Venezia 73. Il sole tramonta sulla Mostra del Cinema. Il Leone d’Oro a Lav Diaz, per The Woman Who Left. Niente agli italiani in Concorso. Tutti i premi consegnati durante la cerimonia di chiusura.
Venezia 73. Il sole tramonta all’orizzonte sulle spiagge del Lido di Venezia. Mentre gli ultimi si affrettano a impacchettare zaini e valigie, giunge al termine anche questa settantatreesima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
Numerosi gli ospiti presenti alla cerimonia conclusiva. Per l’occasione, arrivano finalmente Chris Pratt e Denzel Washington (l’ultimo grande divo atteso al Lido), per presentare il film The Magnificent Seven di Antoine Fuqua, remake (chiaramente Fuori Concorso) dello storico capolavoro omonimo diretto nel 1960 da John Sturges. Il film chiude in coerenza un’edizione segnata dal recupero del genere e da uno sguardo nostalgico e malinconico che si è spesso rivolto al cinema del passato.
Fra le lacrime di un’emozionatissima Sonia Bergamasco, madrina del festival, nel corso della serata la giuria – presieduta dal regista Sam Mendes – ha rivelato i verdetti finali.
Il Leone d’Oro per il miglior film è per Ang Babaeng Humayo (The Woman Who Left) di Lav Diaz, per molti il vero protagonista di questa edizione. Il Leone d’Argento per la miglior regia è andato parimerito a due grandi artisti: Amat Escalante, al Lido con il discusso La Región Salvaje e Andrei Konchalovsky, maestro del cinema russo in gara con Paradise. Ad aggiudicarsi invece il Leone d’Argento – Gran Premio della Giuria, il magico Nocturnal Animals di Tom Ford.
Protagonisti indiscussi delle passerelle di questa settantatreesima edizione (indimenticabile l’annuncio della gravidanza di Natalie Portman, fortunatamente regalato agli obiettivi dei fotografi veneziani), anche gli attori hanno avuto il giusto riconoscimento. La Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile è andata a Oscar Martinez, protagonista dell’argentino El Ciudadano Ilustre; mentre la Coppa Volpi per la miglior interpretazione femminile se l’è aggiudicata Emma Stone, indimenticabile protagonista di La La Land.
>> Il Premio Marcello Mastroianni, riservato ogni anno a un giovane attore o attrice emergente, è stato consegnato dalle mani di Chiara Mastroianni (membro della giuria del Concorso) alla straordinaria Paula Beer, incantevole protagonista di Frantz, di François Ozon. Il Premio Speciale della Giuria è stato assegnato a The Bad Batch di Ana Lily Amirpour, mentre Il Premio per la miglior sceneggiatura se l’è aggiudicato Noah Oppenheim per Jackie, di Pablo Larraín. L’Italia trionfa con il Miglior Film nella sezione Orizzonti, vinto da Liberami di Federica di Giacomo. Infine, il Premio Venezia Classici per il Miglior Restauro a Break Up – L’uomo dei cinque palloni di Marco Ferreri, che trova finalmente la giustizia negata in passato dalla censura.
La mezzanotte non è ancora segnata dalle campane di San Marco, ma per la manifestazione veneziana è giunta l’ora di fuggire dal gran ballo. Posto che nessuna carrozza si trasformerà in zucca (al massimo, dovremmo immaginare un vaporetto), resta soltanto da capire quale sia il valore della scarpetta di cristallo rimasta sulla scalinata del Palazzo del Cinema: e mentre gli habitué ignorano volontariamente le sezioni collaterali dal taglio più sperimentale (a detta loro nemmeno più degne di essere definite tali), in molti quest’anno hanno lamentato una selezione sfortunata del Concorso principale.
>> “Che cosa rappresenta questa settantatreesima edizione per il panorama cinematografico contemporaneo?” è la domanda più frequente al Lido. Il direttore Antonio Barbera, sul red carpet della cerimonia di chiusura, ha difeso le sue scelte appellandosi a delle profetiche decisioni di spirito nazional-popolare: “film per il pubblico”, ha dichiarato insieme al Presidente della Biennale, Paolo Baratta.
La manifestazione veneziana risente molto della competizione internazionale: tra il Festival di Cannes e il Toronto International Film Festival, la Mostra rischia oggi di rimanere intrappolata fra due eventi che negli anni si sono imposti fortemente nel panorama culturale, grazie a politiche di mercato che hanno mirato a un pubblico particolare. Insomma, grazie ad una propria specificità.
>> Dal canto suo, per quanto s’impegni ad accaparrarsi i nomi più glam e i titoli caldi dei festival collaterali, la manifestazione veneziana sembra mancare di una voce propria. Una voce che potrebbe essere fondamentale, non solo per la crescita artistica e culturale del mezzo cinematografico (non nello spirito di un festival, ma di una vera e propria mostra d’arte), ma anche come per lo sviluppo della sua industria. Tutto questo, ovviamente, in un mondo in cui, di davvero fondamentale non è rimasto quasi nulla.
Quest’edizione ormai si è chiusa, ma i giochi sono ancora aperti.
I più maligni se ne vadano borbottando, quelli dal buon cuore s’incamminino sorridenti. Per tutti, l’appuntamento è al 30 agosto 2017: in fondo, la settantaquattresima Mostra è già alle porte.