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Una passeggiata con le “Statue Parlanti” del centro storico di Roma

Campidoglio_Musei Capitolini Morforio

I viaggiatori più curiosi, che vogliono scoprire il lato più “popolare” di Roma, passeggiando per andare alla scoperta della città, devono assolutamente concedersi una sosta davanti alle celebri “Statue Parlanti”, un gruppo di statue presenti in alcuni punti strategici del centro storico che avevano un particolare potere: quello di parlare!

I romani hanno sempre apprezzato, fin dall’antichità, il gusto per la satira, gli scherzi e il divertimento: fu così che questo gruppo di statue venne utilizzato dal popolo come potente strumento di satira contro il potere dominante, in quelle epoche in cui l’ironia non era permessa e anzi punita a caro prezzo. Parliamo dell’epoca papale quando le bocche del popolo dovevano “essere cucite” ma non certo quelle di alcuni originali personaggi.

A capo di tutte le statue parlanti fu posto Pasquino, un torso di marmo romano posto proprio dietro piazza Navona. Ma il gruppo è assai vario e composito: vi sono infatti Marforio nel cortile di Palazzo Nuovo in Campidoglio; l’Abate Luigi in Piazza Vidoni; Madama Lucrezia a lato della Chiesa di San Marco; il Facchino in Via Lata ed infine il Babuino situato nell’omonima via, tra piazza del Popolo e piazza di Spagna. Per conoscerle un po’ meglio, si deve iniziare dal grande capo, Pasquino.

Pasquino 01

Dalla sua “bocca”, già dal XVI secolo, iniziarono ad uscire caricature di papi, prelati, nobili e approfittatori senza scrupoli di cui furono messi in piazza abusi, corruzioni e vizi. La sua popolarità crebbe in poco tempo, anche grazie alla sua posizione, addossata a Palazzo Orsini (oggi Palazzo Braschi) affacciato su Piazza Navona, nel cuore cittadino e il popolo, stanco dei continui soprusi degli uomini di potere, iniziò ad affiggere dei cartelli satirici, pungenti e molto cattivi sul torso di marmo.

La sua fama crebbe negli anni in cui era papa Alessandro VI Borgia, un uomo talmente vizioso e spregiudicato da far così sentenziare Pasquino: “Son questi Borgia inver sul buon cammino, oprando gesta gloriose e degne del serpente, di Giuda e di Caino”. E fu solo l’inizio. Nel 1600 Maffeo Barberini fu eletto papa con il nome di Urbano VIII e il pontefice divenne subito famoso per i numerosi “abbellimenti” che commissionò in città a spese dei romani, ai quali furono impose ingenti tasse.

Noto anche il papa e la sua famiglia per le numerose espoliazioni degli antichi monumenti, primo fra tutti il bronzo del Pantheon per far costruire a Bernini il baldacchino di San Pietro. E Pasquino così giudicò il fattaccio: “Ciò che non fecero i barbari, lo fecero i Barberini”.

Ma la nostra statua non risparmiò neanche le donne e su Olimpia Maidalchini, consigliera e cognata di papa Innocenzo X Pamphilj, donna assai ambiziosa, avida di potere e denaro disse: “Per chi vuol qualche grazia dal sovrano, aspra e lunga è la via del Vaticano; ma se è persona accorta, corre da Donna Olimpia a mani piene, e ciò che vuole ottiene. E’ la strada più larga e la più corta”. E l’elenco potrebbe continuare ben oltre.

Marforio, grande statua romana, posta nel cortile di Palazzo Nuovo sul Campidoglio, è solitamente considerata la spalla di Pasquino, poiché in alcune delle satire i due dialogavano fra loro: in genere uno faceva domande e l’altro rispondeva a tono, con una battuta sempre assai pungente. Si racconta per esempio che quando sotto l’occupazione francese Napoleone cominciò a razziare i tesori d’arte di Roma, Marforio interrogò il compagno: “È vero che i Francesi sono tutti ladri?” E Pasquino rispose: “Tutti no, ma Bona-Parte”.

Campidoglio_Musei Capitolini Morforio
L’Abate Luigi, togato di epoca romana oggi purtroppo decapitato, lo si può invece incontrare non lontano da piazza Navona, addossato alla parete della chiesa di Sant’Andrea della Valle. E’ lui stesso a presentarsi: “Fui dell’antica Roma un cittadino, ora Abate Luigi ognun mi chiama. Conquistai con Marforio e con Pasquino nelle satire urbane eterna fama, ebbi offese, disgrazie e sepoltura, ma qui vita novella e alfin sicura”.

La statua del Facchino, inserita in una piccola fontana, fu realizzata alla fine del 1500 ed è la più recente del gruppo. Rappresenta una figura maschile ritratta mentre versa acqua da una botte: l’abito indossato dalla figura è il costume tipico degli “acquaroli” riuniti nella corporazione dei facchini, da cui prende il nome lo stesso personaggio. Nelle ore notturne gli “acquaroli” riempivano botti e botticelle con l’acqua attinta dal Tevere o dalle tre bocche dell’antica fontana di Trevi e durante il giorno la distribuivano per le strade di Roma.

statua facchino

Il Babuino è invece un anziano sileno disteso davanti alla chiesa di Sant’Attanasio dei Greci nella centrale via del Babuino e il soprannome si deve alle prese in giro del popolo, che nel volto grottesco della statua trovava una curiosa somiglianza con una scimmia, un babbuino appunto! Fu sempre avverso e invidioso della fama di Pasquino e così un giorno si sfogò: “Dunque vi andrà per la città latina sempre Pasquin Pasquino trionfante, in sala decantato et in cucina, come se Babuin fosse un birbante e non havesse anch’ei presso le sponde del fonte caballin sfidato Dante. S’interroga Pasquin, Pasquino risponde. Altri lo fan zelante, altri profeta e il nome suo quello d’ogni altro asconde…”.

Statua Babuino

E poteva forse mancare una fanciulla nel gruppo delle Statue Parlanti? Ecco quindi Madama Lucrezia, addossata nell’angolo di Palazzetto Venezia in piazza San Marco. La statua, che molto probabilmente rappresenta la dea egizia Iside o una sua sacerdotessa, si riferisce nel nome a Lucrezia d’Alagno, la famosa amante del re di Napoli Alfonso V, che si sarebbe trasferita a Roma dopo la morte del sovrano. Come le altre Statue Parlanti, fu spesso anche lei la voce del popolo: durante la Repubblica Romana del 1799, la statua cadde dal suo piedistallo e il popolo romano, con allusione ai francesi invasori, scrisse sul dorso “non ne posso veder più!”.

Certo è che la fama di Pasquino non ebbe eguali tra le altre Statue Parlanti e fu così che poté ricavarsi un angolino del tutto speciale nella storia: “Gli autori della satira fur tre: la penna d’oca, il calamaio e me!”

 

Approfondimento a cura di L’Asino d’Oro Associazione Culturale L’Asino d’Oro, che organizza visite guidate e passeggiate per andare alla scoperta di Roma con archeologi e guide turistiche abilitate della Provincia.

 

 

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