Lo chiamavano Jeeg Robot: l’attesa è finita: dal 25 febbraio arriva in sala l’attesissimo esordio per il grande schermo di Gabriele Mainetti.
Presentato alla Scorsa Festa del Cinema di Roma, Lo chiamavano Jeeg Robot è stato accolto dalla critica con entusiasmo.
Protagonista della storia Claudio Santamaria, ormai attore cult del cinema italiano, nei panni di uno squattrinato ladruncolo. In fuga dalla polizia si nasconde sott’acqua, nel Tevere, dove viene a contatto con dei rifiuti tossici che gli donano una super forza. È nato un super eroe. No, affatto. Anzi. Enzo Ceccotti, questo il nome del personaggio, pensa bene di sfruttare questa nuova forza per… Rubare bancomat.Il protagonista di Lo chiamavano Jeeg Robot rientra a pieno nel filone degli eroi contemporanei, quelli ai quali non piacciono le persone, che fanno fatica a trovare dei nobili intenti. Sono degli eroi con un caratteraccio.
> Lo chiamavano Jeeg Robot è, in questo senso, la risposta italiana a Jessica Jones: eroina Marvel sa poco approdata sul piccolo schermo grazie a Netflix, super forzuta e super scorbutica, ma in fondo -ovviamente- dal cuore d’oro.
Claudio Santamaria è perfetto, ma la vera stella è Luca Marinelli (già apprezzato protagonista di Non essere cattivo che gli è valso il Premio Francesco Pasinetti a Venezia) qui nei panni del super malvagio, lo Zingaro. Marinelli dà vita a un mega psicopatico violentissimo che farebbe la gioia di Tarantino. Lo Zingaro ha velleità artistiche, un passato come comparsa a Buona Domenica e una passione per gli anni ’80. Alla festa di benvenuto per Nunzia, una camorrista con il quale ha deciso di mettersi in (loschi) affari – se possibile ancora più sadica di lui, canta Un’emozione da poco di Anna Oxa; «Nun la saccio proprio questa canzone» dice lei. E già qui si capisce che tra i due non finirà bene.A coronare la loro storyline lo Zingaro sceglierà personalmente come colonna sonora Ti Stringerò di Nada: un vero colpo di genio per una sequenza a dir poco elettrizzante.
Poi c’è Alessia, interpretata da Ilenia Pastorelli (che, lo ammettiamo, da come la ricrodavamo al Grande Fratello non le avremmo dato due lire… E invece!), con il sogno di un vestito da principessa in attesa che Jeeg Robot venga a salvarla. Dalla morte della madre qualcosa dentro di lei si è rotto. Per questioni criminali la sua strada si incrocia con quelle di Enzo: è lui!, ne è certa, è lui Jeeg Robot; ma il nostro Enzo/Jeeg Robot non pare aver molta voglia di salvarla, a lui sembra più che altro una scocciatura.
> Lo chiamavano Jeeg Robot mischia i generi in una felice sintesi che tiene lo spettatore incollato allo schermo, la mitologia sulla genesi dell’eroe (che sia desunta da manga o anime, dalla Marvel o dalla DC comics poco importa ormai) si tuffa a capofitto nel poliziotesco. Super-violento, concede qualcosa al sentimentalismo giusto nella seconda parte, ma i bocconi da ingoiare sono amari assai; pervaso da incredibile energia e un fremito tanto comico quanto brutale.
È un film che farà la gioia dei sopravvissuti agli anni ’80, gli ex teenager di allora, i ragazzini mai cresciuti, ma non solo. Nel panorama del cinema italiano di oggi irrompe con giusta prepotenza come una necessaria e tanto attesa boccata d’aria fresca.