In cima alla deliziosa Scala Contarini del Bovolo di Venezia in esposizione una serie di opere realizzate nell’arco di quarant’anni da Pablo Echaurren (Roma, 1951). Un dialogo con l’ombra del padre dell’arte concettuale Marcel Duchamp fino al prossimo 15 ottobre.
Il percorso della mostra si sviluppa lungo lo spazio fisico della Scala Contarini, che nella sua forma a spirale (bovolo in dialetto veneziano significa chiocciola) rimanda emblematicamente alla coppia di opposti alto/basso e ascesa/discesa. Traendo spunto dall’opera duchampiana Nu descendant un escalier, l’artista romano ha concepito una serie di cartelli segnaletici che invitano lo spettatore, con un gioco di parole onomatopeico, a salire le scale (Nous ascendants un escalier) e poi a discenderle (Nous descendants un escalier). La mostra collega tre date: 1917, 1977 e 2017. Un viaggio nel tempo lontano/vicino e immaginato/vissuto.
1917. Anno in cui Duchamp presenta il ready-made “Fountain”, l’opera provocatoria per antonomasia. Il 1977 è invece l’anno in cui Echaurren si lega alla corrente dei cosiddetti indiani metropolitani ed elabora con il gruppo un nuovo linguaggio collettivo basato sull’uso delle provocazioni duchampiane in chiave politica. Nascono fanzine, disegni, collage e l’happening a sorpresa. Nel 2017 l’artista propone nuovi lavori che mettono in evidenza la possibilità di servirsi ancora oggi di Duchamp come un palinsesto su cui tracciare un percorso personale.
Il fulcro della mostra è rappresentato da una serie di collage che entrano in rotta di collisione con i materiali cartacei della “boîte verte”, la scatola duchampiana intitolata La mariée mise à nu par ses célibataires, même (1934). Un’opera, questa, che rappresenta per Echaurren non solo un personale oggetto d’affezione, ma anche uno stimolo e uno spunto di riflessione sul fare arte come prassi legata alla dimensione del pensiero.
La scatola contiene la riproduzione di appunti, foto, disegni e fogli strappati relativi all’elaborazione del Grande Vetro. Una sorta di cassetta degli attrezzi ma anche un potenziale collage. Echaurren, che sin dal 1969 ha praticato la via del collage accanto alle altre discipline artistiche, ha utilizzato copie dei facsimile della “boîte” per realizzare cinquanta lavori in un’ideale partita a scacchi con il grande maestro. Al fine di rimarcarne l’importanza, un esemplare originale della scatola è materialmente presente nella mostra.
A chiudere la mostra, in cima alla Scala, la scultura di ceramica U/siamo tutti Duchamp. Una copia dello storico orinatoio firmato R. Mutt, sulla quale Echaurren è intervenuto applicandovi una sorta di tatuaggio realizzato con una tecnica desunta dal compendiario della grottesca faentina cinquecentesca, trasformando così l’oggetto in una suppellettile straniante attraverso un détournement in bilico tra medioevo, graffitismo, passato e presente, alto e basso.
Informazioni utili
Pablo Echaurren. Du champ magnétique. Opere 1977-2017
Venezia, Scala Contarini del Bovolo, S. Marco 4299
Dal 9 maggio al 15 ottobre 2017
A cura di Raffaella Perna e Kevin Repp