A Venezia, la Casa dei Tre Oci inaugura la nuova stagione espositiva, proponendo al pubblico non una, ma due mostre dedicate alla fotografia, dopo il successo riscontrato per l’esposizione incentrata su Helmut Newton. Sino all’8 gennaio 2017, nello spazio espositivo che guarda verso il Canale della Giudecca, sono visitabili René Burri. Utopia, organizzata dalla storica agenzia Magnum Photos, in collaborazione con la Casa dei Tre Oci, e Ferdinando Scianna. Il Ghetto di Venezia 500 anni dopo, curata da Denis Curti e realizzata su incarico di Fondazione di Venezia, in occasione del Cinquecentenario della fondazione del Ghetto ebraico a Venezia.
Con la curatela di Michael KoetzleIl, il primo progetto espositivo presenta un corpus di oltre 100 fotografie di architetture e architetti di fama internazionale, scattate dal fotografo svizzero scomparso a Zurigo nel 2014, all’età di 81 anni. Allestite tra il piano terra e il piano nobile dell’istituzione veneziana, le fotografie di Burri ritraggono edifici e volti noti dell’architettura, restituendo la capacità di questo grande autore di documentare i processi di trasformazione e i cambiamenti storici, politici e culturali del Novecento, attraverso i personaggi che ne hanno fatto parte.
In concomitanza con gli ultimi mesi della 15. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia, l’esposizione intreccia storia e architettura, conducendo i visitatori attraverso Europa, Medio Oriente, Asia e America latina, sulle tracce dei grandi architetti del XX secolo e delle loro opere: da Le Corbusier a Oscar Niemeyer, da Mario Botta a Renzo Piano, da Tadao Ando a Richard Meier.
Ferdinando Scianna. Il Ghetto di Venezia 500 anni dopo occupa, invece, il secondo piano dell’edificio, con oltre 50 scatti inediti del noto fotografo italiano originario di Bagheria. La mostra è un reportage fotografico che racconta la quotidianità contemporanea del Ghetto veneziano, attraverso ritratti, interni di case, vedute con chiese, ristoranti, campi e gondole.
“Ferdinando Scianna – osserva il curatore Denis Curti – ha saputo costruire un racconto delicato […]. Ha dato forma a una memoria collettiva elevando e distinguendo singole storie: se ne avverte la bellezza e la solennità. […] Il dolore mai urlato dell’Olocausto. Le pietre d’inciampo e i segni di una vicenda destinata a restare indelebile. […]
Dentro queste fotografie ci si orienta. I punti cardinali si fanno abbraccio e segnano le linee di una confidenza visiva capace di entrare nei confini dell’intimità dei molti ritratti che compongono il complesso mosaico di questa esperienza: è il linguaggio degli affetti, è la grammatica dei corpi”.
Informazioni utili
René Burri. Utopia
Ferdinando Scianna. Il Ghetto di Venezia 500 anni dopo
26 agosto 2016 – 8 gennaio 2017
Casa dei Tre Oci
Fondamenta Zitelle 43, Venezia