Claudia Dwek (Chairman Contemporary Art Europe da Sotheby’s)
Trovo che ci sia una cura particolare in ogni stand presentato, il pubblico che vi partecipa è scambievolmente interessato. L’energia che si respira è senza dubbio positiva. Le aspettative di partenza erano già alte, sono confermate e assolutamente superate.
Le prime impressioni sono assolutamente soddisfacenti. La fiera è di standard internazionale, finalmente anche la gallerie internazionali hanno portato lavori importanti, di livello museale, che da tempo mancavano nelle fiere italiane. In particolare ho una grande passione per la sezione “Generation”, da sempre secondo me la sezione più interessante della fiera. Ci sono degli accostamenti straordinari, da Burri a Sterling Ruby. Sono positivamente colpito dalla presenza di stand di qualità, tra i più bei lavori forse Barbara Gladstone e Gagosian. Aspetto fondamentale è che le gallerie importanti non hanno presentato opere e progetti di secondo livello. Complimenti ad Alessandro Rabottini, mi art se la batte orgogliosamente con Artissima di Torino, invece purtroppo Bologna è uscita dal gioco.
Vittorio Sgarbi (critico d’arte)
Il primo pensiero che miart sia diventata una mostra-mercato di livello altissimo che ormai non ha più nulla da invidiare ad una Biennale o a una mostra pubblica. Il livello di questa fiera è paragonabile a quello di un museo o di una grande mostra. Guarda la Galleria Sperone, per esempio, propone lavori all’altezza di una biennale, con la differenza che qui sono in vendita. Oppure le bellissime opere di Oscar Ghiglia e Paolo Troubetzkoy. Qualcosa di spettacolare. C’è stata una evoluzione in senso positivo fondamentale in questi ultimi anni e anch’io, nella mia esperienza da assessore a Milano, ho avuto l’occasione di contribuire con qualche affettuoso impulso. Lentamente Miart è riuscita a migliorarsi fino a superare Bologna, nei termini di opere proposte e di afflusso.