Cinquantamila biglietti staccati per cinquantatré opere tra olii, bronzi, arazzi, disegni e terrecotte di Joan Miró. Prosegue con forza (e successo) “L’impulso creativo” del maestro catalano a Palazzo Te di Mantova, prolungando di un mese la data di chiusura, il 3 maggio. Dispiegati per le Fruttiere, cinque maxi elementi-concetti della maniera creativa di Miró – Il gesto, La forza del nero, Il trattamento dei fondi, L’eloquenza della semplicità e La sperimentazione con i materiali – scavano in quella “forza interiore” che lo accompagna per tutta l’esistenza, causa scatenante del processo artistico, cercando di farla riaffiorare dalle costellazioni imprigionate nelle tele o dagli uccelli nascosti tra le dita in fiore o appollaiati su un albero delle sculture bronzee.
“Quando lavoro, sono in uno stato di passione ed eccitazione. Quando comincio una tela, obbedisco a un impulso fisico, all’esigenza di lanciarmi, è come una scarica fisica.“
La curatrice, Elvira Cámara López, ci racconta questa miscela di libertà, sperimentazione, “tensione dello spirito”, volontà di ricerca e di rinnovamento, che prende possesso del pittore spagnolo durante tutta la sua vita, descritta visivamente in mostra.
“Mirò, un innocente col sorriso sulle labbra che passeggia nel giardino dei suoi sogni” Jacques Prévert
Non è una retrospettiva questa mostra. Cos’è?
Non abbiamo allestito una tradizionale retrospettiva per cercare di mostrare un altro Mirò. “L’impulso creativo” non è infatti un’esposizione cronologica o estetica ma una mostra in cui sono sviluppati 5 concetti che appartengono al profondo Mirò, al suo percorso e processo creativo. Volevamo far capire, per esempio, l’assoluta importanza della sperimentazione coi più diversi materiali. Amava lavorare con tutti i materiali e le tecniche possibili. Non si fermava mai.
Un'”ossessiva” sperimentazione produttiva.
Sì, voleva sperimentare sempre e con qualsiasi cosa perché era una persona interessata a tutto, era incuriosito da e di tutto. Questo si vede chiaramente nella sua opera. In mostra ci sono opere che vanno dalla fine degli anni Sessanta agli inizi dell’Ottanta. Capolavori che sono diversi da quelli che lui ha fatto prima, negli anni Venti, che a loro volta son diversi da quelli degli anni Trenta, e così via. Ha sempre provato ogni cosa. Partendo dal mondo figurativo giunse a un livello di astrazione notevole.
Evoluzione creativa o tappe della vita?
Non direi che sia uno sviluppo, piuttosto tappe di vita con cui si confronta e sperimenta. A volte con la forza di un tratto quasi brutale, si veda nella sezione “Il gesto”, altre con la semplicità che caratterizza proprio la sala “Eloquenza della semplicità”.
Semplicità?
Sì, sono quadri semplicissimi con tratti e linee così sottili e schematici che dicono tantissimo. La maturità gli diede la consapevolezza di poter rappresentare con una macchia, una linea o un punto un universo intero. Gli bastava un tratto.
“Tratto” e “gesto”, più il progressivo inserimento di grafismi e sgocciolamenti vari, avvicinano prepotentemente Mirò all’Espressionismo Astratto. Vedendo le tele drippate di Pollock nella sua prima trasferta americana, un Mirò folgorato confidò proprio che Jack the Dripper gli “mostrò una via che volevo intraprendere, ma che fino a quel momento era rimasta, appunto, solo un desiderio. Quando vidi quei quadri, mi dissi: “Ecco, anche tu puoi farlo; provaci, vedi bene che si può!”.
Certo, è proprio così. E’ stato un rapporto importantissimo quello con l’Espressionismo Astratto: la forza della libertà, l’assenza di vincoli, la gestualità potente, densa di energia. Peculiarità che aveva cominciato a scoprire nel suo profondo e che ha riconosciuto proprio negli Stati Uniti. La frase che hai citato continuava così: “dovete ricordare che io sono cresciuto artisticamente nella Scuola di Parigi. Non è stato facile liberarsene”. E la Scuola di Parigi era tutta un’altra cosa. Nell’Espressionismo Astratto ha visto questo grande desiderio di libertà che fuoriesce dalle opere e n’è rimasto affascinato.
Un rapporto che si salda (Espressionismo Astratto) e uno che si sfalda: quello con il Surrealismo da cui si allontana nella maturità.
Piano piano lo perde quel rapporto. Diceva di non essere un surrealista perché nella sua creazione partiva sempre dalla sua realtà, dunque non voleva essere etichettato con le idee di “sogno”, “surrealtà” e simili. Era la “sua” di realtà che trasformava. Sicuramente è più importante il rapporto che ha con gli scrittori surrealisti piuttosto che coi pittori.
Un capitolo della mostra si intitola “La forza del nero”, olii e acrilici su tela degli anni Settanta. Tutti “Senza titolo” nei quali il “nero” domina incontrastato. Che valore ha il nero per Mirò?
Un valore eccezionale. La sua opera è fondamentalmente associata ai colori primari. Si dice sempre “Mirò e il rosso, Mirò e il giallo, Mirò e il blu”, ma il nero è centrale nella sua produzione. Bisogna ricordare che la cultura giapponese lo influenza, oltre che sull’aspetto gestuale, sulla sua particolare percezione e valorizzazione del colore nero. Questo è uno dei concetti importanti che tenevamo a portare qui. Ce l’abbiamo fatta.
Oltre a Miró è visitabile a Palazzo Te il “Giardino incantato” di Ai Weiwei fino al 6 giugno, mentre a metà maggio aprirà (fino a fine ottobre) la mostra sul Realismo Sovietico.
Più che il quadro in sé quello che conta è ciò che esso emana e diffonde nell’aria. Non ha importanza se il quadro viene distrutto. L’arte può anche morire; quello che conta è che abbia sparso semi sulla terra. Il surrealismo mi è piaciuto perché i surrealisti non consideravano la pittura un fine in sé. Effettivamente, non bisogna preoccuparsi che un quadro rimanga così com’è, quanto piuttosto che lasci dei germi, che sparga semi da cui nascano altre cose. (Joan Mirò)
“Ciò che conta non è un’opera, ma la traiettoria dello spirito nell’arco di un’intera vita, non quello che si è fatto nel corso di essa, bensì ciò che essa lascia intravedere e permetterà che altri facciano in una data più o meno lontana.” (Joan Miró)
“Lavoro per fasi. Prima fase, i neri; con le altre fasi viene il resto, che è determinato dai neri” (Joan Mirò)
“Le mie scuole di pittura preferite sono le più lontane possibili nel tempo: i pittori rupestri, i primitivi.” (Joan Mirò)
“Le cose più semplici mi fanno venire delle idee. Il piatto in cui un contadino mangia la minestra mi interessa di più dei piatti assurdamente lussuosi dei ricchi” (Joan Mirò)
“Un quadro non si finisce mai, e nemmeno si comincia; un quadro è come il vento: qualcosa che cammina sempre, senza fermarsi” (Joan Mirò)
“A poco a poco, sono arrivato a impiegare solo una quantità minima di forme e di colori. Non è la prima volta che si dipinge con una tavolozza di colori assai ridotta: è così che venivano realizzati gli affreschi nel X secolo, e secondo me sono delle cose splendide.” (Joan Mirò)
In mostra le ricostruzioni dei due atelier di Maiorca in cui Mirò realizzò le sue creazioni
STUDIO SERT
STUDIO SON BOTER
Foto e testo: Luca Zuccala © ArtsLife
INFORMAZIONI UTILI
Titolo Miró. L’impulso creativo
A cura di Elvira Cámara López
Una mostra di Comune di Mantova
Sede Fruttiere di Palazzo Te – viale Te, 19 Mantova
26 novembre 2014 – 6 aprile 2015, prorogata al 3 maggio 2015
Orari Lunedì 13-19
Martedì – Domenica 9-19
Venerdì 9-23
Il servizio biglietteria termina un’ora prima
Info http://www.miromantova.it/
Tel. 0376 288208 (attivo 7 giorni su 7 dalle 9 alle 18)
Ingresso
VISITATORI INDIVIDUALI
€ 12,00 INGRESSO SINGOLO INTERO con audioguida gratuita
€ 10,00 INGRESSO SINGOLO RIDOTTO con audioguida gratuita
Gruppi superiori alle 20 unità, over 65, possessori di
tessere TCI, FAI, ACI, Abbonamento Musei Torino
Piemonte, Lega Coop Lombardia, possessori di biglietto
Vittoriale degli Italiani e Coupon Qui cultura, studenti
universitari, residenti del Comune di Mantova,
possessori di biglietto d’ingresso ai Musei Civici di
Mantova (biglietto ordinario, Biglietto Famiglia,
Mantova Musei card)
€ 6,00 INGRESSO SINGOLO RIDOTTO SPECIALE
con audioguida gratuita
Classi di scuole primarie e secondarie, visitatori dai 6 ai
18 anni, disabili e accompagnatori di disabili che
presentino necessità di essere accompagnati
GRATUITO Bambini fino ai 5 anni, un accompagnatore per ogni
gruppo di min. 20 persone, due accompagnatori per
classe di scuola primaria o secondaria, giornalisti
con tesserino accreditati presso l’Ufficio stampa
della mostra (s.coltro@gmail.com), guide turistiche
con patentino fino a un massimo di 10 ingressi per
visite fuori servizio, possessori di tessera ICOM e
ICOMOS
BIGLIETTO CON PRIORITY senza fasce orarie e data stabilita + audioguida
gratuita
€ 13,00 intero
€ 11,00 ridotto
€ 7,00 ridotto speciale
GRUPPI
Prenotazione obbligatoria
€ 10,00 Gruppi minimo 20 persone (accesso per gruppi di
non oltre 30 persone)
Gratuità 1 accompagnatore per ogni gruppo
SCUOLE
Prenotazione obbligatoria
€ 6,00 Gruppi con massimo 30 alunni
Gratuità 2 accompagnatori per ogni gruppo scolastico
VISITE GUIDATE PER GRUPPI E PERCORSI DIDATTICI GUIDATI PER SCUOLE
Su prenotazione obbligatoria
GRUPPI: 90,00 € visita guidata
110,00 € visita guidata in lingua
SCUOLE: 60,00 € percorso didattico guidato
80,00 € percorso didattico guidato con focus in lingua
Tariffe non comprensive di biglietto di ingresso.
Sistema di microfonaggio incluso nel costo della visita guidata
COSTI DI PRENOTAZIONE: € 1,50 per biglietto intero
€ 0,50 per biglietto ridotto
L’acquisto contestuale dei biglietti di accesso alla Mostra Mirò e ai Musei
civici di Palazzo Te e Palazzo San Sebastiano dà diritto alla riduzione di
entrambi i biglietti.
Il possesso della Mantova Musei Card dà diritto all’acquisto del biglietto
ridotto.
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