È il 1886. Un uomo di mezza età si erge sulla prua di una nave dalla lunga tratta: Le Havre-New York. Potrebbe sembrarci uno dei tanti emigranti, cercatori di fortuna oltreoceano. E in un certo senso non sbagliamo. M ancora non sappiamo che quell’uomo porta con sé un carico non comune: a nome suo, nella stiva, sono conservate ben trecento tele, trecento opere provenienti da Parigi, trecento quadri dipinti dai suoi amici pittori.
Chi è quell’uomo? Chi ha realizzato le opere? Dove le sta portando? Qual è la sua storia?
Il cinquantenne solitario che si stringe nel bavero del cappotto è Paul Durand-Ruel. I quadri sono stati realizzati dai pittori impressionisti. La destinazione è l’American Art Association, nella cui sede sarà realizzata la più grande mostra mai realizzata su territorio americano di dipinti impressionisti.
Nelle sue memorie Paul Durand-Ruel ricorderà come in quel periodo (forse proprio su quel ponte…) rendesse grazie alle fortunate circostanze che lo avevano messo in contatto, sul finire del 1885, con l’American Art Association. Senza l’occasione di questa mostra, dice, non avrebbe saputo come pagare i suoi debiti.
La storia di quest’uomo che abbiamo qui ritrovato in viaggio, con la testa piena di progetti e il cuore di speranze, parla di fede, ostinazione e, fin qui, di scarso successo economico.
Paul Durand-Ruel è stato un mercante che ha creduto in qualcosa. Sostenitore dapprima della Scuola di Barbizon, nel 1870 è costretto dalla guerra franco-prussiana a varcare la manica e stabilirsi a Londra. Qui incontra molti artisti, rifugiati come lui. Entra in contatto con Monet, Piassarro, Sisley. Apre una galleria in New Bond Street in cui, per cinque anni, espone Manet, Degas, Renoir.
Rientrato a Parigi nel 1871 continua a gestire la galleria dei genitori, aperta nel 1830. Benché sia animato da uno spiccato senso degli affari Paul Durand-Ruel subisce la forte crisi economica del 1873. Per più di dieci anni è costretto a limitare le acquisizioni, cosa non semplice per un mercante abituato a acquisire decine di opere in una sola volta. Nel 1884 ha debiti per più di un milione di franchi. Una cifra enorme. Le difficoltà economiche si riversano per intero negli sfoghi epistolari all’amico Pissarro: “ne ho le tasche piene degli affari. Delle noie, ecco che cosa ci si guadagna. Vorrei essere libero di andarmene nel deserto”. E invece, rimane l’obbligo professionale “di avere l’aria da ricco”.
Si capisce come la partenza verso il Nuovo Mondo rappresenti per Paul Durand-Ruel un momento di svolta, la scommessa definitiva.
Ed è proprio la terra americana che finalmente gli riconoscerà gli sforzi di una vita. Paul Durand-Ruel sbarcherà in America da trionfatore: già conosciuto per il sostegno dato alla Scuola di Barbizon, sarà accolto dalla nuova borghesia americana come una sorta di messaggero del vecchio mondo. Spetterà dunque a Paul Durand-Ruel introdurre i capolavori impressionisti, snobbati in patria, nelle case dei nuovi industriali, finanziari, borghesi della East Coast.
L’avventura americana inizia nel migliore dei modi per Paul Durand-Ruel: la prima mostra che cura ottiene un buon successo di vendite, tanto da spingerlo a organizzarne una seconda per l’anno successivo. Il buon risultato non si ripete ma, come già tante volte è successo nella vita del mercante parigino, le difficoltà gli aprono nuovi orizzonti. È il 1887 e, invece di affrontare le alte spese per rispedire in Francia le tele invendute, Paul Durand-Ruel decide di rimanere a New York. Si stabilisce così sulla quinta strada, in un edificio degli Havemayer, magnati dello zucchero e da qualche anno suoi assidui clienti. Nasce così, da una situazione sfavorevole, la sede americana della galleria Durand-Ruel.
Tornato a Parigi qualche anno dopo, Paul Durand-Ruel è ormai considerato l’uomo che ha esportato l’ Impressionismo. Dotato di capacità imprenditoriali ha saputo credere fermamente nelle sue convinzioni anche rischiando la bancarotta. Amico di molti degli artisti che trattava ha saputo introdurre nuove tecniche di promozione e di vendita, precursore e maestro di molti altri grandi mercanti dell’800, da Vollard a Duveen. Lega il suo nome anche a una vendita storica – stando ai libri contabili di Monet avvenuta nel 1874 – della prima tela considerata impressionista: Impression, soleil levant. Ma forse quello che ha maggiormente contraddistinto la figura di Paul Durand-Ruel è stata la tenacia nel difendere le proprie idee. Potremmo dire che sia stato un “mercante idealista”. E la testimonianza di tale carattere si manifesta oggi tramite la sua collezione privata, quadri comprati e mai rivenduti.
In generale, e ancor oggi, lo spirito di ogni “mercante idealista” è in precario equilibrio tra il “tenere per sé” e il “vendere”. Ogni buon mercante sa che per essere tale deve necessariamente affidarsi ai propri clienti. Sa di essere costretto a vendere opere che transitano dal suo magazzino. Spesso però questo tipo di mercante si dimentica –con somma gioia- di essere tale e decide di comportarsi in modo anti-economico. Decide quindi di tenere per sé, per la propria collezione privata, delle opere. E solitamente si tratta di quelle migliori.
Fanno parte della collezione privata di Paul Durand-Ruel le sette tele che all’asta di arte Impressionista e Moderna di Sotheby’s offrirà per la prima volta al mercato il 4 novembre a New York. Molte di queste sono state acquistate da Paul Durand-Ruel direttamente dall’artista, il che le rende vergini al prosaico meccanismo della vendita. Tre Renoir, due Pissarro e altrettanti Sisley affrontano per la prima volta il tonfo del martelletto nella Evening newyorkese. Dopo oltre un secolo di siffatta amorevole dimora ci auguriamo che sappiano trovare oggi nuovi, ma altrettanto affettuosi, lidi.