In occasione della scomparsa dell’artista siciliano Piero Guccione, riceviamo e pubblichiamo volentieri queste parole che Marcello Lo Giudice dedica a Piero
Piero Guccione, era un pittore nel senso puro del termine, lontano dalle mode e dalle avanguardie spesso confusionali, dipingeva nel suo studio isolato della campagna iblea in maniera quasi rinascimentale. Trasmetteva nelle sue tele più’ belle la luce e le pulsazioni del mare, che solo chi è nato e vissuto in Sicilia può comprendere.
Io andavo spesso a trovarlo e a parlare d’arte con lui, bevendo un whisky col ghiaccio e quasi sempre voleva notizie di Milano, Parigi o New York. Forse era consapevole del suo esilio in campagna, che lo ha un po’ emarginato dalle grandi mostre negli ultimi anni e dalla vita pulsante delle grandi città .
Piero era generoso. Negli anni ’90, lui era all’apice del successo, e io con un altro amico pittore, senza soldi, dipingevamo a Milano in via Ascanio Sforza sui navigli. Gli telefonai e lui mi chiese: “come state a Milano?”. Gli risposi: “Bene, ma abbiamo difficoltà a pagare l”affitto dello studio”. Lui sorrise e disse che anche lui aveva avuto periodi difficili a Roma. Dopo un paio di settimane, ci arrivò un suo pastello, come dono. Noi lo vendemmo subito e pagammo gli affitti arretrati.
Ora ricordando l’artista posso dire che Guccione ha la stessa grandezza di Edward Hopper per la luce dei suoi paesaggi marini o di Georgia O’Keeffe per la bellezza dei suoi pastelli dedicati ai fiori e alla natura.
Adesso che non c’e’ più, oggi dipingerò con un po’ di malinconia, ma con una rinnovata energia dedicata a questo grande pittore e amico mio.
Marcello Lo Giudice