Print Friendly and PDF

Lorenzo Bartolini. Scultore del bello naturale

Lorenzo Bartolini, Ninfa dello scorpione, 1845, marmo, h 80,6 x 125 cm., Paris, Musée du Louvre
Sto caricando la mappa ....

Data
Data - 31 Mag 2011 until 6 Nov 2011

Luogo
Galleria dell’Accademia

Categoria/e
antica

Artista

Curatore

Web:-


31 maggio – 6 novembre 2011, Galleria dell’Accademia – Firenze
a cura di Franca Falletti, Annarita Caputo, Ettore Spalletti

La Galleria dell’Accademia di Firenze inaugura la prima grande mostra monografica dedicata a Lorenzo Bartolini (1777-1850), artista la cui opera ebbe un ruolo centrale nello sviluppo della scultura dell’Ottocento in Italia, in Europa e negli Stati Uniti.
L’esposizione, prendendo spunto dallo straordinario nucleo di modelli in gesso custoditi nella suggestiva Gipsoteca della Galleria dell’Accademia, farà finalmente emergere l’altissimo livello qualitativo della produzione di Bartolini e ne metterà in luce la ricchezza degli interessi artistici, che spaziano sui grandi temi portanti della sensibilità ottocentesca, quali il sentimento, la memoria, i valori etici e civili.
Tre le sezioni della mostra: il periodo neoclassico e la committenza Bonaparte, l’affermazione dei nuovi valori del Purismo e la committenza internazionale, infine l’apertura sempre più decisa all’osservazione del vero naturale, che fa di Bartolini non più soltanto un fermo punto di riferimento per altri artisti suoi contemporanei, ma anche maestro di generazioni future.
Attraverso le opere in mostra sono evidenziate le più importanti commissioni di sculture, a cui si affiancano quelle di arte decorativa, molto ricercate dall’ambiente cosmopolita gravitante nel periodo della Restaurazione a Firenze, divenuta tappa d’obbligo del Grand Tour.
Lo scultore inoltre, felice ritrattista, è ricercato da tutte le più importanti personalità europee dell’epoca nel campo della musica, letteratura, politica, alta finanza di cui esegue il ritratto con sottile finezza psicologica (Madame de Staël, Lord Byron, Franz Liszt, Gioacchino Rossini, Lord e Lady Burghersh, il Marchese di Bristol, la famiglia Demidov, Cassandra Luci Poniatowski). Di questo raffinato ceto colto internazionale la mostra rende quindi un ritratto vario, vivo ed emozionante.
Una notevole messe di nuove aggiunte al catalogo, inedite o poco note, renderà conto degli sviluppi della ricerca effettuata da un gruppo di lavoro che si avvale di contributi scientifici internazionali.
L’evoluzione stilistica di Bartolini sarà illustrata con una settantina di opere che trovano un contrappunto continuo con i modelli della Gipsoteca in un inedito confronto. Per la prima volta dall’Ottocento saranno visibili a Firenze numerose importanti sculture, che testimoniano le tappe fondamentali dell’affermazione di Bartolini come il Napoleone I in bronzo (Parigi, Museo del Louvre), Elisa Napoleona col cane (Rennes, Musée des Beaux Arts), l’Ammostatore e Maria Naryškina Gourieva (San Pietroburgo, Ermitage), Anne Lullin de Chateauvieux Eynard (Ginevra, Palazzo Eynard), La Fiducia in Dio (Milano, Museo Poldi Pezzoli).

Presentazione di Cristina Acidini
Soprintendente per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze e, ad interim,
dell’Opificio delle Pietre Dure
Una mostra dedicata a Lorenzo Bartolini, quale quella inclusa nel programma “2011 un Anno ad Arte” dalla Galleria dell’Accademia, rappresenta una straordinaria opportunità per ripercorrere decenni cruciali nell’arte e nella cultura d’Italia, dal turbolento periodo napoleonico al vivo dei moti risorgimentali, nel più vasto quadro della società europea e statunitense. Nello scenario di una Toscana cosmopolita come e più di sempre, la figura artistica di Bartolini – sommo scultore oltre che direttore di laboratori di scultura – ha finalmente il destro di risaltare portando con sé i collegamenti a committenti illustri, molti dei quali effigiati nei suoi ritratti, con i dettagli delle fisionomie e delle fogge alla moda immortalati nella terza dimensione, spesso grazie a una materia duttile come il gesso a far da guida al rigido e duro marmo. Ed è proprio dalla presenza della Gipsoteca Bartoliniana-Pampaloniana che la mostra – la prima grande mostra monografica sull’artista pratese – ha preso le mosse, d’iniziativa della direttrice Franca Falletti. Il registro dell’intimità, ma anche il tono alto della dimensione monumentale sono padroneggiati magistralmente dall’artista pratese, a suo agio nella scala urbana, come con il Monumento Demidov, nel ritratto (numerosissimi i busti presenti, anche grazie a prestiti importanti), nella personificazione di valori spirituali come la fanciulla trasfigurata nella Fiducia in Dio.Ma accanto all’esaltazione della bellezza, intrisa di suggestioni mitologiche nelle opere neoclassiche e spirante sentimenti di pietas religiosa nelle opere romantiche, ferve la scoperta del naturale con le sue pungenti disarmonie, che si fa emblema nel Gobbo della celebre stele approdata alla Galleria d’arte moderna pochi anni or sono. È una mostra, questa, che nel riproporre in chiave storica i rapporti dinamici e talora le tensioni fra valori altissimi di ordine etico non meno che estetico – il Bello, il Vero, l’Ideale, il Naturale – non può non ispirare nuove riflessioni e nuovi quesiti, fino a condurci di fronte a quella che a mio sentire è la madre di tutte le domande, ovvero se abbia ancora un senso collegare le espressioni della più avanzata creatività artistica odierna con questi valori, in specie con la bellezza, e tanto più col Bello. Ma di fronte a questa arcidomanda, sono ben lieta di lasciare che siano altri oracoli a pronunciarsi… Per parte mia, è un gradito dovere esprimere gratitudine vivissima a chi ha condiviso fin dall’inizio, e contribuito a rendere possibile, questo ambizioso progetto: i nostri partners e promotori Ente Cassa di Risparmio di Firenze e Firenze Musei, con Enel e Ferrovie dello Stato, e la casa editrice Giunti; i nostri tecnici, i nostri amministrativi, le ditte specializzate, gli operatori eccellenti. Ho lasciato per ultima, per riservarle un ringraziamento specialmente caloroso, la città di Prato, che con le sue varie componenti nel settore pubblico e privato ha partecipato al “progetto Bartolini” in collaborazione e in proprio.

Lorenzo Bartolini. Note introduttive alla mostra
Franca Falletti, Direttrice della Galleria dell’Accademia
La mostra di Lorenzo Bartolini nasce da una consuetudine di studi legati alla presenza della Gipsoteca dello scultore nel grande spazio un tempo corsia degli uomini del trecentesco Ospedale di San Matteo e oggi parte del percorso espositivo della Galleria dell’Accademia di Firenze. L’intero patrimonio dei modelli e dei calchi in gesso rimasto, alla morte di Bartolini, presso il suo studio posto in Borgo San Frediano e passato all’allievo Pasquale Romanelli, giunse, infatti, allo Stato italiano nel 1889, a seguito di una donazione da parte degli eredi e dopo aver superato un estenuante iter burocratico. Disperso poi fra numerosi luoghi di deposito più o meno idonei, o in collocazioni di rappresentanza, come licei e uffici del demanio, il suo nucleo più consistente per numero e rilevanza fu travolto, negli scantinati del Convento di San Salvi, dall’alluvione del 1966, che ridusse in frammenti molti pezzi, trascinandoli nella furia delle acque, altri li dilavò profondamente, altri ancora li ricoprì di uno scuro strato oleoso. La campagna di restauro che seguì a questo drammatico episodio fu uno degli elementi che giocarono a favore della nascita di un rinnovato interesse nei confronti della collezione dei gessi di Bartolini ed ebbe un primo assai significativo riscontro nella mostra tenuta a Prato nel 1978, il cui catalogo resta ancora oggi di importanza basilare e che si inseriva in un felice momento di studi fondanti sul Neoclassicismo e sull’Ottocento, dovuti principalmente a John Kenworthy Browne, a Sandra Pinto e a Carlo Del Bravo.
Nel 1985, poi, la Gipsoteca, finalmente riunita, trovava degna e definitiva esposizione nel luogo attuale, a disposizione dei numerosissimi visitatori e degli studiosi [Fig. in apertura]. L’esigenza di dedicare una mostra interamente a Lorenzo Bartolini si giustifica, come prima e più ovvia motivazione, con l’alto livello qualitativo dell’artista, riconosciuto fin da vivo come il più importante scultore presente in un’area culturale che si estendeva non solo all’Italia e all’Europa, ma anche agli Stati Uniti, dove la sua produzione era apprezzata e ricercata. Su questo non mi dilungo, dal momento che i testi che seguono tendono a ribadire e a dimostrare con ampie e approfondite riflessioni proprio tale concetto. È però utile sottolineare come, dopo la mostra del 1978 e l’apertura al pubblico della Gipsoteca, non si è sviluppata quell’attenzione che si poteva auspicare e gli studi hanno sostanzialmente ripreso a segnare il passo, lasciando che un artista tanto osannato dai suoi contemporanei e a cui tanto deve anche il successivo percorso dell’Ottocento, scivolasse in un limbo di pesante disinteresse. Si poneva, quindi, l’esigenza viva di ridare vigore agli studi in questo campo per ristabilire la giusta e dovuta misura di giudizio nei confronti di Bartolini, riportando in luce ciò che rischiava di essere dimenticato e guardando sotto una luce diversa quanto già si conosceva. La Bibliografia generale, del resto, disposta significativamente in ordine cronologico, rende atto di questo illanguidire degli studi bartoliniani negli ultimi cinquant’anni. Tuttavia, la motivazione più stringente che mi ha spinto ad affrontare il difficile compito di questa mostra (difficile come e perché sono difficili tutte le mostre di scultura) è di natura totalmente differente e mi è stata sollecitata da alcune voci che, in toni p i ù o meno scherzosi, mi suggerivano di far fruttare in altro e più proficuo modo l o s t u p e n do salone che oggi ospita la G i p s o teca. Per farne delle spettacolari m o s t r e, per esempio. Invece, è mio forte d e s i d e rio che uno spazi o c o s ì i m portante r e s t i a disposizione delle nostre collezioni permanenti e per garantire ciò in un f u t uro che non mi appartiene, mi è sembrato c h e l a strada migliore fosse quella di f a r c omprendere a tutti quanto sia bella la nostra Gipsoteca e quanto sia potente l ’arte di Lorenzo Bartolini. Sperando co s ì che nessuno mai vi metta le mani, se n o n p e r a r ricchirla, riordinarla e studiarla meglio e di più di quanto si sia riusciti a f a r e n o i i n q u e s t a occasione.
E q u a n t o, esprimendolo in poche parole, pensiamo di essere riusciti a fare noi in q u e s t a occasione? Un lavoro di ricerca che sicuramente segna più un punto di p a r t enza che un punto di arrivo, ma che tuttavia ha portato a significative nuove a c q u i s i z i o ni, intendendo con c i ò i l r i t r o v a m ento di pezzi che si conoscevano (magari perché citati e riprodotti da Mario T inti nella lontana biografia del 1936), m a che si ritenevano scomparsi: cito fra q u e s t i il piccolo busto di Teresina Balbi c ome angelo orante e il profilo in cer a d el fratellino morto in tenera età di L o r e n z o B artolini [Fig. 1], prima opera del giovanissimo scultore, non ancora p artito per la Francia, raffinata traccia di un affetto personalissimo. Altri r i t r o v a m enti hanno riguardato, invece, opere d i cui si ignorava anche l’esistenza, s a l v o c h e per antiche e assai vaghe cita z i oni inventariali, come nel caso del M o n u m e n t o a Thomas Wilson Patten . Molte sono le identificazioni di personaggi r i tratti, a cui si è pervenuti grazie al confronto con fonti iconografiche diverse, c ome miniature o dipinti, o grazie al ritrovamento della versione in marmo p a r t endo dal nostro modello in gesso e vicever s a ; i l che ha permesso di individuare o meglio definire anche interi gruppi di committenti, legati spesso tra loro da c omuni interessi economici, scientifici o artistici, in Spagna, in Russia, in I n g h i l t e r r a, ovvero in remoti e semisconos c i u t i l u o g h i d i T o s c a n a . S t a n n o così r i trovando la loro identità, e quindi la loro precipua fisionomia storica, tanti volti p r i m a insignificanti, che vanno a ricomporre la complessa trama di quel dialogo c u l turale e talvolta anche specificamente p o l itico, che sapevamo essersi intessuto a t t orno alla figura di Bartolini e al suo vivacissimo ambiente di lavoro.
I l r i p e t u t o c o n f r o n to diretto f r a v e r s i o n e i n marmo e m o d e l lo in gesso ha fatto i noltre emergere con evidenza ancora maggiore (se mai ce ne fosse stato bisogno) l a i n c omparabile freschezza del modello, l avorato direttamente dalla mano sicura e v e l o c e d e l maestro, anche nei casi in cui l ’opera definitiva è stata poi in gran p a r t e eseguita dalla bottega o finita dagli allievi. Raffronto ancor più eloquente si e v i d e n z i a nei rari casi nei quali possiamo p o r r e i l c a lco tratto dal marmo accanto a l modello originale, come nel caso del ritratto di A n a t olij Demidov g i ovane, o meglio ancora nel caso dei due gessi de L a Donati, i l calco nella nostra gipsoteca e i l modello alla vicina Accademia di B e lle Arti: basta fermare lo sguardo sul t r a t t a m ento della testa e della capigliatur a r a c c o lta in un doppio giro di trecce per f a r c a p i re quanto si possa talvolta perd e r e n e l passaggio fra un momento della l a v o r a z i o ne e l’altro in quanto a vivezza di t o c c o [ F i g g . 2 – 3 ] . O m a g a r i si possa i n v e c e a c quistare, come accade nella F iducia in Dio , o p e r a completamente eseguita da Bartolini e pertanto ancor più apprezzabile nella preziosità carnale della versione definitiva in marmo. Una nuova lettura critica di Bartolini dovrà quindi essere compiuta, proprio per distinguere, all’interno del suo estesissimo corpus, i differenti livelli di autografia e di qualità, anche sulla base di tanto materiale prima sconosciuto e oggi finalmente offerto a un necessario lungo vaglio. Moltiplicare e approfondire i campi di indagine ha significato anche far emergere ulteriori puntuali testimonianze che confermano la progettazione di altari e oggetti d’arredo o soprammobili di vario genere, come caminetti, tavolini, vasi e orologi, durante tutta la vita di Bartolini e non certo solo in relazione al periodo, peraltro molto significativo in questo senso, di Carrara e del Banco Elisiano, delineando una visione maggiormente realistica della sua bottega, più vicina nella struttura organizzativa a una piccola impresa moderna che a un tradizionale atelier d’artista. A questo scopo sono stati fondamentali i contatti con alcune persone che, o per essere legati a lui da vincoli di discendenza diretta o per aver condiviso vicende o luoghi a lui familiari, ci hanno permesso di accedere a una tipologia di materiali, quali sono i libri, i documenti cartacei personali o anche le tradizioni orali, in genere scarsamente considerati, ma senza dubbio utili ai fini di uno studio che non rinunci alle sfumature. Così, per esempio, è stato per la sezione di biblioteca conservata presso la casa di discendenza riminese dell’artista, che, per quanto costituita da un nucleo limitato di volumi, ha dato corpo a quelli che immaginavamo essere i punti di riferimento teorici della formazione di un artista, come Bartolini, fondamentalmente autodidatta. Non solo: dal fondo di fotografie è emersa una stupefacente galleria di ritratti di familiari, parenti, amici e di personaggi noti e meno noti che popolarono le serate di conversazione e di ritrovo nella grande dimora di Borgo Pinti [Figg. 4-5]. Infine, i risultati scientifici raggiunti si sono concretizzati, come immediata conseguenza, in un nuovo ordinamento dato ai nostri gessi in Gipsoteca, che rispecchia le novità emerse dalla ricerca. Pertanto, per fare alcuni esempi, il modellino della prima idea per il Monumento funebre di Elisa Baciocchi è andato a collocarsi vicino al grande gesso della Magnanimità di Elisa, mentre il bassorilievo con l’Ingresso trionfale di Elisa Baciocchi in Toscana ne è stato allontanato, in quanto è emerso più propriamente pertinente al Monumento a Napoleone oggi a Bastia, mentre la serie dei committenti inglesi si è più che raddoppiata e si è creata ex novo una serie di committenti spagnoli, in massima parte legati alla casata dei Duchi de Alba. Si chiude così un cerchio che parte dalle collezioni come stimolo alla ricerca, passa da una mostra temporanea come punto di conferma pubblica, per tornare infine nuovamente alle collezioni, che ne traggono il beneficio definitivo: le scelte della Galleria dell’Accademia, pur con tutti i limiti che le segnano, si pongono ancora una volta con fermezza sulla linea della severità scientifica e non su quella della vacuità.

INFORMAZIONI UTILI:
a cura di Franca Falletti, Annarita Caputo, Ettore Spalletti con la collaborazione di Francesca Ciaravino
31 maggio – 6 novembre 2011
Firenze
Galleria dell’Accademia
Via Ricasoli
PREZZO BIGLIETTO
dalle 8.15 alle 16.00 intero: € 11.00; ridotto: € 5.50 per i cittadini dell’U.E. tra i 18 ed i 25 anni
dalle ore 16.00 alle 18.50 intero: € 10.00; ridotto: € 5.00 per i cittadini dell’U.E. tra i 18 ed i 25anni
Gratuità del biglietto in ogni fascia oraria per i cittadini dell’U.E. sotto i 18 e sopra i 65 anni
ORARIO
Martedì – Domenica ore  8.15 – 18.50; la biglietteria chiude alle 18.20
Chiuso il lunedì
APERTURE SERALI
Il giovedì dal 16 giugno al 29 settembre la mostra sarà aperta gratuitamente dalle ore 19.00 alle ore 22.00.
Il martedì dal 5 luglio al 27 settembre la Galleria dell’Accademia e la mostra saranno aperte al pubblico anche dalle ore 19.00 alle ore 22.00, con possibilità di prenotazione d’ingresso; in occasione dei ‘Martedì in arte’ del 26 luglio, 30 agosto e 27 settembre l’ingresso sarà gratuito.SERVIZIO DIDATTICO PER LE SCUOLE
Visita guidate per le scolaresche solo su prenotazione
Costo di € 3.00 ad alunno.
Info e prenotazioni: Firenze Musei 055.294883
SERVIZIO VISITE GUIDATE PER GRUPPI
Info e prenotazioni: Firenze Musei 055.290383
e-mail firenzemusei@operalaboratori.com
Catalogo: Giunti Editore

Commenta con Facebook

leave a reply