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I SOGNI E LE INCOGNITE DEL 2008

Una sorta di igrometro, uno strumento capace di misurare l’indice dell’umidità atmosferica. Anzi in grado quasi di effettuare delle pre-misurazioni. A partire dal 1970 il mercato dell’arte, progressivamente, viaggia su un binario che per molti versi potremmo definire parallelo. Checchè ne dicano i finti idealisti e i falsi puristi dell’arte -abituati a separarne l’aspetto economico da quello estetico- noi crediamo valga il fondamentale principio wildiano. Da sempre e per sempre “dove c’è un’opera d’arte ci sarà un pubblico e dove c’è un pubblico ci sarà un mercato”. Il fatto è che anche l’economia altro non è che un’interpretazione del mondo. E in quanto tale perfettamente assoggettabile alle misurazioni e palpitazioni del nostro immaginario. Lo ha capito Jeff Koons con i suoi modelli giganteschi, degli enormi archetipi ancestrali, di beni di lusso. Realizzati per mostrare quanto l’idea di ricchezza abbia ormai cambiato senso. Volgarizzando persino, nella sua popolarizzazione, il concetto di esclusività. Il mondo è cambiato. Il mondo sta cambiando. Qualcuno sostiene che stia trasformandosi in un’enorme spazzatura. In un’accozzaglia di tensioni, di violenza, di guerre. Capita con i corsi e ricorsi della storia che ogni tanto l’umanità prefiguri una catastrofe. Ma il compito degli artisti, degli intellettuali, è sempre e sarà sempre quello di innalzarsi dalle proprie meschinità “figuriamoci da quelle di un’epoca intera” come scriveva Friederich Nietzsche. Un altro grande filosofo vissuto a cavallo tra Seicento e Settecento, George Berkeley, ha consegnato alla nostra cultura la formula di un sano empirismo. “Esse est percipi”. L’essere consiste nell’essere percepito ossia la teoria secondo la quale la realtà si risolve in una serie di idee che, per esistere, hanno bisogno di essere percepite da uno spirito. Ma in qualche modo anche il contrario. Ossia che siamo noi a sostenere una certa realtà. Siamo noi a crearla. Ricordo che al liceo la mia straordinaria professoressa sosteneva quanto fosse sempre necessario declinare le teorie filosofiche in esempi concreti. “Dovete sempre spiegare una teoria attraverso una storiella di Pierino”, diceva. E, parlando di Berkley, ci faceva ridere un sacco perchè il suo esempio era perfettamente calzante. “Avete notato che quando desiderate comprarvi una certo tipo di motorino vi capita di vederlo dappertutto?”. Caspita era incredibile! Da allora non ho mai perso un’occasione per verificare questa stranissima coincidenza che mi portava a ricordare quell’antico filosofo irlandese. Cercavo di comprarmi, come macchina, un maggiolino cabriolet..e voilà..ne spuntavano davanti a me ad ogni angolo. Più avanti negli anni, quando la mia compagna era incinta non facevo altro che incontrare donne in gravidanza. Insomma, le nostre aspettative sono senza dubbio correlate quanto meno all’interpretazione se non alla costruzione della realtà. Per tornare a quanto sta accadendo oggi è abbastanza esplicito comprendere che il tormento di questo inizio secolo coincida sostanzialmete con l’educarsi a vedere rovine. Ma il principio fondamentale dell’arte è utilizzare l’intuizione per il solo scopo di giocare e gioire. Perciò anche il resoconto estetico delle macerie, compiuto in vari modi in questi anni dalle diverse correnti artistiche, si è realizzato sul piano superiore dello spirito. Questo resoconto artistico e tutto intellettuale del nostro tempo fornirà certamente la base per superare quest’epoca fossile e decadente. Noi crediamo che la storia reale stia all’immaginazione come il viaggio di una tartaruga alla velocità di un razzo interstellare. Ma l’intuito, la grazia dell’immaginare da sempre ha il potere dell’elastico. Prima o poi trascina con sè gli ottusi spigoli della materia. Questi due lati del presente ci consentono di capire meglio quello che potrebbe accadere nei prossimi mesi. Da un lato un progressivo ma radicale cambiamento del mercato. Le nuove tendenze della contemporaneità, provenienti dai talenti emergenti europei e dai nuovi bacini indiani, cinesi e del continente africano (nella foto un’opera di Wangechi Mutu, lo sfondo rosa è una nostra elaborazione), complicheranno la relazione tra domanda e offerta. Ogni nuova strada lascia dietro di sè una colonna di tradizionalisti pronti a fuggire. E’ probabile che il carrozzone del mercato nei prossimi mesi perda pezzi, specie in un Paese come il nostro per molti versi ancorato a visioni passatiste (come dimostra il linguaggio medievale della politica, ancorato a stilemi e dualismi ultra-obsoleti). I primi a scappare, o a fermarsi, potrebbero essere gli esponenti meno raffinati del mondo finanziario. Coloro cioè che si sono avvicinati all’arte soltanto interpretandolo come strumento di possibile investimento. Non tutti ovviamente. I più intelligenti capiranno che questa nuova strada sarà l’unica percorribile nel futuro. Mentre la grande realtà media del mercato, nel settore antiquariale, tornerà là da dove è arrivata. Ossia nell’ambito della pura decorazione. Il futuro dell’arte sta soltanto nel concetto di qualità. Sia per il mercato che per la ricerca. Cosa possa significare tutto ciò concretamente non si può dire con più certezza di quanto abbiamo scritto. Forse un semplice volo pindarico. Forse un tentativo di aprire nuovi spazi mentali per leggere la realtà diversamente da come avviene ora. Auguri per un buon 2008 da tutto lo staff di ArsLife.

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