A cinque metri, su un cubo bianco al centro dell’arena, Rihanna è una ragazzina che si porta le mani al viso. Commossa dai fans. E’ entrata in scena incappucciata, così misteriosa da sembrare un fantasma. Canta “Stay” in un coro lento come certi gospel. Poi si scopre i capelli e l’affetto diventa delirio. Così, a distanza ravvicinata, capisci che quell’armatura nasconde glutei scolpiti e quando si inarca indietro, muovendo il bacino, l’onda d’urto di una sensualità sfrenata satura l’aria. Qui Houston, questa volta non abbiamo nessun problema.
A cinquanta metri, sotto il cielo scuro e gonfio di pioggia al Rose Bowl di Pasadena, Beyoncé marcia furiosa sotto un cappello a tesa larga, l’abito nero, la voce limpida: «Se tutte voi questa sera siete venute per spaccare, io dico: spaccate…» Slay, in realtà, significa uccidere ma ormai viene usato per chiarire che non si scherza, che eccellere è un diritto, sopravvivere un dovere. E tutte, perché sono le donne, le donne nere a dominare sotto l’umidità gelata dello stadio, rispondono “I slay”.
Cominciano così i due show più importanti dell’anno. Con dichiarazioni diametralmente opposte di orgoglio femminile. Ed è bene chiarire subito, visto che Rihanna sarà al PalaAlpitour di Torino l’11 luglio e a San Siro il 13, dove Beyoncé si esibirà il 18, come la seduzione, lo stardom alla fine conteranno meno della complicità con i fans.
Perché Beyoncé e Rihanna, incastonate in scenografie mozzafiato, il monolite-video della prima è una meraviglia perché ruota disegnando prospettive ogni volta diverse, sono convinte che una donna non debba chiedersi quanto potere potrà acquisire, a cominciare da quello economico, che nel pubblico si traduce in salari da impiegate, commesse, operaie, ma cosa fare di quello che ha già.
In America, dove Rihanna ha già finito il tour indoor mentre Beyoncé marcia trionfalmente di stadio in stadio, questa battaglia “to slay” ha incrociato, ovviamente, le primarie presidenziali. E la sorpresa è proprio che la comunità nera, ma vale anche per gli altri fans, vede sullo stesso piano l’ipocrisia maschile, per non dire il machismo più triviale, e le sparate da cowboy della destra. Non che sia una novità, ma non era mai successo, nemmeno con sincere democratiche come la Streisand o madri della patria come Aretha Franklin, che le donne fossero rappresentate da due star così potenti. Il ricordo di Madonna impallidisce.
Beyoncé balla senza sosta per più di due ore, c’è un momento, quando passa dalla discussa “Hold Up”, dove fa a pezzi il marito Jay-Z per i suoi tradimenti, a “Countdown” in cui lei e le ballerine alzano il ritmo a livelli vertiginosi. Rihanna gioca in solitario, è la pantera nera dei nostri sogni più intimi, le basta sfiorare con una mano l’abitino nero velato o il corpetto di pelle dove il seno è sempre sul punto di esplodere per scatenare il pubblico. Però è capace di chiedere: «Ma valgo davvero il biglietto che avete pagato?».
Al Toyota Center di Houston, Rihanna si danna l’anima, imperdibile nella tuta carne con laccetti sadomaso, per far passare questa solidarietà fra donne, che ricambiano con un coro interminabile da “Bitch Better Have My Money” a “Umbrella”, “We Found Love”, con due ballerini-diavoletti, “Work”, “FourFive Seconds” e “Kiss It Better”. E quando si volta per mostrare che la natura a volte fa miracoli, è solo un gioco. Il vero messaggio è nelle parola accorate di “Needed Me” e “Love on the Brain” dal nuovo album “Anti”.
Beyoncé è a un livello ancora più complesso, perché la grandeur dello show, strepitosa la parte finale con il drappello di ballerine che la segue in acrobazie sull’acqua, non oscura mai il punto iniziale: se stiamo unite, siamo più forti. Ovviamente, questo essere solidali e sopportare mariti e uomini infedeli ha fatto infuriare più di una femminista.
Beyoncé però oggi è fortissima, il suo album “Lemonade” ha procurato 1,2 milioni di nuovi utenti al sito Tidal, del consorte Jay-Z, e non saranno certo i body striminziti, le cosce toniche esibite come muscoli da atleta, l’appeal di una mamma che lavora per tre sul palco a mettere in ombra canzoni-bandiera come “Formation”, “Freedom”, “Sorry”, “Me, Myself and I”, “Crazy in Love”, “Halo”. Ora il femminismo è nero? Se è così, non è affatto male.
Beyoncé
34 anni, nata a Houston, Texas, alta 1,69
Vero nome: Beyoncé Knowles
Quanto vale? 230 milioni di euro
Followers: 14.452.000
Ultimo album “ Lemonade”
Attività umanitarie: è una delle fondatrici di Chime For Change che sostiene donne e adolescenti nell’istruzione, nel lavoro e nella salute, visti come capisaldi della giustizia sociale
Appeal in concerto: il sorriso, che alterna a espressioni da donna orgogliosa. I fianchi sono più morbidi, i glutei ben esposti
Momenti clou: l’entrata in scena con un cappello da bolero a falda larga, il balletto nell’acqua, il duetto con il pubblico in “Hold Up”
Rihanna
28 anni, nata a Bridgetown, Barbados, alta 1,73
Vero Nome: Robyn Rihanna Fenty
Quanto vale? 140 milioni di euro
Followers: 61.486.000
Attività umanitarie: la sua fondazione Believe assiste bambini in stato terminale, mentre la Clara Lionel Foundation provvede a istruzione e salute delle comunità più disagiate del pianeta
Ultimo album: “Anti”
Appeal in concerto: le vibrazioni erotiche che sfuma nella complicità con i fans, la tutina nera trasparente cosparsa di punti di luce, la capacità di far ballare
Momenti clou dello show: l’apertura dove si svela al pubblico a poco a poco, il set con “Work” dove i glutei hanno un ruolo da star, la danza di “We Found Love”, lo speech di “FourFive Seconds”
Per gentile concessione de Il Secolo XIX (13.06.2016)