Final Portrait: un viaggio nell’atelier di Alberto Giacometti, alla scoperta dei processi della creazione artistica.
Final Portrait, presentato in anteprima all’ultima edizione del Torino Film Festival, arriva nelle sale italiane dall’8 febbraio e racconta al pubblico una pagina di Storia dell’arte intima e nascosta.
Final Portrait è il ritratto di un genio e la storia di un’amicizia tra due uomini profondamente diversi: Alberto Giacometti e James Lord. Un artista e uno scrittore uniti da un atto creativo in costante evoluzione.
Il film porta sul grande schermo le difficoltà e le contraddizioni del processo artistico – a tratti esaltante, a tratti esasperante e sconcertante – chiedendosi se il talento di un grande artista sia un dono o una maledizione.
Nel 1964, durante un breve viaggio a Parigi, lo scrittore americano e appassionato d’arte James Lord incontra il suo amico Alberto Giacometti, pittore di fama internazionale, che gli chiede di posare per lui. Le sedute, gli assicura l’artista, dureranno solo qualche ora, un paio di giorni al massimo. Lusingato e incuriosito, Lord accetta: è l’inizio di un viaggio nell’assurdo processo che accompagna la creazione artistica.
>> Il ritratto di James Lord dipinto da Giacometti nel 1964 è tra le sue tele più famose, esposta in mostre in tutto il mondo è stata battuta in asta da Christie’s nel 2015 per 20 milioni di dollari.
Geoffrey Rush (Premio Oscar per Shine, 1997) veste i panni di Alberto Giacometti, pittore e scultore svizzero di fama internazionale, per il quinto film da regista di Stanley Tucci.
“Geoffrey Rush – ha dichiarato Tucci -è un attore straordinario e l’ho sempre ammirato. Guardandolo ti accorgi subito che c’è una certa somiglianza con Giacometti, ma abbiamo dovuto faticare lo stesso per correggere alcune differenze. Fisicamente sono molto diversi: Geoffrey è alto e allampanato, mentre Giacometti era piuttosto basso e tarchiato, muscoloso, quindi abbiamo dovuto imbottirlo un po’. Geoffrey è un attore che si immerge totalmente nei personaggi che interpreta e sa essere incredibilmente affascinante e divertente, sullo schermo. Era l’interprete ideale”.A dar volto all’americano James Lord invece è Armie Hammer, che grazie a Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino è uno degli attori del momento.
Scrittore e appassionato d’arte James Lord è l’autore del libro “Un ritratto di Giacometti” in cui racconta, in 18 capitoli, le 18 estenuanti sedute necessarie per completare il suo ritratto. “Ho letto la sceneggiatura e mi è piaciuta moltissimo -ha commentato Hammer- In più, mi attirava l’idea di lavorare con Geoffrey e avevo sentito dire che ci sarebbe stato anche Tony, quindi non è stata una scelta difficile. Tra l’altro, buona parte del lavoro è consistita in interessanti conversazioni sul processo creativo di Alberto Giacometti e la natura dell’arte in sé. Un film fantastico!”.Final Portrait è un garbato biopic che pone l’accento sull’istrionismo di Giacometti, bipolare burbero e furbacchione, facendone un personaggio cinematografico perfetto. Il suo atelier parigino, caotico, polveroso e perennemente sottosopra, diventa il palcoscenico ideale per una prova d’attore che coinvolge due attori distanti per generazione, un maestro e una promessa.
A dar man forte ai due protagonisti maschili, Sylvie Testud (Lourdes, Famiglia all’improvviso) e Clémence Poésy (7 minuti, The Ones Below), rispettivamente la moglie e l’amante di Giacometti: deliziose.
In originale è il film è stato lanciato come Final Portrait – The search for perfection never ends, da noi è diventato l’arte di essere amici. Pazienza.