“Un’ampia terrazza, nel palazzo d’Erode, si apre verso la sala dei banchetti; alcuni soldati sono appoggiati alla balaustra, sulla destra un’imponente scalinata, sullo sfondo un’antica cisterna circondata da una parete di bronzo verde. La luna splende particolarmente luminosa”. Laura Negretti si spinge oltre reinterpretando, con l’aiuto del regista Paolo Giorgio, la Salomé di Wilde. Alla luce di nuove consapevolezze, attraverso uno spazio scenico non essenziale ma trascendente, l’Arte viene indotta a
raffigurare visivamente ciò che la letteratura ha reso formalmente, ribaltando l’imperativo esteta che vuole l’arte per il gusto dell’arte. “L’arte per il gusto del teatro” diventa, così, il nuovo diktat che rende ancora più caldo ed avvolgente quell’abbraccio di Vienna, articolato nelle suggestioni pittoriche di Klimt e Schiele; un gesto tipico di una certa affettuosità, strettamente connessa all’indole umana, che si esprime con uguale intensità e su tela e sul palco, quasi volesse realizzare gli intendimenti dello scrittore inglese: “in un’epoca difficile e sensibile, le arti ricevono il loro alimento, non dalla vita, ma l’una dall’altra”. Nata come naturale propaggine al percorso espositivo di Villa Olmo, struttura impegnata da circa cinque anni nella commistione di differenti canali espressivi, questa pièce si presta ad essere un valido approfondimento tematico nell’ambito dell’iniziativa “Teatro in mostra”. Una lettura complessa e trasversale, a cui corrisponde “un’Arte in scena”, che si muove con disinvoltura tra estro creativo, potenza letteraria e abilità recitativa. Al centro, gli occhi di una donna chiamata ad essere parallelamente simbolo ed antitesi della sua era, vittima e carnefice, madre ed amante, consolata e consolatrice. Un’esplicita ambiguità, già presente nel testo originale, in cui la protagonista, distaccandosi dal mito evangelico, carica il suo ego di molteplici significati, richiamando, nel suo aspetto, l’attraente sensualità gravitazionale del corpo impuro della luna. Un fermo immagine che evidenzia, grazie alla valenza poliedrica attribuita alla figura femminile, la profezia di imminenti e importanti cambiamenti tramite un dialogo, onesto e serrato, fra modella e pittore. Una Salomé moderna che filtra attraverso le sue visioni le contraddizioni di un’intera società che, nel voltare pagina, è finalmente consapevole di essersi lasciata alle spalle stereotipi già collaudati, modelli il cui logorio segna la parola fine. Cosa rimarrà, dunque, dell’uomo? Di che portata ed entità le tendenze che determineranno il nuovo secolo? Quale il ruolo del maschio? Rappresentazioni che, forse, potrebbero trovare la loro giusta iconologia nel blu, nel grigio e nell’indaco di un quadro di Schiele presente al vernissage: il ritratto del Dottor Hugo Koller. Tanti libri, aria confusa e sconsolata di chi ha dietro di sé la storia della tradizione narrativa, le poesie e i racconti di un tempo, di chi sa riconoscere nel presente le premesse affascinanti ed enigmatiche del futuro.
“E’ colpa della luna, quanto più si avvicina alla terra,
rende gli uomini folli…” (W. Shakespeare)
INFO: “Visioni di Salomé”
3 repliche, a cadenza mensile, aperte ai singoli e libere da prenotazioni: 10 maggio, 21 giugno, 5 luglio. Entrata gratuita per tutti i possessori del biglietto “L’abbraccio di Vienna. Klimt, Schiele e i capolavori del Belvedere”