SEDUZIONI AUREE
“Solo nell’opera d’arte è la Verità, tutto il resto non è che un gioco di specchi” (Hugo von Hofmannsthal)
E “Primavera Sacra” sia. Klimt arriva a Milano con 20 oli sui 100 realizzati nella sua vita e a Palazzo Reale sbocciano le conturbanti seduzioni auree del padre della Secessione Viennese. Uno struggente dialogo tra eros e thanatos, sessualità e morte, dove la pittura è al contempo celebrazione e sublimazione delle pulsioni umane. Libertà d’azione e altissima ricerca formale verso la “totalità sublime”: questo è Gustav Klimt, con la sua miscela infiammante di erotica ed estetica che tanto scandalizzò le coscienze della borghesia fin-de-siècle, attanagliata dalle ipocrite repressioni morali vittoriane.
Una tensione erotica perenne e fluttuante che si compie nella creatura femminile, pozzo infinito di seducente ispirazione e demoniaca tentazione, come nelle bisce sinuose dalla sensualità ingannatrice che galleggiano a pelo d’acqua in alcove marine. Come le pallide ondine ammalianti dal pube rosso che scivolano in Acque mosse fondendosi con l’elemento naturale e attirando a sè gli ignari navigatori verso abissi senza fine, o le nude fanciulle maligne di Fuochi fatui che fissano lo spettatore inerme passandogli accanto e provando a sedurlo fino a farlo smarrire nell’oscurità, dove brillano le anime degli spiriti della natura. Figure sensuali ed estatiche, abitatrici delle acque o di mondi paralleli, collocate in dimensione spirituali.
Donne crudeli e fatali, dominate da forze misteriose, dall’inesauribile potere seduttivo. Come la Giuditta II, acquistata alla Biennale del 1910 per la Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Venezia, dove la cinica ed altera eroina biblica, consumata dall’isteria, tiene la preda decapitata Oloferne tra mani nevrotiche che paiono artigli, e la testa sprofonda nel pozzo di trame della propria veste-arazzo, fittamente decorata. Un erotismo fatto di immensi piaceri come di sconfinate distruzioni che può manifestarsi in maniera più mediata nel realismo del volto ieratico del Ritratto di fanciulla del 1898, finemente dettagliato, che emerge prepotentemente da uno sfondo nero, oppure evocato in paesaggi popolati di sinuose e femminili betulle, o, ancora, trasposto direttamente in immagini floreali, simboli dell’intera bellezza della natura, come Girasoli sospesi nel tempo composti da migliaia di tocchi di colore che rivelano una complessa maglia cromatica dove si celano segreti simboli sessuali.
Una tessitura ornamentale simbolica fatta di incastri decorativi bidimensionali e disseminata da geometrie rettangolari e spirali. Telai bizantini riflessi dei mosaici dorati di San Vitale a Ravenna e della Basilica d’oro di San Marco a Venezia, tanto ammirati quanto rievocati nelle proprie opere. Non è un caso che la mostra, in collaborazione con il Belvedere di Vienna, vada “alle origini di un mito”, ed esplori proprio gli inizi della carriera di Gustav Klimt alla Scuola di Arti Applicate della fervente capitale austriaca dove Freud, Wittgenstein, Schönberg, Musil e Mahler rivoluzionarono, nei rispettivi campi, la cultura. Si vogliono sottolineare così alcuni aspetti spesso sottovalutati dalla critica klimtiana, che influenzarono in maniera determinante la carriera artistica del pittore: gli anni dell’apprendistato artistico, improntato alla pittura storicistica di un grande maestro come Hans Makart, il legame artistico con i due fratelli Ernst e Georg, con cui fondò assieme a Franz Matsch la cosiddetta Künstler-Compagnie, le prime commissioni pubbliche e l‘amore per la manualità artigianale e la preziosità dei materiali derivato dal padre, incisore orafo, onnipresente nel percorso artistico di Klimt in direzione della modernità.
Un racconto che non poteva che concludersi in crescendo sulle note della Nona Sinfonia di Beethoven tra i 34 metri di fregio allegorico sviluppato su 3 pareti dell’ultima sala, alla ricerca dell’ideale Gesamtkunstwerk, fusione totale di tutte le arti. La ricostruzione originale del “Fregio di Beethoven”, esposto nel 1902 a Palazzo della Secessione a Vienna, immerge così il visitatore nell’opera d’arte totale, massima aspirazione degli artisti della Secessione, risolvendosi nell’abbraccio tra il Cavaliere-Artista e la Poesia, immagine della resa dell’uomo al potere dell’Eros, al potere femminile.
“A ogni epoca la sua arte, all’arte la sua libertà”
“Se non puoi piacere a tutti con la tua arte e le tue azioni, rendi giustizia a pochi. Piacere a molti è male.” (F. Schiller)
“Noi definiamo artista non soltanto chi crea, ma anche chi sa godere quanto è stato creato, rivivendo con la sua sensibilità l’atto creativo e conferendo così all’opera d’arte una dignità nuova” (G. Klimt)
“Questo silenzio, questa amabilità, questo splendore su una modestia borghese, questa è la nostra Vienna austriaca” (H. Bahr)
“Risvegliare, stimolare, diffondere la sensibilità artistica del nostro tempo. Non conosciamo differenza tra arte maggiore e arte minore, tra arte per i ricchi e arte per i poveri. L’arte è un bene collettivo.” (editoriale del primo numero di Ver Sacrum)
“Ogni ornamento si basa sulle linea e lo stile si basa sulla sensibilità ornamentale”
“Bisogna mostrare all’uomo moderno il suo vero volto” (O. Wagner)
“La verità è fuoco, e dire la verità scatena lampi e fiamme” (Leopold Schefer)
IL FREGIO DI BEETHOVEN
Foto e testo: Luca Zuccala © ArtsLife
INFORMAZIONI UTILI
KLIMT. Alle origini di un mito
12 marzo – 13 luglio 2014
Palazzo Reale – Milano
ORARI
Lunedì: 14.30 – 19.30
martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30 – 19.30
giovedì e sabato 9.30 – 22.30
Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura
BIGLIETTI
Intero: € 11,00
Ridotto: € 9,50
Ridotto speciale: € 5,50
INFOLINE E PREVENDITA
Telefono: 02 54917
Online: www.ticket.it/klimt