Keeper, presentato in anteprima alla 68° edizione del Festival di Locarno (5-15 agosto 2015) e vincitore del premio per il Miglior Film al Festival del Cinema di Torino –una co-produzione fra Belgio, Francia e Svizzera- segna l’esordio al lungometraggio del regista belga Guillaume Senez.
Dal 1986 con Papa Don’t Preach di Madonna –But I made up my mind, I’m keeping my baby, oh, I’m gonna keep my baby– a Juno di Jason Raitman con Ellen Page il tema nell’immaginario trans-mediale ha trovato posto in numerose opere.
La melodia quindi non è nuova: Maxime (Kacey Mottet-Klein) e Mélanie (la sorprendente Galatea Bellugi, di origini franco-italiane) sono due adolescenti innamorati e spensierati. La loro vita prende una svolta inaspettata quando Mélanie scopre di essere incinta: nonostante sua madre si opponga categoricamente, i due giovani decidono di tenere il bambino, facendosi forza a vicenda e coltivando sogni pieni di speranza.
Con tanta ingenuità, Maxime si allena infatti per diventare un calciatore professionista: “I’ll be a professional footballer, we’ll have a big house, a big pool, with a Jacuzzi, a Turkish bath, a sauna”, dice alla fidanzatina in un momento di tenerezza.
La gravidanza inaspettata per i due quindicenni è l’occasione per affrontare un difficile percorso di crescita che finirà per cambiare radicalmente le vite di tutte le parti coinvolte: di fronte alla necessità di far fronte alle conseguenze delle loro azioni, Maxime e Mélanie saranno così costretti ad abbandonare prematuramente la tipica illusione giovanile per entrare con violenza nel mondo degli adulti.
Il progetto di Keeper, nato dal cortometraggio In Our Blood e sviluppato dopo l’esperienza della paternità vissuta dall’autore, s’inserisce nel complesso progetto di ricerca sull’adolescenza in tutte le sue sfaccettature (troppo spesso sottovalutate) tanto caro a Senez, muovendosi verso l’analisi intima dei personaggi, verso la loro psicologia complessa e confusa.
«Ho trattato spesso dell’adolescenza nei miei film, della sua spontaneità. Trovo che ci sia qualcosa di straordinario in essa, è un periodo drammatico che è stato per me molto importante» ha raccontato Guillaume Senez.
In un clima culturale come quello contemporaneo, che ha sfruttato le storie delle cosiddette ‘teen mom’ fino a trasformarle in veri e propri prodotti d’intrattenimento della reality-tv, svuotati di senso e caricati di una drammaticità pretenziosa e superficiale (uno su tutti, il programma di MTV 16 e incinta), il regista decide di porre l’attenzione sulle contraddizioni dei suoi protagonisti e per farlo concentra lo sguardo in particolare sul punto di vista maschile, troppo spesso ingiustamente escluso in questo tipo di narrazione, fino a cogliere anche in esso l’indecisione e le sfumature emotive.
La grande abilità di Senez si manifesta proprio nella delicatezza con cui si avvicina alla sensibilità delle menti adolescenziali, nelle loro sfumature più titubanti. Questa scelta è chiara fin dalla scena d’apertura, in cui una fellatio mancata, invece di dare adito a una situazione grottesca, diventa l’occasione perfetta per inquadrare la sincerità e l’autenticità della comunicazione dei due protagonisti.
Le scelte registiche di Keeper accompagnano degnamente questa ricerca di verità emotiva: Senez, che fra le sue più grandi ispirazioni cita Mike Leigh e i fratelli Dardenne, sfrutta spesso la camera a mano e rincorre i personaggi, pur mantenendo da loro una distanza tangibile che tiene lontani anche gli spettatori da una compassione (forse troppo) ipocrita. Occasionalmente, il regista sceglie di abbandonare lo sguardo della macchina alle semplici azioni dei due adolescenti, fermando l’immagine in piani lunghi e tremolanti in cui gli occhi e gli sguardi riescono a comunicare più dei semplici dialoghi giovanili.
[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=7T8_XhwpD7E[/youtube]Lungi dall’essere un film autobiografico, Keeper non è il tipico drama che preme sulla lacrima facile. È al contrario un film gentile, discreto, che sembra avvolgere il suo pubblico in un affettuoso abbraccio materno, senza giudicare ma premurandosi di presentare le diverse prospettive e i punti di vista.
Keeper è un lavoro creativo di grande maturità artistica e capacità comunicativa, in grado di parlare anche ad una generazione molto spesso difficile da raggiungere. Una sorprendente opera prima, che sta ottenendo un ottimo riscontro ad ogni sua proiezione e che da un anno a questa parte sta continuando a girare fra i festival cinematografici più importanti; proprio in questi giorni è in competizione ufficiale al Festival del film di Marrakech (04-12 dicembre), presieduto da niente di meno che Francis Ford Coppola.
Un inizio senza dubbio promettente per un regista che, in futuro, potrebbe ancora far parlare di sé.