Già tutti i teorici del pensiero filosofico ed economico, occupandosi dell’arte, hanno da sempre sottolineato la peculiarità di questo segmento della cultura umana. Persino i classici dell’economia ottocentesca avevano compreso che l’opera d’arte è una “merce” singolarissima. Contiene un suo proprio “valore di scambio” che la rende diversa da tutte le altre merci, per via dell’unicità e irriproducibilità di ogni singola opera. E un suo particolarissimo “valore d’uso”. Resosi ancor più unico dalla fine del Novecento quando l’icona dell’arte, da veicolo di status per il proprietario, si è arricchita di significati e quindi di pesi sul versante sociologico (basti pensare ai ritorni in immagine per tante aziende che oggi esibiscono le loro collezioni). Dunque nulla di più naturale nel prendere atto che nel mare tempestoso dell’economia globale il segmento dell’economia dell’arte appare con la barra a dritta e sembra navigare in piena bonaccia. Le ultime grandi aste newyorchesi hanno letteralmente stracciato i vari articoli che (con un grado approssimativo e discutibile di sensazionalismo affettato) già urlavano il “terrore del flop”. Anche le pur minori aste svoltesi in Italia (e non ancora terminate del tutto) hanno mostrato un parterre di clientela sempre più vasto e articolato. Finalmente nelle aste, per esempio, di Finarte, Christie’s e Sotheby’s a Milano abbiamo potuto constatare la presenza di molti neofiti e giovani collezionisti, per lo più piccoli imprenditori o professionisti, a caccia di qualche opere da appendere nel salone della propria casa. Noi crediamo che la tenuta delle vendite nel settore dell’arte abbia non solo un valore di economia ma rappresenti anche un importante segnale culturale. Tutto sommato è mille volte meglio se qualcuno decide di investire i propri soldi in un quadro piuttosto che in una pura speculazione finanziaria. Non solo e non tanto, lo ripetiamo, per questioni di opportunità economica. Ma soprattutto per il plus culturale che sta dietro a una simile scelta. Oltre a tutelare, nel possibile, il proprio portafoglio di sicuro ci guadagna lo spirito. Che, di questi tempi, non è male. Per quanto riguarda le previsioni noi di ArsLife suggeriamo di seguire con estrema attenzione ciò che avverrà la prossima settimana a Basilea dove dal 4 all’8 giugno si terrà la 39° edizione della mostra-mercato “Art Basel”, forse la più importante al mondo. Inoltre bisognerà attendere le ultime aste importanti del semestre. Quelle in calendario a fine giugno a Londra. Solo dopo questi due eventi si potranno tirare un po’ le fila per comprendere meglio cosa potrebbe avvenire in autunno. Logico che se le condizioni economiche globali continueranno a peggiorare e non si registrerà una tangibile inversione di tendenza prima o poi anche il mercato dell’arte tirerà i remi in barca. Magari soltanto per godersi un pochino il panorama del sole all’orizzonte. Tutto sommato mica si vive di cedole e percentuali.