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Tre anni senza Amy Winehouse. Era il 2003 quando uscì sul mercato internazionale Frank, il primo album di Amy Winehouse (classe 1983): 13 brani dal sound in bilico tra il jazz, il pop e new suol. Un mix eccentrico che ha portato alla ribalta una delle voci più emozionanti degli ultimi anni. Il successo di critica fu immediato. Nel 2006 poi il grande successo di pubblico, con il secondo album: Back to Black. In questo secondo lavoro la produzione musicale si sposta su influenze Motown e i suoni si fanno più caldi portando a un livello più compiuto il mix già sperimentato nel precedente disco. La musica del futuro viene dal passato, e Ami Winehouse nei suoi dischi è riuscita a ripescare nel suol e nel jazz anni ’60/’70 riuscendo a rielaborarli in musica nuova, contemporanea e brillante.
Ami si fa affiancare dal suo produttore di fiducia e firma i suoi pezzi, i testi autobiografici sono pieni di riferimenti alla propria vita balera. In Rehab, ad esempio, primo estratto da Back to black e subito diventato tormentone, parla apertamente (e in maniera scanzonata) del suo rapporto con l’alcol e le droghe, in maniera specifica del suo rifiuto di chiudersi in un centro di disintossicazione
- I ain’t got the time and if my daddy thinks I’m fine
He’s tried to make me go to rehab, I won’t go, go, go
I’d rather be at home with Ray
I ain’t got seventy days
‘Cause there’s nothing, there’s nothing you can teach me
That I can’t learn from Mr. Hathaway
Ha provato a mandarmi in rehab, ma non voglio, referisco restare a casa con Ray, canta nel pezzo, e Ray ovviamente è Ray Charles. Meglio la musica insomma. O ancora, lo strazio e il dolore di un amore non corrisposto, in pezzi come Love is a losing game
- One I wish I never played
Oh, what a mess we made
And now the final frame
Love is a losing game
[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=GjfHqHROIhc[/youtube]
o Back to Black, canzone che dà il titolo all’album
- I love you much, it’s not enough
You love blow and I love puff
And life, is like a pipe
And I’m a tiny penny rolling up the walls, inside
E poi il look eccessivo, i gossip, una vita sregolata, mai sobria sul palco… E tutte quelle chiacchiere lì. Fino alla morte, tragica e improvvisa come solo può essere la morte di un’artista così giovane e così talentuosa, il 23 luglio 2011. Un critico del The Guardian all’uscita di Frank aveva scritto: «la musica di Amy Winehouse è da qualche parte tra Nina Simone e Erykah Badu, sembra innocente e disordinata». Il fenomeno Winehouse è stato così: inaspettato e triste, emozionante come una storia d’amore. Resta la musica.
[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=dFYaW4YX49c[/youtube]