Palazzo Reale, Milano. Dal 21 febbraio al 18 giugno 2017. Centodieci opere. Sessantuno prestatori. Dodici anni di produzione artistica. Keith Haring inaugura la stagione espositiva del 2017 di Palazzo Reale.
Siamo nei primi anni Ottanta quando un giovane artista sconosciuto colorava i muri di New York. Anonimo, svelto, creativo. Il pittore e writer statunitense fonda la sua arte con l’idea che le immagini possano funzionare come le parole. Un’arte fatta quindi di segni, simboli e icone che ci conducono alla lettura di un messaggio chiaro, semplice e forse universale. Quella di Keith Haring è una vita breve e segnata dalla conquista della celebrità e del successo. Fino a diventare un vero e proprio marchio americano di esportazione. É stato il prodotto, l’esito e il risultato del suo tempo ma ne è stato anche l’artefice.
La mostra si apre con una delle sue opere più rappresentative: il bambino a carponi. Allegoria di energia vitale pura e attiva. E finisce dove tutto è iniziato, ovvero i disegni fatti nelle subway newyorkesi. Nel mezzo viene raccontata tutta la sua avventura e il modo in cui l’artista statunitense seppe coniugare la pop art e l’arte concettuale.
La cronologia non ha nessun valore. L’esibizione è divisa per sezioni e si apre con l’Umanesimo. Per continuare con gli Archetipi, miti e icone – dove troviamo la lupa che suggestionò Haring come simbolo della maternità. Proseguendo con l’Immaginario fantastico, l’Etnografismo, il Moderno postmoderno e la sezione Performance.
Due anni di preparazione e sei sezioni con lo scopo di mostrarci che Keith Haring non fu un semplice graffitista. Vengono messe in luce le matrici dal punto di vista iconografico -ma anche tecnico e poetico- appartenenti ad un ragazzo che entrò in relazione con molta della produzione artistica a lui contemporanea e che lo ha preceduto. Andando a ricercare radici che stanno in tradizioni, contesti e autori molto più lontani. La mostra è in perfetto dialogo con quella in corso al MUDEC dedicata a Jean-Michel Basquiat.
L’arte di Keith Haring parla in modo semplice e comprensivo dei problemi della vita. Morte, felicità, amore, malattia. Attraverso i suoi murales o semplicemente tramite l’utilizzo del disegno, egli ha sempre desiderato mantener vivo il desiderio di veicolare un messaggio importante – ovvero l’arte accessibile a tutti.
Chiunque vedendo un girasole non può fare a meno di pensare a Van Gogh così chiunque scenda nelle subway newyorkesi non può che pensare a Keith Haring.
Informazioni utili
Keith Haring. About Art
Dal 21 febbraio al 18 giugno 2017
Palazzo Reale, Piazza del Duomo 12, Milano
www.palazzoreale.it