La perla della Golden Age a Palazzo Fava
Vermeer-mania. Oltre 100mila prevendite, prenotazioni da tutta Italia e perfino dall’Europa, orari speciali, serate “esclusive”, aperture straordinarie. Attesi 230mila visitatori in 3 mesi. Va in scena “l’evento-mostra dell’anno”, che aprirà ufficialmente i battenti sabato 8 febbraio, sul “Seicento d’oro” olandese e soprattutto sulla stella espositiva con l’orecchino di perla nel cui pulviscolo ammaliante gravitano 36 riverberi “dorati” della Golden Age. Fino al 25 maggio 2014: “Capolavori dal Maritshuis de L’Aia”, tra cui quattro Rembrandt, un altro Vermeer (Diana e le sue ninfe), Jan Steel con la sua “ragazza che mangia ostriche”, Ter Borch con la sua “donna che scrive una lettera”, Van Honthorst con la sua “suonatrice di violino” e Carel Fabritius con il suo “cardellino” che ha conquistato gli americani al pari della bella olandesina durante la tournée internazionale dagli Stati Uniti al Giappone da vera e propria pop-star globale, più altri grandi del secolo d’oro che l’hanno accompagnata e scortata in giro per il mondo.
Ed eccola qua ora la perla della Golden Age, coronata dagli affreschi dei Carracci di Palazzo Fava, stremata dal viaggio intercontinentale ma senza un capello fuori posto (anche perché avvolti nel turbante), languida e sensuale, pronta a stregare coi suoi occhioni trasognati grigio-azzurri le folle di amanti che la divoreranno (e consumeranno) con lo sguardo in questi mesi. La servetta (l’amante? la figlia?) olandese che ha conquistato il mondo intero con il suo sguardo liquido e sognante, le labbra appena socchiuse e quel turbante esotico-orientaleggiante da cui scivola una fascia del colore della veste ad accarezzarne la schiena: la ragazza con-turbante e/o con l’orecchino di perla a goccia opalescente ritratta da Jan Vermeer. Bella, bionda, il volto di tre quarti “sorpreso” sulla tela che si perde in chissà che mondi, colta nell’intimità come se avessimo disturbato i suoi sogni. Brilla di luce propria, nella sesta sala al culmine del percorso espositivo bolognese. Brillano i riflessi pennellati nel bianco degli occhi, del colletto e del labbro inferiore. Brilla il suo orecchino: due pennellate, una perla. Due tocchi che creano una illusione.
Vermeer e il suo capolavoro
Il titolo del quadro: “Ragazza con turbante”, o “Mezzo busto di ragazza con turbante”, o “Ragazza con perla all’orecchino” è un dipinto autografo di Jan Vermeer, realizzato con tecnica a olio su tela nel 1660-65, misura 46,5 x 40 cm. ed è custodito nel Museo Mauritshuis a L’Aia.
È soprannominata “La Gioconda del Nord” o “La Monna Lisa olandese”.
Al dipinto sono stati dedicati 2 libri (“La ragazza con il turbante” di Marta Morazzoni e “La ragazza con l’orecchino di perla” di Tracy Chevalier), e il film omonimo (“Girl with a Pearl Earring”) di Peter Webber con Scarlett Johansson e Colin Firth.
Il genere del dipinto è la tronia. Nella pittura olandese del Seicento le “tronie”, ritratti raffiguranti il volto di personaggi convenzionali o tipi più che di persone riconoscibili, sono un genere di arte popolare presente nella pittura olandese del Seicento.
La provenienza del quadro rimase oscura fino al 1881, quando fu proposta in una vendita a L’Aia in cui fu messa all’asta la collezione di un certo signor Braams. Victor de Stuers (1843-1916), importante storico d’arte, riconobbe la qualità del dipinto e disse all’amico Arnoldus des Tombe (1818-1902) di acquistarlo. I due concordarono di non contendersi l’opera con continui rialzi in modo da non suscitare sospetti. Des Tombe riuscì ad aggiudicarsi il quadro per due soli fiorini, più trenta “stuyvers” (centesimi) per commissione d’acquisto: un incredibile affare. Il nuovo proprietario affidò a un pittore di Anversa l’incarico di restaurare la tela, danneggiata dalla grave incuria. La stessa persona, nel 1903, la donò al Museo Muritshuis, l’odierna sede. (Quentin Buvelot e Ariane Suchtelen).
Il corpus d’opere di Vermeer è estremamente ridotto: di mano dell’artista ci rimangono soltanto 36 quadri.
Per la grande richiesta di biglietti relativi alla mostra si comincia con un’apertura speciale nella giornata inaugurale dell’8 febbraio dove la mostra sarà visitabile dalle 9 del mattino fino alle ore 2 della notte, con chiusura biglietteria un’ora prima. L’ultima fascia prenotabile è quella delle 21.30-21-50. Dopo questo orario l’ingresso sarà riservato esclusivamente a chi non ha una prenotazione.
Dal 31 gennaio al 5 febbraio sono state organizzate aperture esclusive e serate speciali.
Sono già state registrate 100mila prevendite, da tutte le province italiane e perfino dall’estero.
Sono attesi 230mila visitatori in 3 mesi. Per aumentare questa soglia si stanno valutando eventuali proroghe sull’orario di visita.
Dato l’elevatissimo numero di richieste di biglietti che continua a pervenire al call center della mostra si suggerisce di prenotare l’ingresso prima di programmare la partenza per Bologna. Lo si può fare sul sito www.lineadombra.it, così da evitare prevedibili tempi di attesa, e al call center di linea d’ombra: 0422-429999.
Per quanto riguarda la disponibilità dei biglietti acquistabili direttamente in cassa a Palazzo Fava a Bologna (dunque senza prenotazione), ogni giorno sulla homepage dello stesso sito sarà reso noto il numero degli ingressi disponibili per il giorno successivo.
Per ogni chiarezza, la stessa informazione sarà riprodotta su un display luminoso all’esterno di Palazzo Fava, dove sarà possibile leggere la disponibilità, a scalare, sia della giornata in corso, sia quella per il giorno successivo.
Giornata d’apertura: 8 febbraio, ore 20.30 (primo turno) e ore 22.00 (secondo turno), Chiesa di San Colombano
Concerto gratuito del maestro Liuwe Tamminga con musiche olandesi del Seicento, l’ingresso è libero fino a eventuale esaurimento dei posti.
Le 6 Sezioni della mostra
La storia del Mauritshuis
Situato nel cuore politico del centro dell’Aia, il Mauritshuis era nel Seicento la dimora di Johan Maurits (1604-1679), conte di Nassau-Siegen, e soltanto nel 1822 divenne museo statale. La splendida veduta del palazzo dall’Hofvijver (Stagno della Corte) di Augustus Wijnantz, che apre la prima sezione della mostra, raffigura l’edificio riflesso nel piccolo lago rettangolare. Famoso sin dall’inizio per la sua straordinaria collezione di opere degli antichi maestri del Seicento e del Settecento, ospita tra i dipinti più famosi molti Rembrandt, alcuni dei quali esposti in questa mostra, tra cui il meraviglioso Canto di lode di Simeone. Oggi, per tutti i visitatori, la massima attrazione è rappresentata dai quadri di Jan Vermeer, in particolare dalla Ragazza con l’orecchino di perla, indiscusso capolavoro della pittura mondiale, per la grazia e la fluida eleganza che l’artista ha saputo infondere alla protagonista, rendendola un simbolo di femminilità languida e affascinante.
Paesaggi
La mostra prosegue con una sezione tutta dedicata al paesaggio. Innumerevoli sono gli artisti che rappresentano il paesaggio olandese. La varietà degli scenari consente loro di specializzarsi in un’ampia gamma di soggetti: dai boschi con casolari ai prati da pascolo, dalle vedute di città alle estese marine costellate di fiumi e canali, fino alle scene invernali, molto popolari tra gli artisti olandesi, come il Paesaggio invernale di Jacob van Ruisdael, nel quale il tono poetico ricrea l’atmosfera malinconica della stagione. Jacob van Ruisdael è presente con un altro paesaggio, contrassegnato da un senso di vastità e di serenità, Veduta di Haarlem con campi di candeggio. Tra le marine esposte si potrà ammirare Veduta di un lago con imbarcazioni a vela di Salomon van Ruysdael e Veduta del Reno vicino a Hochelten, di Jan van Goyen, uno dei più importanti paesaggisti dei Paesi Bassi, famoso per i suoi cieli sconfinati e ineguagliabile nell’evocare la vastità delle terre palustri d’Olanda. E poi ancora la città, che nel corso del Seicento viene rappresentata non più solo in panoramiche ma anche da distanze ravvicinate o direttamente dal suo interno. Per concludere con opere realizzate da artisti che, impressionati dagli scenari d’Italia, dipinsero paesaggi classicheggianti, come il Paesaggio italiano di Jan Both.
Ritratti
La terza sezione ospita il genere di quadri olandesi forse più familiari al pubblico: i ritratti. Il grande fascino della ritrattistica della Golden Age sta nel fatto che per la prima volta vengono dipinte le immagini di persone appartenenti a ogni classe sociale. Sono opere caratterizzate da realismo, varietà e, soprattutto, qualità. La loro vasta produzione durante il XVII secolo è collegabile al successo economico della Repubblica olandese, grazie al quale mercanti e imprenditori iniziarono a rivestire alte cariche nel governo locale e nelle istituzioni civiche. Il loro nuovo status e la consapevolezza della propria preminenza, indussero questi ricchi cittadini a commissionare i propri ritratti, spesso in occasione di qualche evento speciale: un matrimonio, la nascita di un figlio o una nomina di alto prestigio.
Benché la ritrattistica non venisse considerata un tipo di pittura elevata, ad essa si dedicarono autori famosi come Rembrandt, presente in mostra per esempio con Ritratto di uomo anziano, dipinto in un’epoca in cui lo stile raffinato della ritrattistica di Antoon Van Dick dettava il tono. E in effetti la differenza tra questo vecchio e le eleganti signore e gentiluomini raffigurati con tocco delicato nei ritratti di quel periodo, non potrebbe essere maggiore. E poi ancora Ritratto di un uomo con cappello piumato, opera che evidenzia alcune delle tipiche qualità di Rembrandt: il forte gioco chiaroscurale e il virtuosismo tecnico. Un altro dei ritrattisti più famosi, Frans Hals, con i suoi Ritratto di Aletta Hanemans e Ritratto di Jacob Olycan di forma più convenzionale, nei quali marito e moglie sono visti quasi di fronte, specularmente l’uno all’altro. Tuttavia, entro i confini di questo formato tradizionale, Hals raffigura la coppia con molta naturalezza, ravvivando i ritratti con ingegnosi dettagli. E ancora Govaert Flinck, allievo di Rembrandt, che si afferma come uno dei principali esponenti di Amsterdam nel campo della ritrattistica e della pittura storica, e poi Ter Borch e Gerrit van Honthorst.
Interni con figure
In questa quarta sezione sono raccolte opere che rappresentano scene d’interni. Infinita è la varietà dei soggetti trattati: dall’osteria di campagna con contadini in chiassosa baldoria al lussuoso interno della casa di persone eleganti. Si tratta per lo più d’immagini realistiche della vita quotidiana, anche se molte scene racchiudono un significato più profondo: indurre l’osservatore a condurre una vita virtuosa. Talvolta l’insegnamento è esplicito come nello splendido Canto di lode di Simeone di Rembrandt, quadro dal contenuto profondamente religioso, ma spesso il messaggio moraleggiante è meno aperto. Artisti come Jan Steen riescono a esprimere il concetto morale in modo umoristico e autoironico, come nella scena festosa di Al vecchio che canta il giovane fa eco, dove il pittore stesso assume i tratti di un personaggio la cui allegria, in derisione degli altri e di se stesso, accresce l’effetto satirico di una scena. Gerard Ter Borch è presente in mostra con uno dei suoi quadri che l’hanno reso famoso, Donna che scrive una lettera, un tipo di composizione nella quale una figura principale appare intensamente concentrata su una normale attività quotidiana. E poi ancora Pieter de Hooch, con Uomo che fuma e donna che beve in un cortile, per proseguire con la colorata scena rustica di Adriaen van Ostade nel Violinista. Alcuni soggetti, come ad esempio questo del suonatore di violino, erano figure immaginarie molto in voga e, sebbene avessero poco a che fare con la vita quotidiana, vennero sfruttati da numerosi artisti, incluso Gerrit van Honthorst.
Nature morte
Durante la Golden Age olandese, le nature morte conobbero un particolare sviluppo stilistico. Inizialmente concentrate su fiori o cibo, nel tempo queste composizioni divennero sempre più libere, raffinate e l’accresciuto interesse per gli effetti chiaroscurali portò all’introduzione di fondi scuri. Alcuni artisti sceglievano solitamente un tipo particolare di soggetto; molti si dedicavano a composizioni di fiori e frutta, altri si limitavano a un unico, specifico modello di natura morta (utensili da cucina, tavole imbandite, corredi per fumatore, pesci e volatili).Al di là della scelta del soggetto, molte nature morte contengono riferimenti morali alla fugacità della vita, come il suggestivo Natura morta con candela accesa di Pieter Claesz, artista che introdusse un tipo di natura morta quasi monocroma, o Natura morta con cinque albicocche di Adriaen Coorte, una composizione estremamente semplice che utilizza gli oggetti modesti della quotidianità.
La ragazza con l’orecchino di perla
Il percorso della mostra si conclude, e tocca il suo culmine, con la grande sala dedicata unicamente alla Ragazza con l’orecchino di perla, a sottolineare non solo la straordinaria maestria qui raggiunta dal pittore, ma anche l’eccezionalità della presenza di questo capolavoro a Bologna come unica opportunità in Europa. Per tutti i visitatori i quadri di Vermeer, e questo in particolare, costituiscono il momento culminante della visita al Mauritshuis. E indubbiamente si tratta di una figura di grande fascino, fulgido esempio di virtuosismo vermeeriano. Il volto della ragazza è morbidamente modellato, con passaggi graduali e pennellate invisibili, ma l’elemento più straordinario è tuttavia la perla, resa con una lumeggiatura intensa e con il delicato riflesso del colletto bianco.
La ragazza con l’orecchino di perla entrò a far parte della collezione del Mauritshuis nel 1903, su lascito testamentario del collezionista Arnoldus des Tombe che l’aveva acquistato a una vendita all’asta all’Aia nel 1881. Da allora il dipinto è divenuto una delle opere più famose in tutto il mondo.
Il Mauritshuis del futuro, di Emilie E.S. Gordenker
Chiunque abbia visitato la Pinacoteca Reale Mauritshuis sa che si tratta di un luogo davvero speciale. La collezione è notevole sia per la qualità sia per l’ambito peculiare su cui concentra il suo interesse: quantunque di piccole dimensioni, è una delle quattro principali raccolte di pittura olandese esistenti al mondo.
Il Mauritshuis è un luogo intimo, eppur grandioso e sontuoso, spesso definito, per tal motivo, la gemma dei musei olandesi. Per molti è di fatto il più bel museo dei Paesi Bassi, se non addirittura d’Europa.
Eppure questa gemma ha i suoi problemi. La struttura, originariamente progettata con funzione di dimora privata, soffre in conseguenza dell’immensa popolarità del museo. L’ingresso principale non è ormai più adatto per gli oltre 200.000 visitatori che arrivano ogni anno e che ora accedono all’edificio attraverso l’ingresso laterale di servizio. Il Mauritshuis ha un intenso e apprezzato programma di esposizioni, ma è spesso costretto a spostare la collezione permanente per far spazio a queste mostre temporanee. Ciò non soltanto comporta rischi per i dipinti, ma impedisce a coloro che giungono in visita per la prima volta di ammirare la collezione nella sua interezza.
Il museo dispone di un programma didattico per bambini innovativo e molto popolare, ma nell’edificio non vi è uno spazio adeguato a tal scopo. Il bar, spesso eccessivamente affollato e rumoroso, non riesce ad accogliere tutti i probabili clienti. La maggior parte dei dipendenti lavora in una sede separata, cosicché il personale è diviso. In breve, il museo è vittima del suo successo.
Da molto tempo il Mauritshuis è consapevole delle proprie inadeguatezze, ma soltanto di recente ha trovato una soluzione: un edificio vuoto disponibile sull’altro lato della strada, al numero 26 di piazza Plein. La struttura, risalente al 1930-1931, è realizzata in stile Art Déco. Lo studio di fattibilità effettuato nel 2008 ha evidenziato la possibilità di creare un collegamento sotterraneo tra il Mauritshuis e il Plein 26, consentendo in tal modo un notevole ampliamento dello spazio museale. Sono stati quindi approntati i disegni per l’attuazione di questo progetto, intitolato “Mauritshuis costruisce per il futuro”. L’architetto olandese Hans van Heeswijk ha fornito una soluzione chiara ed elegante per congiungere i due edifici mediante un maestoso atrio d’ingresso.
“Mauritshuis costruisce per il futuro” risolve molti degli attuali problemi del museo. I cancelli di ferro intorno allo spiazzo antistante all’edificio, ora quasi sempre chiusi, verranno aperti durante l’orario di visita, offrendo al pubblico un gesto accogliente. Sul lato sinistro dello spiazzo sarà creato un nuovo spettacolare ingresso, provvisto di un ascensore in vetro e di scale che scendono verso il nuovo atrio. Benché sotterraneo, tale spazio sarà pieno di luce e costituirà il punto di partenza per il visitatore: qui si acquisterà il biglietto e si otterranno informazioni sulle varie mostre e attività. Anche il bar e il negozio del museo, sempre in quest’area, saranno progettati ex novo. Con Plein 26 si avrà lo spazio per quelle attrezzature di cui ora il Mauritshuis è sprovvisto.
Nuove sale consentiranno una maggiore flessibilità nell’allestimento di mostre temporanee, cosicché il museo potrà organizzare eventi senza dover spostare la collezione permanente. Per i programmi educativi sarà disponibile uno spazio, aperto allo sguardo del pubblico, in cui i visitatori più giovani potranno avere un contatto istruttivo con l’arte attraverso il gioco e diverse attività creative. Vi sarà inoltre un auditorium nel quale sarà possibile proporre presentazioni, proiezioni cinematografiche, conferenze, dibattiti e ricevimenti. Infine, grazie alla creazione di uffici all’ultimo piano, tutto il personale lavorerà nello stesso edificio. L’ampliamento, sebbene notevole, è accuratamente calibrato per mantenere intatta l’atmosfera raccolta del museo.
Contemporaneamente a quest’aggiunta, si procederà a un rinnovamento della facciata del palazzo. Restaurata l’ultima volta nel 1982-1987, essa richiede ora un nuovo ritocco. Importanti elementi della struttura, quali finestre e illuminazione, saranno modernizzati. Soltanto questi sono gli interventi previsti: non si vuole trasformare l’interno, ma semplicemente migliorarlo e renderlo più attuale.
Benché in sordina “Mauritshuis costruisce per il futuro” fosse già in atto da qualche anno, i visitatori non hanno notato alcun cambiamento fino al 2012. Poi, nell’aprile di quell’anno, il museo è stato chiuso e sia i dipinti sia il personale sono stati trasferiti in altra sede.
Durante l’esecuzione del progetto il Mauritshuis mantiene comunque la sua presenza nella città: le opere più importanti della collezione, fra cui la sublime Veduta di Delft di Johannes Vermeer e La lezione di anatomia del dottor Tulp di Rembrandt van Rijn, rimarranno esposte al Gemeentemuseum per tutta la durata dei lavori. Il Mauritshuis, rinnovato e ampliato, riaprirà le porte alla metà del 2014.
“Mauritshuis costruisce per il futuro” offre molte entusiasmanti opportunità, fra cui l’invio di trentacinque importanti opere della collezione ai Fine Arts Museums di San Francisco e all’High Museum of Art di Atlanta. Nella tappa finale del tour una scelta di dieci dipinti sarà esposta alla Frick Collection di New York. La mostra comprende non soltanto la famosa Ragazza con l’orecchino di perla di Vermeer ma anche molti capolavori di artisti quali Rembrandt, Jan Steen e Frans Hals.
Quando il progetto architettonico sarà infine concluso, il museo avrà raddoppiato le sue dimensioni, disporrà di strumentazioni moderne e avrà quell’attrattiva internazionale che merita. Nel contempo conserverà la sua particolare atmosfera di raccolta intimità.
La sede della mostra – Palazzo Fava, Via Manzoni, 2 – Bologna
Affrescato al piano nobile dai giovani Annibale, Agostino e Ludovico Carracci Palazzo Fava fu definito da Roberto Longhi “un romanzo storico, immaginato sulla grande pittura precedente” e capace di oltrepassare le secche del manierismo con capacità di “comunicare direttamente ad apertura, non di libro, ma di finestra”. I Carracci, nonostante si trovassero a realizzare il primo importante ciclo d’affreschi della loro carriera, raggiunsero risultati elevatissimi per naturalismo antiaccademico e maturità pittorica. Soprattutto nella sala dedicata a Giasone – composta da diciotto riquadri inframmezzati da telamoni monocromi più uno, l’ultimo, oggi perduto, raffigurante L’uccisione di Creusa – i Carracci rivoluzionarono la tradizionale concezione di partitura narrativa rappresentando più azioni all’interno dello stesso riquadro e raggiungendo momenti di assoluta modernità stilistica. Su tutti spicca gli Incanti notturni di Medea dove la maga che si purifica al ruscello sotto i raggi della luna, raffigurata al naturale, assorta e seducente, impegnata in un momento di intimità come se fosse spiata a sua insaputa, è definita non a caso da Andrea Emiliani come “il primo nudo moderno della storia dell’arte”. Ma la grandezza dei Carracci non risiede solo nell’abilità pittorica, bensì anche nella capacità di inventare e concepire l’impaginazione del racconto direttamente dal testo poetico senza l’aiuto – come era d’abitudine – di un letterato che suggerisse loro come descrivere la storia. Successivamente, nel 1587-1588, i Carracci dipinsero anche una delle quattro sale dell’Eneide, illustrando i libri II e III del poema virgiliano. Le restanti sale furono decorate da alcuni allievi, in particolare da Francesco Albani e Bartolomeo Cesi. Ma anche qui Ludovico seguì sicuramente i lavori e collaborò all’ideazione dei riquadri. Se l’Eneide era tema privilegiato nelle decorazioni dei palazzi bolognesi (Niccolò dell’Abate lo realizzò presso Palazzo Leoni e Palazzo Poggi), per il ciclo di Giasone il discorso si fa più complesso. Sembra che la storia degli Argonauti volesse alludere alle virtù eroiche di alcuni membri di casa Fava, primo fra tutti Alessandro, caduto nella grandiosa battaglia di Lepanto. In questo senso Giasone simboleggia colui che con
razionalità e sforzo riesce a perseguire il suo obiettivo (la conquista del vello) contro la lussuria (i tori), l’orgoglio (il drago) e il vizio (dente del drago), divenendo pertanto exemplum da seguire. Un’altra ipotesi è da ricercarsi nella massiccia presenza all’interno
del racconto dell’elemento magico e dell’inganno personificato da Medea, richiamando così lo stretto rapporto tra scienza medica e arti magiche, discipline cui erano dediti i componenti della famiglia Fava. Il ciclo, una volta compiuto, risultò talmente innovativo nella sua naturalezza narrativa, da apparire scandaloso presso i pittori manieristi contemporanei. La precocità di questa commissione e le polemiche suscitate fecero si che questa fosse, fin dal Seicento, la meno nota tra le imprese realizzate in comune dai Carracci. Tale mancanza di attenzione verso il primo ciclo carraccesco perdurò fino al Novecento inoltrato quando, grazie all’intervento di Francesco Arcangeli, si procedette ad una sua radicale rivalutazione critica. Con una superficie modulabile di 2600 metri quadrati, Palazzo Fava è un centro espositivo d’eccellenza sia per i bolognesi, sia per i turisti di tutto il mondo: nei suoi locali sono allestite mostre di opere appartenenti alla collezione della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna ed esposizioni di importanti opere provenienti da altre collezioni. Ogni mercoledì sono previste visite storico-artistiche, previa prenotazione.
Attorno a Vermeer
I volti, la luce, le cose
Una rassegna che Palazzo Fava ospiterà nelle stesse date in cui La ragazza con l’orecchino di perla farà bella mostra di sé, assieme a tanti altri capolavori, al piano nobile. Al secondo e al terzo piano si incontreranno le opere, appositamente realizzate per l’occasione, di una quindicina di importanti pittori italiani contemporanei, appartenenti a due distinte generazioni.
Curata da Marco Goldin, l’esposizione raccoglierà dipinti e pastelli di autori che – da Guccione a Sarnari, da Olivieri a Verna – si confronteranno con il magistero di Vermeer. Alcuni, come gli stessi Guccione e Sarnari, ma per esempio anche il toscano Vignozzi, da lungo tempo dedicano il loro studio a riprese di dipinti antichi. Ma il senso compiuto di questa proposta risiede nel ritrovare in Vermeer il segno posto sulle cose e sui volti. Un segno che è legato all’impatto, lieve, della realtà sulla retina, attraverso la luce. Per questo motivo la mostra non farà distinzione tra pittura astratta e pittura figurativa, poiché a essere evocata sarà specialmente la luce. Il suo essere trasferita sulla tela o sulla carta, come individuazione di quanto non si può individuare: l’impalpabile crescere di un silenzio, di un lento movimento.
E sarà oltremodo interessante notare come la luce vermeeriana, rimasta celebre e inarrivata nella storia dell’arte, potrà suggerire immagini svanenti o presenti a pittori come per esempio gli stessi Olivieri e Verna, ma anche, solo per dire di altri, alcuni artisti della generazione successiva, da Iacchetti a Casiraghi a Lacasella.
La mostra sarà composta di quattro opere per singolo pittore e sarà accompagnata da un libro/catalogo con un saggio di Marco Goldin, e altrettante interviste dedicate agli autori inseriti.
INFORMAZIONI UTILI
La ragazza con l’orecchino di perla
Il mito della Golden Age
Da Vermeer a Rembrandt
Capolavori dal Mauritshuis
a cura di Marco Goldin
8 febbraio – 25 maggio 2014
Orari:
da lunedì a giovedì: ore 9-20
venerdì e domenica: ore 9-21
sabato: ore 9-22
Biglietti:
Biglietti con prenotazione
Intero € 13,00
Ridotto € 10,00: studenti universitari fino a 26 anni con tessera di riconoscimento, oltre i 65 anni
Ridotto € 7,00: minorenni (6-17 anni)
Biglietto integrato per privati comprendente ingresso alla mostra + ingresso alle sedi del circuito museale Genus Bononiae:
intero € 18,00
ridotto € 15,00 (riservato a persone con più di 65 anni)
per i minorenni l’ingresso nel circuito museale di Genus Bononiae è gratuito
Biglietti senza prenotazione (acquistabili solo in mostra)
Intero € 12,00
Ridotto € 9,00: studenti universitari fino a 26 anni con tessera di riconoscimento, oltre i 65 anni
Ridotto € 6,00: minorenni (6-17 anni)
Sconto € 2 sul biglietto integrato del circuito museale Genus Bononiae per coloro che presenteranno il titolo di accesso alla mostra La ragazza con l’orecchino di perla
per i minorenni l’ingresso nel circuito museale di Genus Bononiae è gratuito
Informazioni:
Tel: 0422 429999
Fax: 0422 308272
biglietto@lineadombra.it
Foto e testo: Luca Zuccala
il costo del biglietto è esagerato per i dipinti che si vedono e troppo costoso anche il costo del audio guida poteva essere ridodotto di almeno un quarto.non è giusto approfitarne così.distinti saluti