Ci ha abituato alle performance più strane e spesso anche pericolose che indagano sulla relazione tra artista e pubblico, tra limiti del copro e possibilità della mente. E’ Marina Abramovic, “la nonna della performance”, come ama autodefinirsi, che domani 11 giugno presso la Serpentine Gallery londinese darà il via a “512 Hours”, il suo nuovo show.
Si tratta della performance più radicale dell’artista serba finora mai realizzata: una vera e propria dichiarazione della sua arte, senza oggetti, solo una trasmissione diretta di energia tra pubblico e artista – come aveva affermato nel 1989 parlando dei suoi progetti futuri. In questa performance, che strizza l’occhio agli storici 4’e33” di silenzio di John Cage, ma anche a Yves Klein, Robert Irwin, Mary Ellen Carroll e altri ancora, per 512 ore, negli orari di apertura della galleria londinese, l’artista in una stanza vuota non farà niente, approfondendo così il consolidato rapporto tra arte e nulla. Saranno inoltre vietate registrazioni, telefoni cellulari o dispositivi elettronici, se non previa autorizzazione: l’idea dell’artista è quella di invitare gli spettatori a vivere il presente.
Si potrà assistere alla performance fino al prossimo 25 luglio.