Hogarth, Reynolds, Turner. Pittura inglese verso la modernità
15 aprile-20 luglio 2014, Roma – Palazzo Sciarra
Potremmo definirla la mostra del potere inglese nel XVIII-XIX secolo, in ambito politico, economico e artistico: la rivoluzione industriale, la ricerca di nuovi mercati, l’espansione coloniale in Africa e Asia, l’ascesa di una ricca classe borghese committente e, al tempo stesso, soggetto artistico.
Un centinaio di opere provenienti dalle più accreditate istituzioni museali inglesi, oltre gli Uffizi e lo Yale Centre for British Art, testimoniano il progresso della società inglese di impronta mercantile. Londra, con oltre un milione di abitanti all’epoca e una intensa vita culturale, si configura per essere la stimolante capitale del nuovo impero. Nella prima sala, con La City di Londra vista attraverso un arco di Westminster Bridge (1747) di Giovanni Antonio Canal (Canaletto), possiamo vedere la sua vita pulsante sul Tamigi.
Non mancano numerosi esempi di ritrattistica del periodo, di maestri come Gainsborough, Zoffany, Reynolds: industriali, commercianti, musicisti e attori che sostituiscono gli esponenti dell’aristocrazia. Il teatro era così in voga, presso tutte le classi sociali, che i suoi attori erano talmente celebri e benestanti da poter commissionare ritratti a pittori famosi: di Joshua Reynolds L’attore Garrick con la moglie Eva Maria Violette (1772-73), i loro abiti, eleganti e raffinati, denotano il loro status sociale.
Fenomeno tipicamente inglese è la ‘pittura di genere teatrale’ con le raffigurazioni di William Hogarth, morto nell’anno in cui Heinrich Füssli, arrivava a Londra. La passione del pittore svizzero per i classici del teatro shakespeariano, di cui Garrick era un famoso interprete, si trasformò in fonte di ispirazione artistica per le sue opere. Nelle sale della mostra, rese raffinate dall’allestimento in stile neoclassico, dove sfilano rassicuranti ritratti e arcadici paesaggi, inaspettatamente il turbamento dell’irrazionale irrompe con i dipinti di Füssli: La visione della regina Caterina (1781) e Titania e Bottom (1790 c.), entrambi ispirati a opere di Shakespeare. Una pittura fondata sull’immaginazione ma ispirata dai testi poetici e dai classici della letteratura. Nel suo aforisma n. 13 afferma che il pittore è un “audace che si avventura nei regni della scoperta… e afferra l’immortalità”. I suoi temi visionari (sogni, incubi etc.), causa di inquietudini, prefigurano, forse, l’altra faccia del progresso e delle conquiste? La sua opera coglie un diverso aspetto della modernità e costituisce la preziosa sorpresa di questa mostra che il suo titolo non svela.
Il ‘paesaggio’ era un tema particolarmente caro al pubblico inglese: richiesti i dipinti di tenute, di residenze prestigiose e della campagna inglese, apprezzate le collezioni di paesaggi italiani o esotici, come l’improbabile Tahiti rivisitata (1776) di William Hodges.
Nell’ultima sezione spiccano le opere di John Constable e Joseph Mallord William Turner, la cui grande tela Paesaggio a Nepi, Lazio, con acquedotto e cascata (1828) rappresenta la sua ricerca di espansione della luce e della palpabilità dei vapori. Già prima della partenza per Roma aveva iniziato a dipingere ampie fasce di colore nelle zone principali, con pochissimi particolari e raro uso delle linee di contorno. Quando gli veniva contestata la scarsa chiarezza lui replicava: “L’atmosfera è il mio stile”. Per tutta la vita fu irresistibilmente attratto dall’acqua e dalla sfida di rappresentarla, le sue opere di soggetto marino, e i suoi abitanti, sono esposte, fino al 21 aprile, al National Maritime Museum di Greenwich.
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INFORMAZIONI UTILI:
Hogarth, Reynolds, Turner. Pittura inglese verso la modernità
Fondazione Roma Museo, Palazzo Sciarra
via Marco Minghetti, 22, Roma
Orari Lunedì 14.00 – 20.00
Dal martedì al giovedì e domenica 10.00 – 20.00
Venerdì e sabato 10.00 – 21.00
Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura
Informazioni e prenotazioni
T. +39 06 69205060
www.pitturaingleseroma.it
www.fondazioneromamuseo.it
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