Nella sede londinese della casa d’aste Cambi, si terrà dal 2 al 25 ottobre una mostra che mira a rappresentare il grande cambiamento nell’idea di “modellare” la ceramica – una tecnica per molti anni considerata arte decorativa o addirittura “minore”.
L’esposizione presenta quattro importanti artisti che, a partire dal secondo Novecento, ne hanno dimostrato l’alta identità, in un’espressione scultorea non inferiore alle altre tecniche.
Nell’Italia dell’immediato dopoguerra rinasce così la grande pratica della ceramica, già espressione delle avanguardie dell’inizio del secolo, nella ripresa della grande tradizione medievale e rinascimentale. Dalla Biennale di Venezia alla Triennale di Milano, a partire dagli anni quaranta, l’Italia ha testimoniato un inedito modo di lavorare la creta e il gres, scegliendo, attraverso un nuovo impiego del tornio, forme ora classiche ora radicalmente sperimentali.
Così, coniugando artigianato, design e arte, con sovrana unicità, grazia e sapienza, la creta è diventata un eccellente luogo estetico, una rara forma che ha saputo intrecciare e fondere i difficili confini tra praticità e astrazione, utilità e bellezza.
Alcuni grandi artisti, come Lucio Fontana (Rosario 1899 – Comabbio 1968), Fausto Melotti (Rovereto 1901 – Milano 1986), Franco Garelli (Diano d’Alba 1909 – Torino 1973) e Leoncillo Leonardi (Spoleto 1915 – Roma 1968), hanno prodotto molte meravigliose opere in ceramica, variamente declinate: ora in forme classiche con un aperto richiamo alla mitica tradizione minoica e micenea: la sacra figura di Kore (Persefone) e insieme la ciotola, il piatto, la brocca, il vaso, sempre concepiti in una dimensione altamente rituale (Melotti); ora in una modellazione completamente astratta e sperimentale (i famosi tagli e buchi di Fontana); o ancora, i segmenti lirici e le polimorfe schegge di Garelli; e, infine, le informali, cromatiche colate laviche di Leoncillo.
Una nuova forma d’arte e di scultura, dove il più semplice e umile dei materiali – la terra – si trasforma e si trasfigura in un oggetto che sa raccogliere intorno a sé, ogni volta, i prodigi dello spazio e la liturgia del silenzio. La mostra comprende circa 25 opere realizzate tra la fine degli anni quaranta e la prima metà degli anni sessanta. Per l’occasione sarà realizzato un catalogo illustrato con testo di Luca Massimo Barbero.
2-25 Ottobre
LONDRA –
11/12 Dover Street W14S4LJ Mayfair