tra i primi – e forse il primo in assoluto – a comprendere l’interesse estetico oltre che scientifico di questo mezzo; e soprattutto a individuare il significato profondo di tale impiego» (Dorfles, 2003).
Giocando sapientemente con la tecnica radiografica, prima di Meneghetti rilegata a prassi prettamente scientifiche per risalire alle origini sconosciute delle opere d’arte del passato, l’artista disvela l’interno dei capolavori dei grandi maestri della storia dell’arte, tra i quali Giotto, Perugino, Michelangelo, Leonardo, Caravaggio, Van Gogh, Magritte e Picasso, effettuando un’indagine anatomico-diagnostica dei corpi, dei soggetti palesati nella loro fragilità tangibile quale allegoria dell’inafferrabile grandezza psico-emotiva dell’animo umano.
Il suo repertorio di “radiografie”, che va dall’Autoritratto di Dürer, ai corpi asciutti di Klimt e Schiele, dalle eteree figure femminili di Modigliani, alle composizioni surrealiste di Max Ernst, conta anche la recente riflessione sulla Deposizione (1602-1604) di Michelangelo Merisi. Realizzata nel 2011 contestualmente al celebrato Compianto sul Cristo morto del Mantegna, Caravaggio, Deposizione è la declinazione in RX e in scala maggiore su lastre in perspex del celebre dipinto seicentesco. Meneghetti riproduce fedelmente in bianco e nero l’opera originale e diversificando cromaticamente il corpo esanime del Cristo vi “guarda dentro” evidenziandone la struttura ossea. Divise, le otto lastre di Caravaggio, deposizione formano “un’opera corale” che scruta e manifesta il non visibile […]«nella convinzione che nel segreto della forma, nella “forma interna” degli oggetti, sia dispiegata la loro reale natura» (Sgarbi, 1999). Smaterializzando la figura del Cristo e frazionando la visione, Meneghetti incrementa la possibilità di combinazione delle parti inducendo ad un osservazione meditata, continua ed emotivamente partecipata. Sovrapponendosi, ogni lastra invade il campo d’azione delle altre, creando una visione poetica e spirituale rafforzata dall’azione della luce che retro-illumina l’intera composizione, moltiplicando i punti di vista.
Come ha evidenziato Strinati «Meneghetti si inscrive in una tradizione antica, tanto che la sua opera potrebbe aspirare realmente a una sorta di paradossale classicità, quando intendiamo, con “classico”, l’intento di dare forma estetica compiuta alle più profonde e nobili aspirazioni scaturite da una meditata conoscenza del reale e filtrate attraverso una sensibilità particolarissima, in grado, poi, di parlare a chiunque sia pronto ad ascoltare le voci profonde dell’Essere» (Strinati, 1997)

INFO: INDUSTRIA CULTURALE
Tel.0424570090
Cell. 336708392
Email: renato.meneghetti@tin .it
Web site: http://www.meneghettirenato.com/

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