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PER UNA POLITICA DELL’ARTE ITALIANA

Perfetto. Ora che si è votato vediamo che succede. Il punto è uno soltanto. Voltare pagina. Smetterla di litigare tra noi. Concentrarsi sul bene comune. Saremo in grado di farlo? Riuscirà soprattutto chi ci governa a imparare che la “res-publica” è la “cosa-pubblica”? Lo so, gli scettici in questo caso stravincono. Sono la maggioranza. Pochi di noi credono. Eppure dobbiamo tornare a sperarci. Con forza. E per farlo dobbiamo -lasciatemi dire una banalità- partire da noi stessi. E’ inutile imprecare contro la presunta immoralità di qualcuno. Se poi quando arriva il nostro turno ce ne freghiamo sempre degli altri. L’egoismo è un principio vitale. Senza dubbio. Ma vivere circondati da persone insoddisfatte e infelici non è proprio il massimo. Dunque, per il proprio egoismo, sarà bene cominciare a pensare un pochino anche al bene delle persone che ci circondano. Meglio stanno loro. Meglio faranno stare noi. E’ un circolo. Dopo questo breviario -incantevolmente stupido- passiamo alla questione dell’arte. Che rappresenta una miniera d’oro per il nostro tormentato Paese. Non si tratta solo di valorizzare, credere, concentrarsi sull’immenso patrimonio d’arte italiano. In questo caso basta aver voglia di lavorare e sapersi organizzare. Noi crediamo che una grande opportunità consista nel far esplodere le energie dell’arte contemporanea. Per ottenere una visibilità internazionale in questo senso è giunta l’ora che le strutture pubbliche prestino la dovuta attenzione al circuito dell’arte in Italia. I talenti nascosti sono, credo, numerosi. Ma anche in questo caso l’inderogabile compito primo consiste nello scrollarsi di dosso la greve patina di ignoranza e grossolanità che impolvera la maggior parte degli operatori italiani. I mercanti devono raffinare il loro spirito. I collezionisti devono uscire dalle alcove e comunicare tra loro e al mondo i loro amori segreti. Gli intellettuali devono aiutare gli altri a illuminarsi. Non se stessi a diventare celebri. Gli artisti devono innamorarsi dell’arte. Prima che delle loro opere. I burocrati devono trasformarsi in pubblici servitori. I politici in guide autorevoli e credibili. Ehh.! Hai detto niente. Hai detto. Siamo alle solite. Tutti lo desiderano. Ma nessuno ci crede. Cominciassimo da noi stessi…

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